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MBM, LE SCELTE CORAGGIOSE DI UN'AZIENDA CHE CRESCE
di Giorgio Perugini | 09/05/2022 | 08:04

Erano i primi giorni di pandemia ed è inutile na­scondersi: molte azien­de hanno tremato e si so­no fermate. Abbia­mo ancora tan­ti ricordi freschi nella me­moria, il dolore, la paura e non ultima, una crisi economica che sembrava planare sul nostro Paese. In questo frangente, non tutte le aziende sono rimaste ferme a guardare, alcune hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo mettendo sul piatto coraggio e risorse. Questo è il caso di MBM Bike, una splendida realtà italiana che negli ultimi anni si è guadagnata un posto di riferimento nel panorama del ciclo italiano. Era il 2020 e, mentre tutto vacillava, la proprietà e la direzione hanno spinto sull’acceleratore comprando tutto quello che serviva per produrre più bici possibili. Det­to questo, la storia degli ultimi due anni racconta che il marchio ha intrapreso un percorso di crescita costante e per il 2022 prevede la vendita di 100.000 unità tra modelli push-bike ed e-bikes.

Abbiamo la fortuna di poter intervistare Vincenzo Medugno, Direttore Marketing e Responsabile delle Vendite, la figura più adatta per poter spiegare la crescita di MBM Bike attraverso modelli interessantissimi e una visione aziendale agile e incredibilmente concreta. Buongiorno Vincenzo, noi ci conosciamo bene, ma racconta ai nostri lettori da dove arrivi e come ti sei avvicinato al mondo del ciclismo.

«Buongiorno a te e ai lettori. Diciamo che sono da sempre nel mondo del ciclismo, la mia famiglia ha un’attività, la Ciclomoto Imperatore, fondata da mio nonno oramai più di 50 anni fa. Pertanto, direi che sono nato “con la bici”. Ricordo ancora che avevo solo pochi anni e una delle mie più grandi passioni era montare le ruote e aspettare, insieme ai miei zii, i camion pieni di bici da scaricare al mattino presto. Era quasi un rito per me. Vivevo in casa con mia nonna (mio nonno è morto giovanissimo) e uno zio, fratello di mia madre, il quale ha gestito l’azienda sino a farla di­ventare una delle più importanti società italiane di distribuzione. Quando al mattino presto c’era un camion da scaricare, mi alzavo alle 4 insieme a tutti gli altri. I di­pendenti venivano a casa nostra a fare colazione e dopo ci recavamo in uno dei depositi pronti per la “fatica”. Questo, forse, è uno dei ricordi più belli della mia infanzia. Sono cresciuto a pane e biciclette, ho le due ruote nel sangue ed è forse questo il motivo per cui, non appena laureato in Ma­na­gement Aziendale, e dopo una breve parentesi in due multinazionali, il richiamo della passione ha giocato il suo ruolo determinante. Io mi ritengo fortunato, il lavoro non mi pesa, quando fai quello che ami ti sembra davvero di non lavorare. Per essere “schietto”, mi pagano per divertirmi, tutto ciò è semplicemente fantastico ed è per questo che ho sempre una grande euforia che cerco di trasmettere in ogni momento a tutti».

Lavorare con MBM Bike è stata per te una scommessa o hai capito subito che sarebbe stato l’ennesimo punto di crescita per la tua carriera?

«Mi riallaccio a quanto accennato velocemente sopra: la prima scommessa l’ho fatta quando, per usare le parole di mia madre, da pazzo ho lasciato prima una e poi l’altra multinazionale, e anche l’azienda di famiglia, tutte possibili­tà/opportunità che per un genitore, sicuramente, potevano rappresentare un futuro certo e stabile. La seconda scommessa, o forse sarebbe meglio chiamarla follia, l’ho fatta quasi 9 anni fa quando ho lasciato definitivamente Napoli dopo essere rientrato da un’esperienza in Spagna. Tornando a MBM, tengo a dire che Maurizio (Brunelli, ndr) è per me un amico vero. Da quando mi sono trasferito in Romagna, Maurizio è stato sin da subito una delle poche persone con le quali mi vedevo a cena con le fa­miglie o andavo a giocare a tennis, anche se ancora non lavoravamo assieme. Mi ri­cordo che, scherzando, io gli dicevo: ”preparami un ufficio che vengo da te…”, e lui, di tanto in tanto, mi diceva “vedi che l’ufficio è pronto …”, fino a quando un Natale, se non erro del 2017, mi telefonò e, con un tono diverso dal solito, mi chiese: ”quando vieni da me che ti devo parlare?”. In quel momento, capii che qualcosa bolliva in pentola e, al rientro da una serata con le famiglie, arrivò la proposta di lavorare per la sua azienda. Io accettai, ma la condizione per entrambi era che il lavoro non sciupasse la nostra amicizia. Potrei dire, pertanto, che quest’ultima non è stata una scommessa, forse quella l’ha fatta lui con me, io ho solo seguito i miei sentimenti, i miei valori. Il  mio “goal” è stato solo rispettare il piano di crescita triennale che avevo discusso con lui e che, adesso posso dirlo, abbiamo centrato in pieno. Oggi il mio nuovo obiettivo è far diventare MBM Bike un player internazionale nonché una delle aziende italiane di bici più note. È sicuramente il ruolo che ci spetta vedendo quanta passione tutti mettono nel lavoro e quanto sudore c’è dietro una semplice bici. Forse è il caso di chiedere scusa ai lettori, ma amo raccontare questi piccoli aneddoti personali, sono momenti che conservo fra i ricordi più piacevoli».

Era appena scoppiata la pandemia e tutte le aziende avevano paura di muo­vere anche uno solo spillo. MBM ha fatto una grande scommessa: ci racconti cosa avevate in mente e quanto avete rischiato?

«Anche qui mi piace rispondere con un breve racconto. Tutti ricordiamo benissimo che a gennaio del 2020 arrivarono i primi segnali dalla Cina, segnali che ci suggerivano che qualcosa stava per accadere e iniziarono le prime preoccupazioni, ma mai ci saremmo aspettati di restare oltre due mesi in una sorta di “reclusione forzata” senza aver commesso alcun reato. Ero nel giardino di casa tra un allenamento e l’altro e pensavo, mi informavo, leggevo, ascoltavo i miei telegiornali di geopolitica, telegiornali sudamericani, spagnoli, giornalisti indipendenti che vorrei ringraziare pubblicamente per il lavoro egregio che hanno svolto e svolgono: in quel momento raccolsi le mie sensazioni su quello che sarebbe potuto accadere sempre, naturalmente con un filo diretto e costante con Maurizio. Io gli dissi “apriamo il gas” e lui, da folle, ma altrettanto convinto, decise di farlo. Direi non bravo, ma follemente fantastico a incrementare tutti gli acquisti. Rispetto ad altre aziende del settore per noi è stato forse un po’ più semplice in quanto venivamo già da due anni di crescita a doppia cifra che speravamo e avevamo preventivato di confermare anche nell’anno che ha portato la pandemia. Vorrei sintetizzare il tutto in una frase: in quei due mesi siamo passati dalla paura del futuro all‘esplosione di un settore intero. Tutto è stato assolutamente unico, condito da emozioni diametralmente opposte. Abbiamo rischiato tanto, ma il rischio è quello che fa davvero grande un imprenditore».

Il marchio ha una strategia chiave, ovvero puntare fortissimo su prodotti di media gamma che soddisfano al 100% le esigenze di chi pedala per spostarsi in città, ma anche nel tempo libero. Questa è la dimensione in cui MBM desidera muoversi o la nuova e-Gravel è il primo indizio per andare a prendere altre fette di mercato?

«La nostra strategia è incentrata su un fattore chiave, offrire il miglior rapporto “value for money” al consumatore finale. I prodotti elettrici creati finora ne sono l’espressione massima. Noi ci siamo sempre concentrati su prodotti di mobilità urbana molto prima di altri brand dall’anima più racing. Oggi anche loro, sempre di più, stanno strizzando l’occhio a questo segmento di mercato. Sappiamo benissimo che, continuando a offrire prodotti per la mobilità urbana, riusciremo ad avere nu­meri interessanti. Siamo solo all’inizio di questa nuova fase. La e-Gravel è uno “step forward“, seguiteci per capire cosa ci in­venteremo ancora».

Acciaio e alluminio sono i materiali con cui lavorate di più: nel vostro futuro c’è anche il carbonio?

«Vediamo, mai dire mai, sicuramente tutto quello che nasce in MBM non arriva per caso, non vorrei svelare i nostri prossimi passi, qualcuno inizia già a guardare quello che facciamo».

Alla presentazione della gamma 2022 a Napoli sono rimasto colpito dalle tue parole mentre parlavi del modello “La Rue”, una bici semplice ma incredibilmente funzionale che ha dato molto da lavorare al reparto Ricer­ca&Svi­lup­po. Ho colto grande preparazione tecnica e idee chiare anche per lo sviluppo, un atteggiamento decisamente importante per capire anche come po­sizionare un prodotto.

«Io sono solo il front man di MBM, ma dietro ogni progetto esiste un team perfetto: ingegneri, ufficio stile e progettazione, a mio parere, probabilmente, il migliore in Italia. Esiste un imprenditore, in questo momento uno dei più ambiziosi e motivati, tutto questo fa sì che ogni prodotto sia attentamente studiato per il suo posizionamento sul mercato, con lo stesso obiettivo sempre in testa, il “value for money”. Esistono, poi, le persone che trasformano il progetto in realtà, tutte ugualmente determinanti».

Durante la stessa presentazione ci hai par­lato di una e-Full sensazionale che offrirà prestazioni sorprendenti per la fascia di prezzo decisamente abbordabile. Puoi darci qualche altro indizio?

«Ci vediamo al Terzo Meeting Interna­zio­nale a Milano Marittima dal 26 al 29 settembre e allora la potrete toccare con ma­no. Ovviamente, siete già invitati».

Cosa desideri per MBM? I Concept Sto­re sono il futuro o vi orienterete sul commercio online? Il modello di vendita online offre indiscutibili vantaggi ma, come insegna Canyon, per farlo bene serve immensa preparazione sul servizio post-vendita. Pensi che questa strategia possa essere una ipotesi nel vostro futuro?

«Come ho già avuto modo di spiegare, presto molta attenzione alle 4P del marketing - price, product, place e promotion -  tutte le scelte devono essere coordinate. Non desidero nulla di speciale se non posizionare i nostri prodotti sul mercato nel po­sto che spetta loro per tutto quanto sopra citato. La leva del “place” ha portato alla creazione dei Concept Store che rappresentano allo stesso tempo il punto finale di una strategia iniziata 4 anni fa, quando mi ero posto l’obiettivo di migliorare il posizionamento e l’esposizione nei punti vendita del brand MBM, ma - al contempo - sono il punto di inizio di un nuovo modo, oramai ben noto, di fare vendita, quello del b2b2c. Parallelamente a quello sui prodotti, sempre guardando al “place”, abbiamo completamente rinnovato il nostro sito aziendale che adesso ha una nuova veste e un nuovo dominio, oltre ad un respiro de­ci­samente più internazionale. Ma oltre a proporre un cambio di look, il nuovissimo sito è già pronto per diventare lo strumento di collegamento tra il mercato finale, i concept store e l’azienda. Il concept store MBM diventerà il punto di raccolta del prodotto acquistato online. Per tornare alla tua domanda, rispetto al “modello” di lavoro Canyon, non ti nascondo che nell’ultimo mese l’ho analizzato abbastanza bene ed è per questo che abbiamo deciso di lanciare un modello di vendita “direct to consumer”, riservato però al solo mercato americano, in collaborazione con un nostro distributore con il quale lavoriamo ormai già da un anno. È una nuova sfida che ha il sapore della scommessa, ma dalla quale trascende un’azienda dinamica e in continua evoluzione, sempre pronta a mettersi in discussione. La sfida della quale mi parli nella domanda non riguarda, pertanto, il futuro, ma - negli USA - è già il nostro presente. È stata una mia intuizione e spero, anzi sono sicuro, che la fortuna sarà dalla nostra parte».

E ora, ti chiedo di segnalarmi tre mo­del­li che reputi i più innovativi e vin­cen­ti nella gamma MBM Bike e, so­prat­tutto, svelaci: tu hai una bici preferita?

«Domanda difficile, se dovessi proprio farlo direi, al primo posto sicuramente La Rue, poi la e-Primavera e, infine, la nuova e-Gravel (Sonar): ognuna di esse si porta dietro una serie di motivazioni. La Rue è sicuramente il prodotto più innovativo attualmente presente nel mercato dell’urban e qualche concorrente pare abbia già pensato di imitarla. La e-Primavera è la bici elettrica per eccellenza dedicata alle donne: cambio Nexus e il problema di sporcarsi le mani di grasso non ci sarà mai più. Della e-Gravel non posso svelare tanto, ma è stata progettata per diventare una delle regine del settore».

So che nelle collezioni MBM c’è molta fa­rina del tuo sacco, ma se dovessi im­me­desimarti in un ipotetico nuovo cliente, quali sarebbero i punti chiave che ti spingerebbero verso l’acquisto di una bici di questo marchio?

«Credo di aver risposto abbondantemente già sopra, sarei probabilmente solo ripetitivo e fastidioso. Sicuramente comprerei un prodotto di un’azienda italiana, che predilige fornitori italiani, fatta da personale italiano. Dobbiamo preservare le nostre aziende con corporate patronali fatte di persone, dove abbia ancora un grosso valore il capitale umano in modo da poterci allontanare da questa logica maledetta dei mercati».

Siamo ai saluti, un’ultima battuta. Dove vedi MBM nei prossimi anni? Pensi che possa ritagliarsi un ruolo da protagonista nel mercato internazionale?

«È questa la mia vera sfida, il mio obiettivo. Gli “ingredienti” che stiamo utilizzando, le nostre strategie e le scelte aziendali dovrebbero permetterci di rafforzare il no­stro posizionamento. In questi ultimi 4 an­ni, il numero di paesi europei in cui il marchio MBM è presente è cresciuto costantemente e i numeri in ogni singolo Paese crescono ogni anno, frutto a mio avviso di un mix che funziona. In questi ultimi mesi, oltre a Usa e Cile, è partita una prima campionatura per il Vietnam, a ulteriore riprova che il “Made in italy” ha e avrà sempre il suo appeal. Un documento dei neocons americani recita testuali parole “make USA great again”. Io, prendendo ovviamente le distanze dalle politiche espansionistiche portate avanti dagli Stati Uniti, lo ritaglio su di me e su di noi per dire “Fare di MBM un brand globale“». 

Grazie Domenico e buon lavoro.

da tuttoBICI di maggio

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