La prima immagine è quella di Totti. Francesco Totti. Il Pupone. Alla vigilia di Natale, Totti e il suo preparatore fisico, Vito Scala, preparano buste, ceste e regali. Non sono quelli che il capitano della Roma riceve e porta a casa, ma quelli che sta consegnando alla squadra invisibile, formata da magazzinieri, baristi, cuochi, tecnici… E più umile è la mansione, più prezioso è il regalo.
La seconda immagine è quella di Mourinho. José Mourinho. The Special One. Presentazione della nuova maglia Nike dell’Inter negli Stati Uniti, tutti sulle limousine tranne un pullmino per lo staff, ma il capo allenatore portoghese si rifiuta di fare differenze, esige e ottiene che tutti abbiano lo stesso trattamento a costo di cominciare la presentazione con un grave ritardo. E così succede.
La terza immagine è quella di Serena Williams. Finale del Roland Garoos 2013 tra l’americana e la russa Maria Sharapova. Serena chiude il game finale con tre servizi eseguiti e tre aces conquistati nello stesso identico modo, indirizzandoli nello stesso punto, ma a una velocità differente: il primo a 190 chilometri all’ora, il secondo a 195, il terzo (che è anche il match-ball) a 198.
Totti dimostra che la squadra non è formata soltanto da chi va in campo, ma anche da chi non gioca ma lavora, in silenzio, senza le luci della ribalta. Mourinho sa che il successo, la vittoria, dipende anche dai dettagli. E Serena Williams vince rischiando, e rischia migliorandosi, e migliora alzando, ogni giorno, l’asticella.
Gian Paolo Montali, dalla pallavolo al calcio, dallo sport alle aziende, dallo spogliatoio all’università, ha scritto “Il parafulmine e lo scopone scientifico” (Rizzoli, 205 pagine, 17 euro), ovvero “come diventare un vero leader nel lavoro e nella vita”. Il parafulmine è chi, come ha fatto Montali nella Roma, si assume la responsabilità per togliere pressione a chi va in campo; e lo scopone scientifico è il campo speciale in cui Montali deve cedere le sue sicurezze tecniche e sportive per ripartire da zero, giocando a carte, in un bar, con fuoriclasse che hanno un’altra grammatica, e anche un’altra psicologia.
Montali scrive un manuale con parole semplici, con ragionamenti convincenti, con esempi illuminanti. E sono proprio gli esempi – Totti, Mourinho, Serena Williams, e di altri atleti, oltre ai ricordi personali – a spiegare, descrivere, insegnare. Non ci sono soluzioni folgoranti o stravolgenti, ma comandamenti già conosciuti. Ambiente, passione e motivazione. Ambizione. Equilibrio. L’obbligo di non scaricare le responsabilità, ma assumersele, e di non cercare i colpevoli, ma gli errori. E tante sconfitte che devono rivelarsi più amiche che nemiche. E poi lavoro, lavoro, lavoro. Tant’è che Montali chiude ricordando la filosofia dell’imperatore Adriano: “Un mattone alla volta, romani, un mattone alla volta”. Anche a forza di pedali.
Marco Pastonesi