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GIRO D'ITALIA 2021. LO SPETTACOLO DEL TAPPONE DOLOMITICO
di Giuseppe Figini | 24/05/2021 | 08:18

E, come si usa dire, “i giochi si fanno duri” in questa frazione, il “tappone dolomitico”, tracciato per intero nel Triveneto con profilo molto segmentato nei 212 km. che uniscono la partenza da Sacile al traguardo di Cortina d’Ampezzo. I numeri parlano con la loro muta eloquenza in tema di salita per questa frazione.

Il ritrovo e la partenza sono previsti a Sacile, Friuli-Venezia Giulia, provincia di Pordenone, caratteristica cittadina con quasi 20.000 abitanti, con il centro storico, con vari palazzi nobiliari del periodo e dello stile veneziano, che sorge su due isole del fiume Livenza. E’ soprannominata “la piccola Venezia” e indicata pure con l’appellativo di “Giardino della Serenissima”o anche “Seconda Padova”. Ha mantenuto una peculiare vivacità artistica, culturale e scientifica, dote propria soprattutto dell’epoca rinascimentale, testimoniate nelle numerose ville porticate e nei palazzi affacciati sull’acqua. Per la sua posizione strategica lungo la via Postumia, Sacile, nella storia, ha sempre rivestito motivo di primario interesse anche militare.

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Piazza del Popolo, centro cittadino, presenta la Loggia comunale trecentesca e il Battistero, il Duomo quattrocentesco che conserva pregevoli opere di noti artisti, i resti dell’antico castello, i palazzi Regazzoni, Flangini-Biglia, Carli, Linardelli-Ovio sono altri motivi di specifico pregio cittadino.

E’ sviluppata l’agricoltura con l’allevamento così come il moderno settore industriale ripartito in vari e importanti settori manifatturieri. Ha qui sede uno dei maggiori produttori di pianoforti da concerto al mondo. Sacile è rinomata anche per la tradizionale lavorazione del ferro battuto.

Sono nati a Sacile i corridori Giovanni Micheletto (1889-1958), ottimo stradista dei tempi eroici, di nobili origini, soprannominato “Conte di Sacile”, con brillante palmarès, interrotto dalla prima guerra mondiale, Enrico Gasparotto (1982), recente ex dopo una carriera quindicennale fra i professionisti, vincitore di un tricolore della strada e due Amstel Gold Race e il compianto Denis Zanette (1970-Pordenone 2003), vincitore di due tappe al Giro d’Italia, scomparso giovanissimo per una patologia cardiaca-polmonare e ricordato ogni anno dal Memorial Denis Zanette.

Dopo la partenza avviene subito il passaggio in Veneto, provincia di Treviso, per Ponte della Muda, nome che deriva da una stazione di cambio di cavalli, che, con Santo Stefano subito dopo, sono frazioni di Cordignano e raggiungere Cappella Maggiore, con diverse ville, quindi Fregona, comune sparso, alle falde del Cansiglio e da qui inizia la salita alla sua frazione di La Crosetta, GPM 1^ cat., a quota m. 1118, nel cuore del verde altopiano del Cansiglio. E’ un “antipasto” forte in linea con il “menu”, con tanta montagna, della tappa odierna, che segna anche l’entrata in provincia di Belluno e si passa per Pian del Cansiglio, nei comuni di Alpago e Tambre, quest’ultima località è assai legata al ricordo di Alfredo Martini e Franco Ballerini che vi trascorsero, in incognito quasi, vari periodi in disteso clima familiare con i fidi Franco Vita e Marco Mordini, frequentatore del luogo, legando particolarmente con la popolazione. Poi – in discesa - le frazioni di Spert e Farra, prima di raggiungere il territorio del comune sparso di Ponte nelle Alpi toccando le sue frazioni di La Secca, affacciata sul vasto lago artificiale di Santa Croce, Vich e, infine, Santa Caterina.

Si passa poi nel capoluogo di Belluno, 35.000 abitanti, sulla destra del Piave, città nella zona delle Dolomiti Bellunesi, patrimonio dell’umanità UNESCO dal 2009, situata – in posizione strategica – su uno sperone della vallata. Il centro riflette negli edifici l’influenza veneziana visibile nel Duomo, nel Palazzo dei Rettori con la Torre dell’Orologio e in altre strutture di specifica valenza così come la bella Via Mezzaterra fiancheggiata da costruzioni e atmosfere apprezzabili. L’industria ha ampliato in diversi settori, oltre all’occhialeria, le sue attività nella parte più bassa. E’ base per il turismo, sia estivo, sia invernale, del vicino altopiano del Nevegal.

E la città d’origine di Dino Buzzati (1906-Milano 1972), giornalista, scrittore con diversi interessi, fra i quali il Giro d’Italia, che ha sempre mantenuto frequenti rapporti con Belluno dove è nato anche Giovanni Knapp (1943-2021), professionista vincitore di una tappa al Giro.

Qui la corsa rosa è arrivata con tappe nel 1938 e vittoria di Olimpio Bizzi, 1960 l’irlandese Seamus Elliot, 1962 Guido Carlesi, 1963 Arnaldo Pambianco, 1966 Felice Gimondi e infine, nel 2011, vittoria di Alberto Contador nella cronometro Belluno-Nevegal.

Si continua per Mas, frazione di Sedico, così come la località La Stanga prima di incontrare Agordo, principale centro dell’Agordino, nella valle percorsa dal Cordevole, piacevole villeggiatura con edifici che rammentano la sua storia anche nei dintorni dove, un tempo, era sviluppata l’attività estrattiva e di lavorazione del ferro. E’ traguardo volante. Qui è nata, nei primi anni ’60, la Luxottica, fondata dal milanese Leonardo Del Vecchio, cittadino onorario d Agordo dal 2007, importantissima realtà mondiale dell’occhialeria. E’ qui nato (1617-Varsavia 1680 ca.) Tito Livio Burattini, importante matematico, fisico, cartografo. Nel 2007 è partita da qui una tappa del Giro con arrivo in Austria, a Lienz.

La strada inizia a salire per Taibon Agordino, con la parrocchiale che conserva un dipinto di Paris Bordone e quindi raggiungere Cencenighe Agordino, poi Alleghe, con l’omonimo lago formatosi dopo una frana nel 1771, sovrastati dalla sagoma imponente del monte Civetta (m. 3220) e la straordinaria vista della verticale “parete delle pareti”.

E’ zona ricercata del turismo nel comprensorio Dolomiti Superski, in ogni stagione, e vanta grande tradizione nell’hockey su ghiaccio e nell’artigianato del legno. Il Giro d’Italia nel 1975 ha posto qui il traguardo della penultima tappa vita dal belga Roger De Vlaeminck e la partenza dell’ultima, la famosa Alleghe-Passo dello Stelvio, con il seguitissimo duello – testa a testa - fra il bresciano Fausto Bertoglio in maglia rosa e lo spagnolo Francisco Galdos che lo seguiva a 1’41” che vinse la tappa ma non staccò la maglia rosa sui tornanti del versante di Bolzano di “re Stelvio”. Si passa la frazione di Caprile, confluenza di collegamenti stradali, poi Rocca Pietore, traguardo volante, dove inizia la salita, passando per Malga Ciapela, dove vinse una tappa, nel Giro 1970, l’eclettico Michele Dancelli. E’ sempre presente in zona il temuto, relativo “drittone” di km 3 circa al 12%, pendenza costante che non molla mai, ai m. 2057 di Passo Fedaia, GPM di 1^ categoria.

Dopo lo scollinamento si passa in provincia di Trento, in veloce discesa per Rifugio Castiglioni, Penia e Canazei, nella Val di Fassa, in continuità di straordinario paesaggio di grande suggestione. Canazei, fra i gruppi dolomitici del Sassolungo, Marmolada e Sella, è ricercatissima località di vacanze estive e invernali e fa parte del carosello sciistico Sella Ronda. Piacevolissimo è il centro abitato con caratteristiche costruzioni ben amalgamate nell’ambiente paesaggistico e culturale. Gianbattista Baronchelli ha vinto qui la tappa del Giro 1978, nel 1987 il successo fu per l’olandese Johan van der Velde e infine, nel 2017, il francese Pierre Rolland.

Si propone subito la salita al Passo Pordoi, 2239 metri, 1^ cat. - “Cima Coppi” essendo quella più elevata di quest’edizione e qui un monumento ricorda il “campionissimo” e il collegato Trofeo Torriani, in ricordo del “patron” Vincenzo Torriani. E’ un “passo storico” che la corsa rosa ha affrontato già in quaranta edizioni dopo la prima, nel 1940.

Per altre quattro volte Passo Pordoi è stato arrivo di tappa con successi del francese Charly Mottet nel 1990, 1991 Franco Chioccioli, 1996 Enrico Zaina e, nel 2001, il messicano Julio Perez Cuapio.

Si ritorna in provincia di Belluno dopo il valico scendendo ad Arabba, frazione di Livinallongo del Col di Lana, notissimo centro turistico dove sono pure terminate due tappe del Giro con la particolarità dell’identico percorso con partenza da Selva di Val Gardena e, entrambe le volte, era la ventesima e terzultima tappa. Nel 1983 il successo fu per il bergamasco Alessandro Paganessi mentre nel 1984 vinse il compianto francese Laurent Fignon. La discesa termina a Pieve di Livinallongo, sede comunale, con l’interessante museo di storia, usi e costumi della gente ladina, quindi Cernadoi, altra frazione per poi raggiungere Colle Santa Lucia, nell’alto bacino del torrente Cordevole, località con sede comunale a Vlllagrande. Riflette influenze culturali ladine con variante tirolese-cadorina nell’architettura. E’ luogo di serene vacanze con attività in vari settori artigianali. Qui inizia la salita al GPM di 1^ cat. di Passo Giau, quota m. 2233, fra vasti alpeggi, ai piedi del Nuvolau e dell’Averau, panorama mozzafiato passando da rifugio Fedare, con visione delle vette delle Tofane, del Cristallo, del Sorapiss, della Croda da Lago, Marmolada, Piz Boè e altro ancora. Fu inserito nel Giro per la prima volta nel 1973, ancora con fondo sterrato, e qui lo spagnolo Josè Manuel Fuente diede dimostrazione delle sue doti di “grimpeur” transitando solitario in cima, al cippo che indicava il confine fra la Serenissima Repubblica di Venezia e l’impero d’Austria. Poi, asfaltato, il Giau è stato inserito altre sette volte nell’itinerario della corsa rosa. Poi non resta che la veloce discesa, già in territorio di Cortina d’Ampezzo, passando per Pocòl, per il traguardo posto nel centro della “regina delle Dolomiti”.
Cortina d’Ampezzo è nella verdissima conca dell’Ampezzo ed è un centro di assoluto richiamo internazionale per il turismo estivo e invernale con seguitissime manifestazioni artistiche, culturali e sportive di rilevanza mondiale, soprattutto per gli sport invernali. E’ stata sede delle Olimpiadi invernali del 1956 e si prepara a esserlo per le prossime del 2026, in unione con Milano.  Sono motivo di specifico interesse il Corso Italia, cuore della vita  cittadina con la chiesa dei santi Filippo e Giacomo, la Casa delle Regole e la pinacoteca Mario Rimoldi con opere di valore di notissimi maestri contemporanei.
Qui l’arte è però soprattutto rappresentata dalla straordinaria natura dei luoghi che corona la regina delle Dolomiti.

Noto è il gruppo degli “Scoiattoli di Cortina”, associazione d’arrampicatori non professionisti, che praticano l’alpinismo e il soccorso alpino. Apparteneva agli “Scoiattoli” il cortinese Lino Lacedelli (1925-2009) che con il valtellinese Lino Compagnoni, furono i primi della spedizione diretta da Ardito Desio a raggiungere la vetta del K2, m. 8611, la seconda vetta più alta del mondo, il 31 luglio del 1954.

E’ terra di hockeisti e bobbisti, e qui ricorre il nome di Eugenio Monti, il “rosso volante” per il colore dei capelli (1928 Dobbiaco-2003 Belluno), plurititolato alle Olimpiadi e ai mondiali di specialità, primo atleta a ricevere medaglia d’oro Pierre de Coubertin per la lealtà sportiva. La pista di bob di Cortina è a lui intitolata.

Precedenti arrivi di tappa del Giro a Cortina rimandano al successo, nel 1939, di Secondo Magni, toscano ma nessuna parentela con Fiorenzo, 1948 Fausto Coppi, 1951 il francese Luison Bobet, 1955 Angelo Conterno, 1977 Giuseppe Perletto con l’arrivo a Col Druscié e, infine, nel 2012, lo spagnolo Joaquin Rodriguez, il popolare “Purito”, in maglia rosa.

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