Tim Wellens è uno dei corridori più esperti del gruppo e la sua UAE Emirates anche quest’anno è stata la squadra con il maggior numero di vittorie. A 34 anni, Wellens prova ancora la stessa emozione nell'appuntare un numero di gara sulla sua maglia da campione belga e alla fine di questo 2025 si ritiene soddisfatto per le vittorie ottenute: il titolo di campione nazionale belga e la vittoria di tappa alla quindicesima del Tour de France, portando così a 41 il numero dei suoi successi in carriera. A breve inizieranno le vacanze per il fiammingo, che trascorrerà alcuni giorni di vacanza a Bali e prima di partire ha voluto fare delle riflessioni e raccontare dei momenti più difficili al Tour, quando Pogacar per un problema al ginocchio, aveva anche pensato al ritiro.
«Questo è sicuramente l'anno in cui ho ottenuto le mie due più grandi vittorie: il titolo di campione nazionale belga e la vittoria di tappa al Tour de France – ha detto Wellens al Criterium Saitama -. La maglia di campione nazionale è una delle più belle da indossare per un anno intero. Per il mio successo al Tour de France, sono rimasto sorpreso dalla sua risonanza anche con un pubblico non necessariamente interessato al ciclismo. So che il Tour è la corsa più importante del mondo, ma non pensavo avesse un impatto così forte. Se dovessi scegliere tra dieci tappe al Giro d'Italia e una al Tour de France, sceglierei sicuramente la seconda. Anche quando entro dal fornaio adesso tutti mi riconoscono».
Nel 2026 la UAE Emirates vuole riconfermarsi come la squadra più forte del World Tour, grazie a Tadej Pogacar, ma anche con corridori più giovani come Isaac Del Toro e altri giovani talenti, ma anche Wellens vuole ottenere qualcosa in un momento della sua carriera nel quale si iniziano a tirare le somme.
«Le mie due priorità saranno le Classiche in Belgio e il Tour. Se la squadra mi chiedesse se preferisco correre le Classiche Fiamminghe o Valloni, sceglierei le Classiche delle Ardenne perché sono gare molto meno stressanti. Non devi lottare per la posizione in ogni curva; ti servono solo le gambe per ottenere un risultato. È mentalmente estenuante, ma so anche di non avere la capacità di competere per una vittoria o un podio nelle Classiche Valloni e, dato che mi diverto anche a correre bene e ottenere buoni risultati, se potessi vincere una Classica, sarebbe fantastico e sarebbe bello se anche Tadej ci fosse, perché quando c’è lui in corsa, per noi diventa tutto più facile».
Wellens e Pogacar sono due corridori molto uniti e abbiamo visto spesso il belga stare in testa al gruppo poco prima di un attacco dello sloveno. Il Tour che vediamo in televisione, non sempre ci mostra ciò che accade veramente nel gruppo e alcune cose restano nascoste tra i corridori, come un problema al ginocchio per Pogacar durante il Tour.
«Tadej ha recentemente menzionato, in un podcast, il dolore al ginocchio che lo ha ostacolato durante il Tour e posso dire che era grave. Durante la diciassettesima tappa, verso Valence, è venuto a trovarmi a un certo punto perché aveva un dolore fortissimo. È persino dovuto andare all'auto medica. La sera non si sentiva bene e lo staff ha deciso di portarlo in ospedale per una risonanza magnetica. Dato che era un ospedale pubblico, ero convinto che la visita sarebbe trapelata e sarebbe diventata di dominio pubblico, ma per fortuna nessuno lo ha scoperto. I medici hanno riscontrato un problema durante la risonanza magnetica e ha sofferto molto verso la fine del Tour. In squadra eravamo molto preoccupati e pensavamo che avrebbe abbandonato la corsa. Il suo corpo non funzionava più come doveva e questo era evidente: le sue gambe erano gonfie e piene di liquido. Era persino ingrassato per questo. È stato un sollievo arrivare a Parigi».
La UAE Emirates è una squadra molto forte, sicuramente la più forte in questo momento, i corridori lo sanno e questa forza, li rende anche meno stressati in gara.
«Non mi rendo conto di come gli altri ci vedono, forse perché anch'io sono un corridore della UAE. Percepisco la fiducia nelle nostre capacità soprattutto durante i briefing. A Montreal, ad esempio, avevamo programmato una gara molto aggressiva per decidere rapidamente l'esito, ed è quello che è successo con la doppietta di McNulty e Pogacar. A volte ci diciamo, senza urlarlo troppo, che siamo i migliori e che non c'è motivo di stressarsi. Quindi, possiamo dire che stiamo mettendo in pratica quello che diciamo. Ma spero che gli altri corridori non lo considerino troppo arrogante. Capisco che il nostro dominio possa essere stancante, ma non ho ancora percepito alcuna animosità. Ciò che a volte mi colpisce è che ho la sensazione che alcuni pensino di aver già perso prima ancora che la gara inizi perché, ai loro occhi, abbiamo la bici migliore, il casco migliore e così via. Ma credo soprattutto che sia la qualità dei corridori a fare la differenza».
Pogacar è il più grande corridore e spesso viene accostato a Eddy Merckx, ma nella sua UAE Emirates sono tanti i giovani di talento che stanno emergendo e che presto potrebbero arrivare vicini al livello dello sloveno. Tra questi c’è Isaac Del Toro, che da molti viene considerato già l’erede di Pogacar.
«Isaac è molto intelligente, ma anche molto maturo. Ha solo 21 anni, ma ne dimostra 30. Essere costretto ad ambientarsi da solo in Europa dopo essere arrivato dal Messico ti fa maturare. È davvero molto professionale e ha anche un ottimo atteggiamento con i suoi compagni di squadra. Dopo il suo secondo posto al Giro, anche se la maglia rosa gli è sfuggita di mano solo alla fine, ha fatto un grande regalo a tutti i ragazzi, perché sa di aver bisogno di tutti per arrivare a vincere un grande giro. Non sta ancora guadagnando una fortuna e il fatto che abbia voluto spendere soldi per fare un regalo a tutti, rende il suo gesto ancora più importante. Alla sua età, non credo che avrei mostrato la stessa gratitudine per gli altri. E’ forte e lo vedrete vincere sempre di più».
Anche a Pogacar piace fare regali ai suoi compagni, ma lui oltre ad essere generoso è anche originale, come in quella volta in cui dopo la vittoria al Tour, decise di sorprendere tutta la squadra con qualcosa di veramente unico.
«Grazie alle vittorie di Pogacar, otteniamo dei bonus importanti, ma quando vuole impressionarci, si diverte a farci dei regali veramente originali. Un anno, prima che entrassi in squadra, regalò una Vespa gialla a tutti».
Wellens ha da poco rinnovato il suo contratto con la UAE Emirates e correrà fino al 2027, anche se non nasconde di voler correre fino al 2030, anno in cui scadrà il contratto di Pogacar.
«Sono ancora in grado di allenarmi sotto la pioggia e di correre certi rischi in gara, questo è il mio barometro della motivazione. Non mi sento esausto e vorrei continuare fino al 2029 o al 2030. Anche Tadej ama ancora quello che fa e penso che correrà ancora per molti anni ancora».