Luca Guercilena, team manager della Trek Factory Racing, il 28 novembre ha incontrato gli studenti del corso di laurea in Scienze Motorie e dello Sport dell'Univesità degli Studi di Milano.
A presentarlo è stato Antonio La Torre, docente e ricercatore in ambito di teoria e metodologia dell'allenamento, insegnante di Guercilena ai tempi dell'ISEF a Milano. La Torre ricorda come Guercilena, tra i cervelloni dell'ISEF (Rampinini, Morelli, etc) fosse colui che, a detta di Aldo Sassi, ne capiva di più di allenamento. Orgogliosamente La Torre dimostra agli studenti in platea come un ragazzo di buona volontà, partito da Baggio (quartiere di Milano, ndr), sia arrivato a condurre un top team a livello mondiale, che ha come main sponsor Trek, azienda che fattura un miliardo di dollari all'anno.
Guercilena ha iniziato la sua lezione parlando del suo passato, dell'esperienza tra i banchi iniziata in maniera mediocre fino alle superiori, mentre con gli studi delle scienze motorie la sua passione per lo sport e la voglia di poter aiutare gli altri si sono aperte per lui prospettive nuove. «Ho provato a fare il corridore, ero scarso come pochi ma sono convinto che se fossi stato seguito da un tecnico e da un preparatore realmente preparati, avrei sicuramente ottenuto risultati migliori. Proprio da questa mia esperienza è nata la motivazione che mi ha spinto verso questo lavoro».
Guercilena è molto orgoglioso del ruolo che riveste oggigiorno alla Trek, ma allo stesso tempo ha l'amaro in bocca perché passa la maggior parte del suo tempo a discutere contratti con i procuratori, a presenziare a riunioni legate ai diritti televisivi e tanti altri impegni che, per uno che ha la passione e lo spirito di allenare, sono molto limitanti. D'altro canto il poter vedere la situazione da un altro punto di vista lo aiuta anche nell'allenamento (al momento segue solamente due atleti), ha una visione globale della squadra e dà molta importanza alla motivazione degli atleti in quanto ha sulle sue spalle la responsabilità di un gruppo che conta 65 dipendenti.
«Il lavoro della nostra squadra è paragonabile a quello di un team di Formula1, nel quale intorno all'atleta ruotano tante figure. Ognuna di queste ha le sue idee ed è convinta che queste idee siano le più importanti; per questo diventa fondamentale il ruolo del team manager che coordina tutte le informazioni che arrivano all'atleta in modo che non sia frastornato e fa sì che il messaggio che gli giunge sia unitario e contribuisca a portarlo al raggiungimento del massimo risultato per se stesso e per la squadra. Ovviamente fondamentale per il general manager è avere una strategia chiara».
Guercilena inizia a affrontare l'argomento cardine della sua lectio magistralis, ossia il record dell'ora. Da molti è stato definito l'evento dell'anno, perché da molto tempo nessun atleta era motivato a fare il record dell'ora. Questa prova consta nella maggior distanza che un atleta riesce a raggiungere nell'arco di un'ora. Uno sforzo massimale che ha regole tecniche sul mezzo ben precise, dettate dall'Uci.
Innanzitutto un excursus storico sui record del passato: dalle prestazioni di Coppi, Merckx e da quella rivoluzionaria - per la scienza dello sport - di Moser, si è passati a quelle meno spettacolari ma più vantaggiose dal punto di vista aerodinamico, di Obree, Indurain e Rominger.
Il record negli anni '90 è arrivato così fino ai 56km/h, grazie alla tecnologia dei materiali e alla medicina dello sport, che in quegli anni ebbe uno sviluppo enorme. Il record fu migliorato spesso in quegli anni ma senza riscuotere un interesse adeguato: la posizione dell'atleta in bicicletta era troppo distante da quella del ciclismo su strada.
Proprio per questo motivo l'Uci ha accantonato le prestazioni ottenute con mezzi speciali e ha ridefinito le regole riguardanti bici e ruote. Da qui è partito il progetto della Trek Factory Racing, un progetto molto ambizioso e costoso (circa 250.000 €), nato per Fabian Cancellara e, per motivi di calendario e di motivazione, passato poi a Jens Jens Voigt.
«Voigt è un vero e proprio personaggio, un attaccante nato, un punto di riferimento per i suoi compagni di squadra. È un atleta di 43 anni, ha ottenuto 99 vittorie in carrieramin 17 anni di professionismo, 13.000 km di gare percorsi all'anno e, dato che crea sensazione, sei figli. Nato e cresciuto nella Germania dell'Est, Voigt è famoso per il suo motto "Shut up legs!", frase coniata dal padre che gli insegnava come il dolore alle gambe durante uno sforzo potesse essere controllato dalla mente. Jens aveva già programmato l'addio alle corse al Tour del Colorado 2014 e, quando gli abbiamo chiesto di provare a battere il record dell'ora, non ci ha pensato due volte e ha risposto di sì. Dovete sapere che proporre un record dell'ora ad un atleta di 43 anni e che nella sua pedalata tende ad ondeggiare, non è una cosa scontata. Anche trovare un velodromo adatto ad un record dell'ora che fosse disponibile il 18 settembre, non è stata un'impresa semplice».
«Insieme a un pool di esperti - ha proseguito Guerilena - abbiamo studiato la miglior posizione in sella che avesse il minor coefficiente di penetrabilità dell'aria possibile e che allo stesso tempo permettesse a Voigt una respirazione corretta e una adeguata comodità. La posizione in sella non è stata studiata in galleria del vento, che è tanto pubblicizzata adesso, perché questa avrebbe sicuramente portato all'ottenimento di una posizione penetrativa, ma difficilmente sostenibile dall'atleta sotto sforzo per un'ora».
I valori fisiologici richiesti per questo tipo di prova sono: massima potenza aerobica (Vo2max), frequenza cardiaca al 94% della FC massima, erogazione del 100% dei watt del Critical Power e una buona flessibilità ed estensione muscolare.
«Mi sono chiesto più volte “siamo sicuri che ce la fa?”. Jens ha 43 anni, ha già tanti giorni di corsa nelle gambe, l'ultima stagione è stata per lo più una passerella, con parametri prestativi di livello mediocre. A venirmi incontro è stata la scienza dello sport, con due ricerche nelle quali son stati svolti test funzionali su ex atleti ormai ottantenni, le quali hanno stabilito comunque che la capacità di endurance perdura a lungo, al contrario della capacità di forza».
Dopo una tappa del Tour de France in cui Voigt dimostrò di essere ancora un atleta di valore, lo scetticismo di Guercilena sul suo stato di forma iniziò a diminuire e, dopo un periodo di scarico seguito da una fase di gare in altura in Utah e Colorado, la sua convinzione di arrivare ad un esito positivo del tentativo di record era sempre maggiore.
«Per quel che riguarda l'allenamento e la preparazione mirata di Jens per il tentativo di record dell'ora, abbiamo adottato un sistema specifico per la cronometro (vedi foto), che ho creato ai tempi della mia esperienza quale direttore sportivo di una squadra juniores. Quando ho ideato questo sistema di allenamento, utilizzavo i valori di frequenza cardiaca, successivamente sono passato ai valori di Critical Power. Si tratta di un metodo che ha dimostrato la sua validità nel tempo: è stato utilizzato da Rogers quando vinse il campionato del mondo a cronometro, da Cancellara quando vinse i prologhi al Tour de France, e da tanti corridori che ho seguito in questi anni».
Importantissima è la qualità del sonno, e con Voigt Guercilena ha riscontrato il problema nel fargli affrontare carichi di lavoro importanti di lunedì, poiché l'atleta tedesco - che tornava a casa nei week end - si stancava molto giocando con i figli al parco, allo zoo o portando a passeggio il suo cane. E si è scelto di utilizzare la sessione pomeridiana di allenamento in modo che Jens potesse riposare meglio al mattino.
«Un buon preparatore non può prescindere dagli impegni familiari degli atleti che segue e deve aiutare il corridore a raggiungere un valido compromesso tra vita familiare e impegno sportivo».
E ancora: «Per correggere per quanto possibile il difetto di Voigt di ondeggiare in bici, mi sono affidato a uno specialista della pista, lo svizzero Daniel Gisiger: grazie al suo contributo e ai lavori che ha svolto al fianco di Voigt con la moto, la prestazione di Jens è migliorata di molto, quasi 2km all’ora. Una settimana prima del tentativo del record, il mio team ed io erano finalmente convinti, salvo imprevisti, dell'esito positivo della prova».
Un altro aspetto importante era controllare lo stato emotivo di Voigt, un atleta che tende a ipermotivarsi troppo col pubblico che lo incita: la prova che doveva affrontare richiedeva la massima concentrazione e regolarità. Jens avrebbe dovuto pensare solo a girare a 17,7 secondi al giro, sapendo che se fosse partito troppo forte non sarebbe riuscito a mantenere il ritmo fino a fine prova. È stata ovviamente studiata anche una strategia per affrontare un'eventuale foratura: tutto era pronto per tentare di battere il record di Sosenka (49,700 kmh).
Il giorno del record Jens Voigt è stato molto bravo a gestire la tensione dell'evento, ha fatto una prova regolare per i primi 40 minuti, e negli ultimi 20, come indicatogli dai tecnici, ha aperto il gas dando tutto quello che aveva. Così è riuscito a raggiungere l'obiettivo del record compiendo 204 giri (51,115 km): unico dispiacere per Guercilena, quello di non poter essere presente quel giorno a Grenchen perché era a Ponferrada per preparare il campionato mondiale della cronometro a squadre.
Quaranta giorni più tardi l'austriaco Matthias Brandle, di 13 anni più giovane di Voigt, ha battuto il record del tedesco e scherzando Guercilena sottolinea come la Trek detenga il record per quanto riguarda gli atleti over 40!
Guercilena, dopo aver risposto alle numerose domande tecniche e scientifiche dei ragazzi presenti in aula, ha terminato il suo intervento lanciando un messaggio di speranza ai giovani studenti di Scienze motorie, ai quali suggerisce di perseguire i loro sogni.
Alfredo De Maio
Dottore in Scienze Motorie e dello Sport
Preparatore atletico presso Bici-Lab