L’idea è sua. Una scuola di ciclismo per bambini e ragazzini, senza distinzioni per età, sesso, ceto. Una scuola di ciclismo per accogliere i più piccoli, per indirizzare i più ribelli, per svegliare i più timidi. Una scuola di ciclismo per imparare a stare in gruppo, sulla strada, al mondo.
Scuola di ciclismo Damiano Caruso, a cura del Pedale Ibleo, a Ragusa. Dai 7 ai 16 anni. Le iscrizioni sono state aperte una settimana fa e finora si è avuta una decina di adesioni. Le lezioni – uscite in bici – cominceranno ai primi di dicembre: due o tre volte la settimana, nella zona industriale, la meno aggredita dal traffico, su strade provinciali, con la dovuta attenzione, con il giusto affetto, prima di prendere confidenza con il proprio mezzo e con gli altri inquilini stradali.
“Damiano – racconta Giovanni Ruggieri, presidente del Pedale Ibleo – si presentò qui da noi che era un ragazzetto, aveva 14 o 15 anni, ma già si vedeva di che stoffa fosse fatto. Era venuto dalla Libertas Ragusa, dove aveva cominciato a pedalare, con Giancarlo Pipino, il suo e ora il nostro direttore sportivo”. Per ciclismo Damiano è poi dovuto emigrare in Toscana, fino agli anni da dilettante nell’accademia di Mastromarco, la stessa dei fratelli Nibali. “Ma è sempre rimasto legato a noi – continua Ruggieri -. E siccome la sede della nostra società e la casa della sua famiglia stanno in via Palermo, a una decina di metri di distanza, ogni volta che Damiano torna a Ragusa, passa a salutarci. Come in questi giorni. Sembra estate, fa caldo, c’è chi va a fare i bagni - stiamo a 20 km dal mare -, e c’è chi, come lui, va a farsi il suo giro quotidiano in bicicletta”. Per il suo figlio prediletto il Pedale Ibleo organizza anche feste e spaghettate: come quella del dicembre 2014, per brindare al matrimonio di Damiano con Ornella, e come quella del giugno 2015, per suggellare il nono posto al Giro d’Italia.
Il Pedale Ibleo, con tanto di pagina Facebook, sembra rinato. “Il nostro circolo – spiega Ruggieri – ha circa 120 soci, di cui una ventina di tesserati, ma solo come cicloturisti. Non ci eravamo accorti che ci stavamo chiudendo in noi stessi. Invece Caruso ci ha spinti ad aprirci ai giovani per trasmettere la nostra passione, forse per compiere anche una missione, magari anche per dare la possibilità di imparare correndo e di divertirsi gareggiando. La concorrenza viene più da pallavolo e basket che dal calcio, anche se la vera concorrenza da sconfiggere è la dipendenza da telefonini, videogiochi e tv”.
Caruso ha regalato alla Scuola di ciclismo anche le maglie: rossonere come quelle della sua Bmc. “E su quelle maglie – precisa Ruggieri – abbiamo stampato i nomi dei nostri sponsor, dalla Banca Agricola, che ci sostiene da 20 anni, ai tanti altri più piccoli, che ci permettono di sopravvivere”. Piccoli Caruso crescono.
Marco Pastonesi