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DOSSIER NEOPROFESSIONISTI. I FIGLI DELLA RIVOLUZIONE
di Paolo Broggi | 27/01/2019 | 07:51

Il mondo del ciclismo professionistico sta subendo una profonda rivoluzione - peraltro ancora da comprendere pienamente, vi­sto che dell’annunciata Riforma abbiamo solo tante e anticipazioni ma ancora nessuna certezza - e cambia ov­via­men­te anche l’accesso alla massima ca­tegoria della professione ciclistica.

Gli spazi per i neoprofessionisti sono sempre più ridotti, i grandi team sono spesso costretti a fare delle scelte che facciano collimare budget e ambizioni e spesso trovano poco conveniente in­vestire sui giovani, preferiscono farli crescere nei team satelliti oppure attendono di vederli alla prova nelle formazioni Professional, prima di decidere se ingaggiarli o meno.

In questo scenario, il numero dei neoprofessionisti italiani si è ormai stabilizzato: saranno 14, esattamente come un anno fa, e di questi solo tre approderanno nel WorldTour, proprio come nel 2018.

WorldTour Revolution. I tre ragazzi che approdano al WorldTour sono il due voltre tricolore e campione europeo della crono Edoardo Affini che vestirà la maglia della Mitchelton Scott, il velocista milanese Matteo Moschetti che arriva alla Trek Segafredo e il bresciano Andrea Garosio, fortemente voluto da Paolo Slongo alla Bahrain Merida. Un dato importante: tutti e tre provengono da formazioni Continental e so­prattutto due di loro hanno già dato segnali importanti tra i professionisti.
Il mantovano Affini ha fatto una scelta di campo importante: per crescere, nel 2017 ha caricato armi e bagagli ed è partito per l’Olanda scegliendo la Seg Academy, formazione che disputa stabilmente un calendario di livello superiore. «Ho preso tante botte sui denti, ma mi è servito» racconta oggi Edo­ardo, al termine di una stagione davvero ricca di soddisfazioni e alla vigilia del debutto con la maglia della Mit­chel­ton Scott.

Un anno alla corte di Contador e Basso è stato sufficiente invece a Matteo Mo­schetti per far capire di che pasta è fatto: la Trek Segafredo, che ha con la Po­lartec Kometa (quest’anno si chiamerà... Kometa Uvet) un rapporto mol­to stretto, non poteva proprio farselo scappare.

Diverso è il cammino di Garosio che, dopo tanti anni alla Colpack, ha cercato spazio con la D’Amico Utensilnord: chiamato come stagista alla Bah­rain Merida e ha sfruttato al meglio l’occasione, diventando a tutti gli effetti un compagno di squadra di Vincenzo Ni­bali.

Continental. Oltre ai tre corridori citati, dal mondo delle formazioni Con­tinental ne approdano altri tre al professionismo: sono Alessandro Fedeli che dalla Trevigiani è stato chiamato in Francia dalla Delko Marseille, Davide Gabburo che dalla Amore&Vita Prodir approda alla Neri Sottoli Selle Italia e di Mattia Viel che, tesserato per la bri­tannica Hold­sworth, ha sfruttato nel migliore dei modi lo stage con la An­droni Si­der­mec convincendo Gianni Savio a metterlo sotto contratto. Sei neopro su 14 arrivano quindi dalle squa­dre Continental per quello che è evidentemente un altro elemento di “rivoluzione” da te­nere in considerazione.

Il più vittorioso. Giovanni Lonardi è stato il corridore che lo scorso anno ha alzato più volte le braccia al cielo: undici sono stati infatti i successi colti dal portacolori della Zalf Euromobil Fior mentre a quota nove di sono fermati Matteo Moschetti, che con la Polartec Kometa ha vinto anche tra i professionisti, e Leonardo Fedrigo, tornato a battersi nelle volate dopo una stagione - comunque importante - al Team Wiggins.

Stelle. I talenti più attesi sono proprio loro, Edoardo Affini e Matteo Mo­schetti. Il primo si è portato a casa, tra gli altri, due titoli italiani Under 23, l’europeo di categoria nella crono, ha vinto il prologo del Giro Under 23 in­dossando la maglia rosa, ha vinto i Gio­chi del Mediterraneo sempre contro il tempo (è stato anche quarto al mondiale su un percorso certamente non adatto alle sue caratteristiche) e si è ben disimpegnato sulle strade delle classiche belghe, soprattutto nel­la prima parte della stagione. Moschetti invece è partito subito forte vincendo ad inizio stagione in Tur­chia e Grecia, ripetendosi poi in Normandia, quindi in Olan­da con la maglia della Na­zio­nale e “salendo di categoria” in estate con un successo di tappa alla Vuelta a Burgos (2.HC) e al Giro di Ungheria (2.1) e battagliando con Arnaud De­mar­e al Tour du Poitou Charentes. A queste due stelle aggiungiamo il nome di Alessandro Fedeli, classe 1996, corridore completo che ha vinto il Li­be­ra­zione e una tappa del Val d’Aosta e che nel finale di stagione, dopo essere giun­to quinto a Capodarco tra Na­zio­nale e stage con la Delko Marseille ha affrontato esperienze importanti con i professionisti.

Il più giovane. Ha compiuto vent’anni ad aprile: il più giovane della pattuglia dei neoprof è Moreno Marchetti, velocista veneto che ha firmato una bella stagione con la Petroli Firenze e potrà avere una chance di crescita im­portante nel team di Citracca e Scinto, dove sarà candidato a raccogliere l’eredità di Jakub Mareckzo, passato alla CCC.

Il più vecchio. Umberto Marengo arriva alla massima categoria - vestirà anche lui i colori della ex Wilier - a 26 anni compiuti. Qualche infortunio e qualche sfortuna di troppo hanno rallentato la maturazione del piemontese che nel 2018 si è finalmente “liberato” vincendo gare importanti con la maglia della Viris L&L e conquistando tra l’altro anche l’Oscar tuttoBICI riservato alla categoria Élite. Decisamente esperti anche Andrea Garosio, che come detto passa alla Bahrain Merida, e Da­vide Gabburo che sarà compagno di squadra di Marengo: entrambi sono del 1993.

Le squadre di partenza. Un solo corridore hanno portato alla massima categoria gli storici vivai italiani: Ro­ma­no per la Colpack (anche se bisogna sottolineare come Bagioli e Covi siano già stati stagisti con la UAE Emirates e siano prossimi al passaggio), Lonardi per la Zalf, Marengo per la Viris e Fe­deli per la Trevigiani. A fare la parte del leone è quindi stata la Petroli Fi­renze Maserati che porta al professionismo Fedrigo, Fortunato e Marchetti. A completare il quadro, lo scalatore Co­vili che dalla Mastromarco passa al­la Bardiani e il Team Friuli che manda al­la corte dei Reverberi un altro ele­men­to molto interessante e ancora tut­to da scoprire come Alessandro Pessot.

Le squadre di arrivo. Sono quattro i neoprof della Neri Sottoli, che ha profondamente rinnovato l’organico, mentre tre i ragazzi che passano alla Bardiani CSF e due alla Androni Si­der­mec. Un solo neoprof, invece, per la Nippo Fantini che ha scelto Lonardi. A loro vanno aggiunti Fedeli che approda alla Delko Marseille e i tre corridori che raggiungono il WorldTour.

Fin qui, i professionisti. Accanto a loro c’è l’esercito dei corridori tesserati per i team Continental. Proprio nel segno della rivoluzione, il numero delle squadre di matrice italiana si è moltiplicato e quindi sono tanti i ciclisti approdati nella categoria, ai quali vanno aggiunti diversi altri atleti che, reduci da esperienze tra i prof, cercano rilancio e ri­scatto. In questo caso sarà interessante capire a fine stagione quali saranno stati i risultati della rivoluzione.

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