Nuova giornata difficile sulle strade della Vuelta a causa delle proteste dei manifestanti ProPal. Per la seonda volta in questa edizione la tappa è stata accorciata, ma rispetto a quanto accaduto a Bilbao oggi è stata assegnata la vittoria.
Javier Guillen, patron della corsa, ha tenuto una conferenza stampa per chiarire la posizione degli organizzatori: «La Vuelta continuerà: domattina saremo sulla linea di partenza per correre e il nostro obiettivo è quello di arrivare a Madrid. Abbiamo il diritto e il dovere di farlo».
Ecco la conferenza stampa del numero uno della corsa (potete anche vedere il filmato realizzato da Claudio Ghisalberti di Malpensa24)
«Il messaggio principale che voglio darvi oggi è che continueremo a correre la Vuelta. Domani inizieremo la tappa che da O Barco de Valdeorras arriverà a Ponferrada. È ovvio che questa sarà una Vuelta molto dura, una Vuelta molto intensa, e ha generato uno straordinario dibattito, un dibattito di cui siete tutti testimoni, a cui non avremmo mai voluto partecipare». Queste le prime parole della conferenza stampa di Javier Guillen, direttore della corsa a tappe spagnola, che con profondo rammarico, ha deciso di prendere la parola, spiegando la posizione degli organizzatori.
«Abbiamo delle regole, dobbiamo rispettarle, e credo che non sia solo la Vuelta a doverle rispettare, ma tutti noi dobbiamo rispettarle. Le tappe non possono essere abbreviate, i ciclisti non possono essere bloccati. È illegale, ed è illegale sia perché è giustificato dal codice penale che dalla legge sportiva. Noi siamo sport, e lo sport serve a unire. Tutto il resto non è qualcosa di legato allo sport. Chiunque voglia usare la piattaforma di comunicazione della Vuelta a España per inviare il messaggio che vuole, e in questo caso, un messaggio filo-palestinese non può farlo. Certo, quello che sta succedendo è terribile, e ovviamente, quello che tutti vogliamo la pace».
In particolare Javier Guillen ha fatto riferimento al ritornello “Viva la Palestina, Palestina libera" di una canzone che sta facendo scalpore alla Vuelta, visto che è stata trasmessa per dieci minuti sulla frequenza di Radio Vuelta, l'emittente utilizzata da tutte le squadre ciclistiche e dagli organizzatori della corsa.
«Tutti conoscono gli organi decisionali: l'Unione Ciclistica Internazionale, la corsa, le organizzazioni internazionali. Per rispetto dei corridori, per rispetto del pubblico, per rispetto dello sport, lasciarci correre è l'unica cosa che chiediamo, e siamo determinati a farlo. Ovviamente, oggi non possiamo concentrarci sul fatto che la Vuelta stia facendo le cose giuste o sbagliate. È un dibattito perfettamente legittimo. Dobbiamo concentrarci sul fatto che atteggiamenti come quello di oggi non possono essere tollerati. Dobbiamo tenere presente che stiamo lavorando e facendo enormi sforzi per portare avanti la corsa».
Le forze di polizia sono praticamente su tutto il percorso, ma nonostante gli sforzi i manifestanti continuano a mettere in pericolo i corridori. Nel percorso di oggi, erano presenti anche dei tronchi d’albero messi di proposito per bloccare il passaggio del gruppo.
«Il messaggio che vogliamo trasmettere è che la Vuelta non è in discussione. Domani partiremo da Valdehorras e il nostro obiettivo è quello di portare la corsa a Madrid. Non posso dire altro al momento. Chiediamo la collaborazione di tutti e ci rivolgiamo in particolare a tutti coloro che capiscono che poter abbreviare la corsa è giusto e legittimo. Questo non è accettabile. E vogliamo che tutti smettano di incoraggiare questo tipo di possibilità».
La Vuelta non vuole entrare nelle problematiche politiche, ricordando che lo stato di Israele, non ha ricevuto nessun divieto, ricordando tra l’altro, la partita di calcio tra Italia e Israele che si è giocata ieri sera.
«Non sono qui per combattere nessuno. Voglio solo che la gara si svolga. Ecco perché stiamo implementando tutte le misure di sicurezza possibili o a nostra disposizione, ma è anche necessario che questo tipo di azioni cessino, perché fa parte della nostra convivenza. Questo non può essere legittimato. Non è qualcosa a cui possiamo dire "Non c'è niente che non va" o "Beh, non prenderla nel modo sbagliato", ne abbiamo già visto le conseguenze. Così come vediamo le conseguenze di certi comportamenti che mettono a repentaglio l'integrità fisica di tutti: i i collaboratori, il pubblico e, naturalmente, anche coloro che in qualsiasi momento potrebbero tentare di sorpassare o interferire nel corso della gara.
Javier Guillen, ha voluto sottolineare l’enorme impiego di militari e forze dell’ordine, ma che comunque non basterebbero neanche se venissero aumentati, questo perché è impossibile controllare ogni metro del percorso.
«L'UCI ha rilasciato una dichiarazione in cui esprime la sua posizione, la squadra continua a rilasciare dichiarazioni in merito e, d'ora in poi, ciò che vogliamo è che le corse continuino. Se tutte le squadre partecipanti alla Vuelta hanno legittimità, questo non ci pone in prima linea, ne’ a favore ne’ contro l'altro dibattito. Ripeto, il dibattito è assolutamente difficile, ma siamo tutti qui per la pace a Gaza. Ora però siamo qui per andare avanti con la corsa, e queste sono le regole del gioco che abbiamo, quelle che ci siamo dati, e capisco che ci siano persone che non sono d'accordo, ma tutti dobbiamo rispettarle. L'Unione Ciclistica Internazionale e la squadra stessa, hanno a già preso una posizione. Possiamo valutare qualsiasi altro tipo di scenario. Lo vedremo nei prossimi giorni, oppure no. Ma quello che vogliamo ora è lavorare per arrivare a Madrid. Non abbiamo un piano B e l’unico piano che abbiamo è quello di arrivare a Madrid».