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COVID-19, PROTOCOLLI E CONTROLLI ANTIDOPING: UNA QUESTIONE DI FEDE
di Fiorenzo Alessi | 25/05/2020 | 07:45

Caro Direttore,
ci stiamo avviando alla fine di maggio. Chi ne ha memoria, e ha fede, ricorderà che era ed è il mese dedicato alla Santa Vergene Maria. Chi, tra i tanti difetti, ha poi anche un briciolo di passione ciclistica, associa/va a questo mese anche il Giro d'Italia. L'evento ciclistico per eccellenza del Bel Paese che, lo si voglia o meno, ha segnato la nostra storia , nel bene e - molto meno - nel male. E qui pongo fine al pistolotto che è premessa della mia riflessione.

Non dubito, almeno io che dei pochi capelli rimastimi ne ho la maggioranza imbiancata, che pure quel bastardo del cosiddetto Covid19 sia destinato a segnare la vita, e dunque la storia, di tutti noi. Tutto, o quasi, è cambiato, od è destinato a mutare: consuetudini, modi d'agire e di comportarsi anche nell'esercitare il proprio lavoro, abitudini quotidiane a cui fino al febbraio/marzo scorso riservavamo l'attributo confidenziale di "buone" o "sane". Scusandomi anticipatamente semmai qualcuno avesse a risentirsene, ho l'ardire di sostenere quanto ha comunque i crismi dell'ovvietà: proprio i mesi che segnavano l'inizio dell'attività ciclistica... che conta, per capirci quelli delle Classiche cosiddette Monumento, dalla Corsa dei Due Mari alla Sanremo fino, a seguire, le Classiche del Nord e quanto di bello e spettacolare il Grande Ciclismo può offrire, hanno visto il propagarsi incontrollato e l'imperversare mortale del "bastardo". Non solo e non tanto da noi, ma nel Mondo.

Le prescrizioni rigidamente imposte a contenere la strage (non penso, purtroppo, di esagerare) hanno bloccato e sospeso anche il ciclismo, soprattutto quello che per un gran numero di persone rappresenta una professione lavorativa e una fonte di sostentamento vitale. Non occorre che mi dilunghi, i fatti occorsi e le conseguenze riconnesse, in ogni ambito sociale, sono sotto gli occhi di tutti.

Però... c'è sempre da imparare. Quando si afferma che il ciclismo, come peraltro lo sport in generale, non finisce mai di stupire, non si esagera. Anzi. In una "fase" (2 o 3 , o quel che sia, poco conta) genericamente titolata di rilancio di quella che con fatica può definirsi vita normale, con auspicabile ritorno nello sport dell'agonismo e la ripresa delle competizioni, da più parti s'invoca - legittimamente e ragionevolmente - che coloro ai quali spetta l'onore e l'onere di reggere ed amministrare la cosa pubblica pongano mano a "protocolli" indonei, seppur nella loro intuibile specificità, a consentire che tutti i lavoratori, individualmente o in ambito d'impresa, riprendano a svolgere la loro attività.

Ovviamente, per i ciclisti di professione (e ricomprendo, come la stessa normativa governativa enuncia, anche le categorie dilettantistiche di livello) significa poter tornare a lavorare nel gareggiare. Il prima e il meglio possibile. L'asupicio, giacchè certezze non posso averne, è che tutti remino, o pedalino, nello stesso senso.

Certamente, e con molta franchezza, avrei anche fatto a meno, in questo momento ed avendo come obiettivo la soluzione di ben altre contingenti e preliminari esigenze, che il CONI, vale a dire la casa-madre di tutti gli sport del nostro Paese, anzichè fornire da par suo un contributo potente ed autorevole all'accennata esigenza d'individuare soluzioni volte ad una pratica operatività del contesto Sportivo, quindi anche ciclistico, emanasse ai primi di maggio (2020, lo chiarisco) dei protocolli sul tema COVID19 e antidoping! Espressamente, per la ripresa dei Controlli Antidoping post "pandemia", e a sicurezza e garanzia sia degli operatori del settore, che degli atleti controllati. Tutto sacrosanto, e condivisibile. Aggiungo solo, se a tempo debito: richiamando l'opportunità, ormai un'emerita scocnosciuta. Quasi come la vergogna.

Per chi ne abbia voglia, qualche cliccata sul sito del Coni, alla voce Attività Istituzionali e, poi, Antidoping e Covid19, sarà di chiarimento più di tante altre parole. Penserei non guastasse, vista l'aria che comunque tira, aggiungerci anche qualche preghierina alla Madonna: fino a prova contraria, almeno per me il mese di Maggio resta ancora ed anche il Suo mese. Come, lo ribadisco, il mese del Giro, e la festa del Ciclismo. In fin dei conti, a ben pensarci, sempre di Fede si tratta.

Cordialmente

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