La più bella foto di ciclismo non è quella della borraccia di Gino Bartali e Fausto Coppi e neppure quella della bindella di Fiorenzo Magni. E la più bella foto di ciclismo non sta in un museo né in una galleria, ma in un ristorante.
La più bella foto di ciclismo ritrae un gregario, Marco Vitali, e sta in un ristorante, I Violi. Un metro per due, in bianco e nero. Vitali, professionista dal 1983 al 1991, vincitore di una tappa al Giro d’Italia del 1987, che da Adriano Dezan era chiamato “il Filosofo”, un po’ per i suoi studi universitari e un po’ per i suoi occhialini da intellettuale, precipita su un groviglio di tibie e forcelle, in un gomitolo di caviglie e pedali, in un intrico di fili e fibre, in un intreccio metallico e carnale, in un mucchio selvaggio, in un’ecatombe ciclistica. Meravigliosa. La foto fu scattata da Sergio Penazzo al Giro d’Italia, il 25 maggio 1985, durante la seconda semitappa dell’ottava tappa, la Foggia-Matera di 167 chilometri.
I Violi sta a Violi, località di Cintolese, frazione di Monsummano Terme, provincia di Pistoia e capitale del ciclismo, in quel triangolo delle Bermuda a due ruote battezzato dal ciclonico Stefano Benvenuti. Il ristorante – gestione famiglia Rosellini: Gino in regia, Assunta in cucina, il figlio Gianfranco ai tavoli in camicia bianca, panciotto e pantaloni neri, più collaboratori vari - esiste ufficialmente dal primo maggio 1974, tanto per dire che anche nel giorno della festa del lavoro si mangia comunque. Si mangia toscano e si mangia bene: prosciutto e crostini per cominciare, pappardelle alla toscana per continuare, pollo e coniglio fritto oppure trippa alla fiorentina o perfino baccalà alla griglia per trionfare, verdure grigliate per sgrassare, torte casalinghe per esagerare, brigidini e vin santo per chiudere.
Ma la locanda I Violi esiste, come minimo, dal 1933: prima per i barrocciai, i carrettieri, che qui si fermavano per portare la cerca calce da Monsummano Terme a Santa Croce per lavorare le pelli: dal pane e vino al primo & secondo, qualche stanza, e un clima da famiglia numerosa, allargata, affettuosa. Con la passione del ciclismo. Tant’è che qui, chi può, si ferma: da Ettore Milano, angelo custode di Fausto Coppi, a Brunello Fanini, da Riccardo Magrini a Gianni Motta e figlie, e tutta la Gbc diretta da Dino Zandegù, poi quinta con Luciano Loro nella prima edizione del Gran premio Industria & Artigianato a Larciano nel 1977, quando i corridori non pretendevano ancora tre forchette e cinque stelle, e alla Michelin preferivano ancora il Garibaldi. Alle pareti dei Violi, fotografie di Bartali davanti a Coppi, incorniciate la maglia Bianchi di Coppi e quella arancione della nazionale olandese di Marianne Vos, sotto vetro le cartoline firmate da Dezan con Davide Cassani e un biglietto di ringraziamento calligrafato da Alfredo Martini.
Le camere disponibili sono quattro, ma la numero 1 è riservata a Rino Motta, soprannominato “Costo zero”, storico autista Rai, uomo di fiducia di Dezan.
Due stanze, la seconda ospita Vitali che piomba su un gruppo arrotato, appedalato, accoronato, appignonato, afforcellato, ammozzato. La più bella – perché la più genuina, sincera e istantanea - foto di ciclismo.
Marco Pastonesi
Nota della Redazione: Marco ci perdonerà se oggi non abbiamo messo la sua fotina che accompagna abitualmente la rubrica, ma non volevamo in alcun modo coprire la "foto più bella"...