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GOETZ: «LEGA DILETTANTI, È BENE FARE CHIAREZZA»
di Valerio Zeccato | 30/10/2018 | 11:43

Davide Goetz, presidente della Lega Dilettanti, interviene sul comunicato stampa redatto dopo la prima assemblea della Lega stessa, e spiega a tuttobiciweb quello che è avvenuto. “E’ stato diffuso in modo clamorosamente sbagliato e banalizzato il contenuto della riunione. Quel testo non è stato da noi condiviso”.

Quindi dopo la prima assemblea, quali sono le reali proposte?
«Anzitutto, il primo impegno è quello di consolidare un gruppo di lavoro che ha come primo obiettivo quello di unire le assai diverse anime del movimento. Si sono rivolte a me le società di dilettanti, chiedendo una mano su come creare un’associazione costituita da soggetti molto diversi tra loro, con esigenze che possono apparire inconciliabili. Abbiamo società professionalizzate come le Continental che si trovano a discutere con realtà locali senza un soldo e che vivono di puro volontariato e di contributi famigliari. E’ chiaro che le visioni sono diverse e la scommessa è quella di trovare uno schema comune».

La Federazione non sembra molto d’accordo, è perplessa sugli scopi e lo vede come un’invasione di campo.
«Non è affatto vero, il presidente Renato Di Rocco non ha pregiudiziali, guarda alla sostanza delle cose e alla correttezza dei rapporti. Questo semmai lo scrive qualcuno che pensa che il bene del ciclismo sia fare polemica, anziché incoraggiare l’associazionismo e la passione di chi ci crede, senza prendere un soldo».
 
Con tutte le difficoltà che ci sono, tra i dilettanti soprattutto, era necessario creare un altro ente?
«Se sarà stata una buona idea, lo diranno i fatti e le cose concrete che si riusciranno a fare. Alla base c’è la buona volontà di persone che ci credono e che spendono la propria vita in questa attività, per creare un coordinamento che superi le differenze a cui prima facevo riferimento, per togliere alibi a chi dice di non essere ascoltato o a chi si sente additato come privilegiato, e qui mi riferisco alle Continental. E’ necessario collaborare con i nostri punti di riferimento federali, come Amadori, Cazzaniga, Isetti, e come lo stesso coordinatore delle Nazionali Cassani, con tutto quello che sta facendo per la categoria, favorendo le condizioni per essere aiutati da loro, evitando di parlare ciascuno con una prospettiva individuale, per provare a fare sistema».

Il cabotaggio delle cose sentite, per la verità, non sembra troppo ambizioso.
«Bisogna anche stare con i piedi per terra, ma ho letto cose inesistenti. Il nostro perimetro è chiaro: i dilettanti. La loro rappresentanza è chiara: i presidenti delle società. I direttori sportivi e le categorie minori hanno altri punti di riferimento. I nostri primi partner devono essere gli organizzatori. Partendo da questa chiarezza formale e sapendo che con le risorse che abbiamo non si può cambiare il mondo, so anche che il nostro primo obbiettivo non può essere certo ridimensionato alla discussione sui 250 euro di valorizzazione del cartellino, come ho letto da qualche parte… Una ridefinizione della categoria e una gestione delle Continental come anello di congiunzione tra i giovani e il professionismo non è un obbiettivo di poco conto, mi pare».

E quindi?
«La Lega si ripropone di dare un impulso motivazionale nel mettere un argine al declino, cambiando regole che andavano bene in un altro ciclismo, con altri numeri e altre economie. Ci piacerebbe discutere con la Federazione, ad esempio, per rivedere un sistema regionale che sugli Under 23 non sembra più adeguato, sia sul piano della remunerazione dei cartellini, sia - e soprattutto - su quello della gestione dei calendari, che con l’impoverimento di date di gara che stiamo vedendo vanno ormai necessariamente gestiti su base nazionale. Se non mi sbaglio, era una vecchia idea di Ruggero Cazzaniga: questo è un esempio di come la Lega possa coadiuvare la Federazione nell’adottare iniziative dirimendo le divisioni e cercando soluzioni condivise».

La crisi dei dilettanti si risolve con la riforma dei calendari?
«Troppo facile rispondere che la crisi è anzitutto economica e che riflette come sempre il Paese. Di sicuro, partendo da piccole cose si possono risolvere problemi apparentemente piccoli ma che, per chi è stremato, possono costituire il limite per andare avanti e non chiudere un’altra squadra o un’altra gara. Evitare accavallamenti è diventato indispensabile per evitare gare intasate o gare senza partenti. Per dare più corpo al movimento, crediamo che vada ripensato lo spazio per gli Elite, che in questo momento possono essere una risorsa. Se esiste una possibilità di rimborso spese, deve essere riconosciuto in modo equo tra le squadre su base chilometrica e quindi obbiettiva, senza creare differenze inspiegabili e frustranti».

Riuscirete a mantenere l’unità e la determinazione per portare avanti questo progetto?
«Anche questa domanda da un lato denota scetticismo, dall’altro lato allude a tutte le difficoltà che sono fin troppo evidenti per essere negate. In assemblea ho ritrovato tutte le più diverse visioni e prospettive e devo ammettere che non è facile. Però non credo vada sottovalutato che sono venute società da tutta Italia con sacrificio personale e che era effettivamente rappresentato il 90% del settore. Non credo sia poca cosa. Il mio compito era quello di portare la Lega Dilettanti a nascere e ad avere una riconoscibilità formale e politica e mi sembra che se ne discuta, per cui direi che il percorso è cominciato. E io vorrei continuare a occuparmi di ADISPRO...».

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