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LE STORIE DEL FIGIO. Le Rose della 6 giorni
dalla Redazione | 09/08/2016 | 07:42

Un recentissimo e documentato articolo, pubblicato anche su tuttobiciweb con il titolo FIORENZUOLA. Il velodromo “olimpico” un pistard su tre ha corso e vinto al Pavesi, proprio nell’immediata vigilia delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, ha ricordato i “quarti di nobiltà”, anzi, in questo caso di più, “un terzo di nobiltà” del velodromo di Fiorenzuola d’Arda. Infatti, un terzo degli atleti che gareggeranno in pista alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, in vari anni e occasioni, ha gareggiato e vinto nello storico velodromo dedicato da qualche anno al “quasi concittadino”, nato nella vicina Caorso nel 1910, sempre provincia di Piacenza, Attilio Pavesi.

E’ stato campione olimpico nel 1932 a Los Angeles
nella prova a cronometro, sia individuale, sia a squadre. E’ scomparso, dopo avere tagliato il traguardo del secolo, nel 2011 nei pressi di Buenos Aires, dove risiedeva dalla fine degli anni 1930. Erano comunque costanti i suoi rapporti con la terra d’origine che gli ha intitolato, nel 2008, lo stadio-velodromo di Fiorenzuola d’Arda quando era ancora in vita, grazie anche all’interessamento di Claudio Santi, “anima” delle due ruote a Fiorenzuola, cultore ed esperto del ciclismo su pista e non solo.

La pista di Fiorenzuola è con fondo in cemento, una pista “lunga” - quasi 400 metri - così com’è lunga la sua tradizione e la sua attività attraverso i tempi. E’ una pista antica che vanta, da sempre, un’intensa attività. Un’attività che trova, da una ventina d’anni, nella Sei Giorni delle Rose, nel mese di luglio, la manifestazione, a livello internazionale, di maggiore spicco e rilevanza tecnica e spettacolare.

Si respirano qui, durante la Sei Giorni delle Rose, l’atmosfera di un ambiente che riporta alla memoria, per gli appassionati del genere, i suoni, i colori, i motivi, le situazioni di quando l’attività su pista era in grande auge proponendo con frequenza riunioni d’alto livello con ogni genere di corridori, di varie categorie e specialità.

Nelle diverse edizioni la Sei Giorni delle Rose ha sempre presentato “cast” d’elevato livello proponendo al proscenio campioni della strada e della pista, in profusione, che hanno soprattutto animato le passate edizioni. Negli anni recenti, Claudio Santi e i suoi collaboratori, fra i quali in posizioni di responsabilità, ci sono i figli, Elia per l’organizzazione generale e Jessica che cura gli eventi collaterali, privilegiano soprattutto l’aspetto tecnico e specialistico della pista proponendo protagonisti dei velodromi con elevatissima caratura tecnica e prestazionale, sempre a livello internazionale e seguendo l’indirizzo indicato dall’U.C.I. per le prove di classe 1. Non ci spingiamo oltre in tema tecnico. Il nostro vuole essere semplicemente un contributo d’appassionati che qui, annualmente ritrovano motivi e sensazioni vissuti in contesti anche dell’altro secolo.

Il teatro principale, la “Scala” della pista, era allora il Vigorelli, quando la “parrocchia” o la “competenza” (così un maestro come Mario Fossati definiva gli assidui frequentatori della pista milanese anche nell’attività di base e non solo nelle riunioni di maggiore spicco e richiamo) contava numeri importanti. Nella stagione invernale questi si trasferivano al coperto, al Palazzo dello Sport della Fiera, in piazza VI Febbraio e poi, dal 1976, per una decina d’anni, precisamente fino al gennaio 1985, al Palazzo dello Sport di San Siro. Purtroppo a caduta della spettacolare copertura per un’eccezionale nevicata, ha posto fine a un’epoca e pure a una grande tradizione e scuola.

Il vuoto lasciato è stato coperto, con passione, dalle piste e dagli appassionati organizzatori di Fiorenzuola d’Arda, Bassano del Grappa, Pordenone, Dalmine, Busto Garolfo e altri ancora che hanno mantenuto – e continuano - la tradizione e l’interesse della pista, nei differenti ambiti, superando sempre con passione e anche con notevoli sacrifici numerose difficoltà che, per varie ragioni, si frappongono all’attività in pista.

Fiorenzuola, con la Sei Giorni delle Rose e con la sua continua attività durante la stagione, rappresenta una fusione e una rappresentazione riuscite di sintesi del passato tradizionale abbinate alle tendenze attuali. In questo senso lavora, da sempre, l’affiatato gruppo coordinato da Claudio Santi e che è supportato dagli enti pubblici e anche da aziende private che riconoscono nel “Pavesi” un valore precipuo, peculiare, del territorio. Valori che sono condivisi dagli appassionati che popolano la tribuna e il “parterre” dove, con la sapiente regia della signora Valentina Santi, durante la Sei Giorni, si possono gustare varie specialità enogastronomiche della zona che ne ha in succulente abbondanza.

Ci sono amicizia e condivisa passione, sempre, fra i collaboratori della prima ora e quelli nuovi che, per ragioni anagrafiche sono subentrati, all’insegna di un volontariato partecipato e sentito. Fra gli attivi si segnala Gaetano Rizzuto, giornalista di vaglia, a lungo direttore del quotidiano piacentino “Libertà”, sempre vicino all’attività del Pavesi, ora presidente del Velodromo di Fiorenzuola.

Ci sono poi Luigi Santi, fratello di Claudio, Luca Colombo, il sempre aitante canturino d’origine, classe 1969, specialista del cronometro nella sua carriera con argento olimpico e mondiali nella specialità del quartetto su strada, approdato poi al professionismo e Stefano Bertolotti, conosciutissimo speaker di tutto il ciclismo che ha raccolto, da molti anni, l’eredità di Bruno Ronchetti a Fiorenzuola. E con il garbo, il timbro, la competente passione è la sua voce che illustra e accompagna le gare, oltre che fornire altri importanti contributi.

Per i collaboratori già della prima ora, comunque e sempre appassionati spettatori, si possono ricordare Egidio Gadolini, Beppe e Agnese Silva e, quale presenza praticamente fissa, Gianna Gazzini, purtroppo da un paio d’anni senza il compianto marito Luigi. Tutti meriterebbero una citazione ma Claudio Botti, il valente, anzi polivalente, robusto, custode del velodromo del quale conosce ogni segreto e risolve vari problemi pratici per organizzatori, corridori e accompagnatori di varie nazionalità, è parte importante del quadro d’insieme. Con lui collaborano Gianni Loschi, Benvenuto Corradi e Roberto Bruschi. Spogliatoi, cabine, servizi, la “zeriba”, ossia il quartiere dei corridori, i vari servizi sono sempre efficienti. Anche i fragorosi “derny”, con i loro scoppiettanti motori e gli altrettanto scoppiettanti allenatori (i “Dagnoni brothers”, Fabio Perego, Guidone Bontempi e altri) danno il loro notevole contributo sempre altamente spettacolare.

Figure più defilate, ma non meno importanti, sono quelle di Ivana e Pasquale Seletti che cucinano, a tutte le ore, con piena e manifesta soddisfazione espressa dai fruitori che sono  corridori, personale e “staff”. I medici sono Luigi Marchetta, Bruno Sartori e Tino Testa. Enrico Tosi, anni 83, è il collaudatissimo “campanaro” che sta insegnando il delicato mestiere a Marco Vedé, 16 anni. Il maestro e l’allievo sono divisi da 67 anni ma sono uniti dalla passione e dall’affetto reciproci. Remo e Anna Bonini, una coppia, per essere in tema, sempre presente quando le ruote e le parole girano in pista. E sono molti altri, oltre a quelli citati, che danno comunque il loro contributo alla riuscita in funzione prettamente volontaristica.

Notevole e sempre piacevole è anche il contorno di spettacolo che si svolge, in varie forme, la sera e che intervalla le prestazioni in pista di specialisti di primordine. Ogni sera il velodromo e il suo ambiente coinvolgono in pieno con emozioni vecchie e nuove, con la costante dell’intenso passaggio dei convogli lungo la vicina ferrovia. E’ Fiorenzuola e le sue peculiari atmosfere, sempre apprezzabili, con le sue rose che sbocciano a luglio.

Giuseppe Figini

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