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ZACCANTI, IL CHITARRISTA DELLA BARDIANI CSF FAIZANÉ
di Francesca Cazzaniga | 05/01/2020 | 08:14

Filippo Zaccanti, bergamasco classe 1995, è diventato professionista nel 2018 dopo un percorso di crescita promettente nel Team Colpack. Purtroppo per lui, l’inizio del 2019 per lui non è stato dei migliori: ha infatti riportato una frattura alla mano sinistra al Trofeo Laigueglia e una seconda, stavolta alla clavicola sinistra, durante il Giro di Sicilia. Infortuni che hanno compromesso la passata stagione in maglia Nippo Vini Fantini Faizanè. Al suo rientro il 24enne orobco si è comunque messo in evidenza, vincendo la maglia di miglior scalatore al Tour of Japan e conquistando anche la sua prima vittoria da professionista, grazie al successo nella classifica generale al Tour of Korea.

Nella terza stagione tra i grandi, Zaccanti è pronto per un’altra avventura. Grazie alla firma di un contratto biennale difenderà i colori del #GreenTeam del Team Manager Bruno Reverberi, la Bardiani-CSF Faizanè: «Sono molto emozionato. In questa squadra ho trovato nuovi stimoli per poter affrontare nel migliore dei modi queste due stagioni. La Bardiani-CSF Faizanè è una formazione solida e io spero di poter ottenere ottimi risultati».

È passato al professionismo nel 2018. Dopo due anni tra i grandi cos’è cambiato rispetto al suo debutto?
«È sicuramente cambiata la mia mentalità, anche grazie alla grande esperienza fatta in Nippo Vini Fantini Faizanè. Ho più esperienza e forza fisica. Sento di essere maturato sia come corridore che come uomo».

Qual è il maggior insegnamento appreso in queste stagioni?
«Alla Nippo Fantini Faizané devo sicuramente tanto perché in quel team ho imparato molto. Già con il Team Colpack avevo iniziato ad assaporare qualcosa della massima categoria, ma nei professionisti è tutt’altra vita, soprattutto per i ritmi che ci sono. Devo ringraziare tutta la squadra per avermi fatto crescere. Un grazie va soprattutto a Alan Marangoni, Ivan Santaromita, Simone Ponzi e Marco Canola che hanno reso ancora più bello il mio debutto tra i professionisti. Una menzione speciale la merita anche tutto lo staff, per avermi reso un uomo migliore. Alcuni di loro li ho ritrovati  anche qui in Bardiani, come ad esempio il direttore sportivo Mario Manzoni».

Qual è il suo ricordo più bello sin qui?
«Riguarda l’inizio della mia carriera, quando il ciclismo era solo un gioco, affrontato con spensieratezza. Sono momenti che ricorderò per sempre con grande piacere e felicità».

Quello più brutto invece?
«La fatica in salita. Purtroppo quella c’è e ci sarà sempre» afferma ridendo...

Che voto da al suo 2019?
«Se potessi dividerlo in due parti, darei un quattro alla prima parte perché sono stato molto sfortunato. Mi sono rotto la mano sinistra al Trofeo Laigueglia e la clavicola sinistra durante il Giro di Sicilia. Un inizio di stagione tutt'altro che brillante. Alla seconda parte del 2019 invece darei un sette. Ho trovato la giusta forza per recuperare quei punti persi durante l’inizio della stagione ed è stata una reazione molto positiva».

Quale sarà la corsa in cui debutterà con la nuova maglia?
«Inizio la mia stagione con la Vuelta a San Juan, in Argentina. Manca poco, c'è molto entusiasmo».

Quali sono gli obiettivi per questa stagione?
«Obiettivi in termini di piazzamenti non me li sono mai posti e mai me li porrò, penso. Vorrei solo ricompensare la fiducia che mi è stata data dalla Bardiani-CSF Faizanè. Se poi dovessero arrivare anche dei risultati, tanto meglio».

Se non fosse stato un ciclista, sarebbe stato...
«Sinceramente non lo so. La mia passione è la musica, suono la chitarra. Non saprei peró in quale altra veste vedermi, se non quella di corridore».

Nel ciclismo c’è qualcuno a cui si ispira?
«Non ho vissuto l’epoca di Marco Pantani. Posso solo ascoltare i racconti e guardare i video su YouTube dei suoi attacchi in salita. Oltre al Pirata direi Alberto Contador».

Due anni di professionismo sono pochi per aver realizzato già i propri sogni. Qual è il suo?
«Il mio sogno nel cassetto è la vittoria al Tour de France. Secondo me non c’è niente di più bello, appagante ed emozionante».

C’è qualcuno a cui vorrebbe dire grazie?
«I nomi sono tanti: sicuramente tutte le persone che hanno da sempre creduto in me. In particolare devo ringraziare Angelo Messa, responsabile del Team Fratelli Giorgi, negli Juniores. Senza togliere niente a tutti gli altri, a lui devo molto. Il mio debutto nel ciclismo non è stato semplice, non riuscivo ad ottenere dei buoni risultati. Ho faticato molto per trovare la giusta condizione. Angelo è la persona che c’è sempre stata. Mi ha sempre aiutato in qualsiasi momento. È stato il mio secondo papà per molti anni».

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