L’economia del ciclismo sta cambiando rapidamente e a farne le spese sono le squadre, che sempre più spesso si trovano in difficoltà a causa della mancanza di sponsor. Tom Van Damme, presidente della Federazione Ciclistica belga, in una conferenza stampa ha proposto una soluzione: trovare sponsor nel mercato asiatico.
Van Damme, guida il ciclismo belga da quindici anni, è stato eletto nel Comitato Direttivo dell'UCI a fine settembre a Kigali e ha deciso di non lasciare nulla di intentato per migliorare il ciclismo nel suo paese. Lo sport in Belgio è in forte espansione in molte discipline, ma è il ciclismo che fa da traino dopo il calcio. E le sue idee e proposte, chiaramente legate al Belgio, possono essere interessanti anche per il nostro Paese.
«Negli ultimi dodici mesi, le squadre nazionali hanno fatto quello che dovevano fare e anche un po' di più. Un anno post-olimpico è sempre difficile da gestire, ma abbiamo portato a casa medaglie in ogni disciplina tranne che nella mountain bike e questo vuol dire che rimane un'area di miglioramento – ha spiegato van Damme –. Sono stato particolarmente orgoglioso dei risultati ottenuti in pista e in particolare nella categoria juniores: questo dimostra che abbiamo talenti emergenti per le Olimpiadi del 2028 e del 2032. È ovviamente difficile non menzionare le prestazioni di Remco Evenepoel, che sono state eccezionali. Le sue due medaglie d'oro nella cronometro, ai Campionati del Mondo e agli Europei, sono fantastiche. E nella prova su strada, ha dimostrato di essere davvero il più forte, subito dietro a Pogacar».
Questo è stato anche il primo anno di Serge Pauwels come commissario tecnico della nazionale e Van Damme si ritiene soddisfatto.
«Serge Pauwels ha sostituito Sven Vanthourenhout alla fine del 2024, e sono soddisfatto di come ha lavorato nel 2025. Tutti sono convinti del suo contributo e posso dire che sento solo cose positive su di lui. Anche il suo ruolo con gli juniores, di cui rimane allenatore della nazionale, è inestimabile».
Il Belgio vuole confermarsi ancora nel panorama ciclistico mondiale e Van Damme ha un obiettivo chiaro: rimanere la nazione numero uno al mondo in diverse discipline, vincere il maggior numero di medaglie e continuare a offrire opportunità ai giovani talenti. Progetti ambiziosi che richiedono fondi e impegno ma prima di tutto è indispensabile valutare la salute dei propri corridori e delle squadre e quanto accaduto con il trasferimento di Evenepoel da un team belga a uno tedesco. Ci sono poi le riflessioni per la fusione Lotto e Intermaché e le analisi sulle altre squadre nazionali.
«Lasciando la Soudal Quick-Step per la Red Bull-Bora-Hansgrohe, Remco Evenepoel ha lasciato una squadra belga per una straniera. Questo porterà inevitabilmente a dei cambiamenti e un nuovo ambiente a cui dovrà adattarsi, ma presumo che sappia cosa sta facendo e cosa vuole. Lo conosciamo: questa non è certo una decisione presa per caso e siamo certi che potrà affrontare già nel 2026 sia il Giro delle Fiandre che la Milano-Sanremo, ma dobbiamo guardare ai nostri giovani e farli crescere solidi. Perché se Remco e tanti altri sono cresciuti bene del merito va riconosciuto anche a noi».
Mancano gli sponsor e le squadre vanno in sofferenza, come è successo a due team del Belgio, che hanno dovuto unire le forze per sopravvivere.
«Si parla molto della fusione Lotto-Intermarché o della scomparsa della Wagner-Bazin in Belgio, ma la tendenza è internazionale. La Francia sta riscontrando gli stessi problemi, ad esempio con Arkéa-B&B Hotels. Abbiamo ancora tre squadre World Tour, il che è enorme per un piccolo paese come il nostro, ma il problema sta nella seconda categoria. Il ciclismo è cambiato: prima, le squadre ProTeam potevano competere con le squadre World Tour e lasciare il segno nelle corse più importanti. Quei tempi sono finiti. Queste squadre devono ripensare il loro ruolo e le loro ambizioni. Forse dovrebbero puntare a più calendari europei, con budget e stipendi adeguati».
Il problema sono i soldi, che nello sport si traducono in sponsor e il Belgio, deve trovare nuovi fondi, per rimanere al vertice.
«Lo dico da cinque anni ormai e continuo a ripeterlo ai fratelli Roodhooft e a Patrick Lefevere: se vogliamo nuovi sponsor per le nostre squadre, questi soldi dovranno venire dall'Asia. Tutte le principali aziende belghe sono state contattate, direttamente o indirettamente. Il mercato è saturo in Belgio e dobbiamo ampliare il nostro raggio d'azione. Tutti parlano di internazionalizzazione, ma non stiamo cogliendo le opportunità. Ad esempio, per attrarre nuovi mercati, bisogna mandare le squadre migliori in Cina a fine stagione, oppure in Australia a gennaio o ancora in Quebec a settembre. Inoltre, ho notato che la ricerca di sponsor è ancora lasciata ai manager. Per competere con le squadre più grandi, potrebbe valere la pena assumere un direttore commerciale internazionale esperto».
E ancora: «Come federazione, il nostro posizionamento è diverso da quello di una squadra. La nostra forza sta nell'avere un prodotto veramente belga, con partner belgi, anche se brilliamo all'estero. Il Belgio deve rimanere al centro del nostro modello con sponsor tecnici. L'abbigliamento Bioracer che indossano i nostri atleti è belga. Le bici Ridley, anche quelle sono belghe. Negli ultimi mesi abbiamo ridotto alcuni bonus legati alle medaglie, è vero. Ma penso che gli juniores preferirebbero una settimana in più di allenamento in buone condizioni piuttosto che un bonus in occasione di un Campionato del Mondo o di un Campionato Europeo. Nel 2026, i Campionati del Mondo su strada ci porteranno in Canada, dove la sfida sarà diversa dal Ruanda, ma anche piuttosto costosa. Ogni anno dobbiamo gestire viaggi significativi e cerchiamo di farlo al meglio».
Analizzato l’aspetto economico, è stato affrontato il tema della sicurezza e il Belgio, è uno dei paesi all’avanguardia su questo.
«Con la creazione di SafeR nel 2024, l'UCI ha dimostrato di cercare soluzioni per migliorare la sicurezza dei ciclisti. Non è sempre facile proporre innovazioni, come abbiamo visto con i vari test che sono stati tentati negli ultimi mesi. Diverse squadre femminili si sono rifiutate di installare un localizzatore GPS durante il Giro di Romandia e la prova sulle limitazioni del rapporto di trasmissione che si sarebbe dovuta svolgere al Giro di Gangxi è stata annullata a seguito di un reclamo di SRAM, che riteneva che lo standard imposto distorcesse la competizione. Alcune reazioni sono state deplorevoli. Dobbiamo accettare la necessità di evolverci: non concentrarci più solo su prestazioni e velocità, ma anche su sicurezza e durata. Ogni idea di miglioramento deve essere presa in considerazione. La sicurezza e la salute dei ciclisti sono alla base di tutto. Quando dieci anni fa proposi i cartellini gialli e rossi, alcuni mi derisero, dicendo che il ciclismo non era calcio. Oggi il sistema esiste e funziona ed è il tipo di progresso che giova al nostro sport».