Ancora più che per altri, le gare canadesi rappresentano una delle ultime fatiche dell’anno per Wout Van Aert. Con un Mondiale e un Europeo poco adatti alle sue caratteristiche, il belga è infatti in procinto di terminare il suo 2025. In Canada è venuto solo nel 2022, terminando al 4° posto il GP de Québec e al 2° il GP de Montréal, battuto in volata dal solito Tadej Pogačar.
«Dopo queste corse correrò solo il Super 8 in Belgio il 20 settembre, dopodiché finirò la stagione e comincerò a mettere le basi per il prossimo anno - ha detto Van Aert -. È stata una stagione lunga e quest’anno abbiamo deciso di riposare un po’ di più. Non farò nessuna gara gravel, e ammetto che un po’ mi dispiace saltare il Mondiale nel Limburgo, mentre per il ciclocross valuteremo più avanti. C’è la possibilità di cominciare un po’ prima rispetto al solito, ma molto dipenderà dagli obiettivi su strada che ci porremo per il 2026, e di conseguenza programmeremo l’inverno».
Qui in Canada, quindi, tirerà fuori tutto ciò che gli è rimasto in corpo: «Il nuovo finale del GP di Québec è insidioso perché dopo la côte la strada continua a salire leggermente fino all’arrivo. La corsa sarà secondo me più controllabile con una sola salita, ma quando c’è un cambio di percorso è sempre complicato fare ragionamenti a priori. La tipologia di corridori attesa rimane la stessa, mi aspetto un finale in apnea, in cui è difficile immaginarsi una volata vera e propria».
Il capitano della Visma | Lease a Bike è stato uno dei pochissimi in grado di togliersi di ruota Pogačar al Tour de France, staccandolo di cattiveria sullo strappo di Montmartre a Parigi. Lo sloveno era ovviamente sfiancato da tre settimane di battaglia, ma l’impressione è che quando Van Aert ha quella gamba diventa difficilmente battibile. I tifosi canadesi sognano un rematch sui circuiti di Québec e Montréal. «Spero di avere le gambe di quella giornata, ma ormai sono passate un po’ di settimane, e non ci sarà nemmeno il pavé qui, che fa una bella differenza - ammette ancora Wout -. Spesso lui e Van der Poel mi hanno staccato sugli strappi più esplosivi, e invece lì sono riuscito a staccarlo io. È stata una bella iniezione di fiducia, non tanto per questa gara ma per quello che verrà nei prossimi mesi. Dopo il Tour non è stato facile ritrovare le motivazioni dopo una stagione così lunga, ma il Giro di Germania mi è servito per “darmi un calcio sul sedere” e ripartire a lavorare come si deve. Ora credo di star abbastanza bene e sono motivato per queste gare canadesi, mi piacerebbe aggiungerne una al mio palmares. Magari non hanno la storia e la tradizione delle corse in Belgio, ma per corridori con le mie caratteristiche sono spesso uno degli obiettivi della parte finale della stagione, come dimostra la startlist di grande valore».
Mal che vada il belga concluderà la stagione con la fantastica vittoria di Siena al Giro e col trionfo dei Campi Elisi al Tour de France. È mancato il successo in una grande classica, ma ci riproverà il prossimo anno: «È stata una stagione in cui ci ho provato varie volte, vincendo in realtà poco. Ma i successi che sono arrivati sono stati di grande prestigio. Quindi l’insegnamento che mi porto a casa da questa annata è che provando e riprovando il corpo mi dà ancora le risposte che cerco, e questo è importante».
(Foto Credits: James Startt / GPCQM)