Cari amici, innanzitutto vi devo una scusa: giusto un anno fa me ne sono andato quasi di nascosto, in punta di piedi se solo mi fosse stato possibile, senza neanche salutarvi come avrei voluto, e forse dovuto, e allora lo faccio in questa lettera, confidando nella vostra comprensione.
Adesso sto bene, anzi, meglio, anzi - mi verrebbe da dire, se non suonasse irriverente e irrispettoso – sto da Dio. E’ questo un luogo immenso eppure familiare, luminoso, celeste, leggero, in una sola parola: aeronautico. Qui ho ritrovato tanti amici, da Fiorenzo a Franco, che mi hanno accolto come se neanche avessi vinto il Giro d’Italia: una vera festa, semplice, come piace a me, pane e salame e un bicchiere di vino, ma di quello buono, rosso e toscano. Loro due sono i soliti: Fiorenzo fa rigare tutti diritto, e Franco regala sorrisi e parole. Ho ritrovato Fausto e Gino, che sono attaccatissimi, inseparabili, anche se Fausto e’ rimasto quello che era, giovane, e Gino pure, ma vecchio, pero’ sempre giovane di spirito e di carattere. Ho ritrovato Pietrino, Pietrino Linari, elegantissimo quando pedalava e il piu’ elegante anche qui. Ho ritrovato perfino Luigi, Luigi Malabrocca: non me ne sono stupito, perche’ era non solo un bravo corridore, ma soprattutto una gran brava persona. Ho ritrovato anche un altro Luigi, Luigi Casola: e a essere sincero, nel suo caso un po’ mi sono sorpreso, perche’ da corridore architettava scherzi diabolici. E a proposito di diavoli, ho ritrovato addirittura Giovanni Gerbi, il Diavolo Rosso, che qui si comporta come un angioletto.
Spesso, tutti insieme, organizziamo delle gite e andiamo alle corse. Sul Turchino per la Milano-Sanremo, sul Ghisallo – Fiorenzo ci tiene cosi’ tanto – per il Giro di Lombardia, sul Superga per il campionato italiano. Abbiamo seguito il Giro e il Tour, e adesso ci stiamo organizzando anche per la Vuelta. I viaggi sono “low cost”, cosi’ “low” che non si paga nulla. A dire tutta la verita’ – e qui non si puo’ fare altrimenti -, e’ tutto gratis. Una sorta di comunione, o di comunismo, che funziona. Lo dicevo, io. E come in cielo, cosi’ in terra, si fa il tifo per tutti, soprattutto per i piu’ deboli e i piu’ poveri, infatti e’ qui che e’ nato il primo fan club battezzato “beati gli ultimi”.
Poi ho scoperto una cosa, che vorrei che sapeste: prima o poi, tutti i corridori arrivano qui. Ma paradossalmente, almeno rispetto a quanto succede nelle corse normali, e’ meglio arrivare fra gli ultimi, facendo gruppetto e lottando contro il tempo massimo. Qualche corridore ci mette ancora di piu’, ma solo perche’ e’ costretto a purgare i suoi peccati. Pero’ a essere condannati per sempre non sono i corridori, ma chi si serve di loro per arricchirsi, come certi medici o certi stregoni o certi falsi amici. Questi personaggi, qui, sono banditi, squalificati a vita, anzi, a vite, la prima e la seconda e, se solo ci fosse, anche la terza.
Adesso vi saluto, ci sono Fiorenzo e Franco che mi chiamano, e non posso mica farli aspettare. A presto, ma che dico?, a piu’ tardi, al piu’ tardi possibile. Tanto io qui e’ come se fossi li’.
Il vostro Alfredo
(con la collaborazione di Marco Pastonesi)