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LA VUELTA 2024. DUNBAR: «CONOSCEVO BENE LA SALITA E MI SONO GESTITO». ROGLIC HA UN DIAVOLO PER CAPELLO
di Claudio Ghisalberti | 07/09/2024 | 18:54

PICON BLANCO. Era la tappa regina, la più attesa. È stata forse la meno bella, la meno interessante e la meno combattuta delle tappe di montagna di questa Vuelta numero 79. I big non si sono praticamente attaccati, Roglic ha quasi vinto la sua quarta Vuelta, Mas accorcia leggermente su O’Connor ma resta terzo. 

Probabilmente hanno pesato i quasi cinquemila metri di dislivello di oggi al termine di una corsa estrema, con circa sessantamila metri da scalare. Diecimila più del Giro, che già è durissimo. Troppo, considerato anche le pendenze estreme delle rampe che portavano in cima al Picon Blanco. Una tappa esagerata al termine di una Vuelta eccessiva. I corridori ci sono arrivati esausti, con i motori in riserva. 

Eddie Dunbar, il vincitore di giornata, ha scalato i 7,9 chilometri della salita finale in 24’51” a una velocità media di 19 km/h e con una Vam di 1740. Per lui, già primo a Padron, è la seconda vittoria in questa edizione della corsa spagnola, la quinta in carriera. Una vittoria festeggiata anche stavolta con le lacrime. «Questo successo è ancora più dolce del precedente - afferma subito dopo il traguardo -. Oggi non mi sarei mai aspettato di vincere, ancora meno di fare doppietta».

Mentre i big si curavano, lui è partito a caccia di Sivakov che era in testa con una ventina di secondi di vantaggio. «Sulla salita finale - prosegue - ho trovato subito il mio ritmo e l’ho tenuto bene. Questa salita la conoscevo bene e mi sono gestito bene. Ho preferito essere cauto fino al momento di scattare». Con la prestazione di oggi lo scalatore della Jayco sale dal 13° all’11° posto in classifica. Nelle grandi corse a tappe  vanta come miglior piazzamento il 7° posto al Giro 2023. Le ultime due corse, Vuelta 2023 e Giro 2024 si sono concluse con un ritiro. «Lo so - conclude il 28enne - ho sempre avuto un andamento altalenante, ma credo che faccia parte del processo di crescita. Adesso mi godo questa vittoria. Dovrò celebrarla bene». 

E veniamo a Roglic. Oggi per lui, e la sua Red Bull, è stata una giornata durissima e di grande tensione. Patxi Vila, il diesse, ha impostato tutta la Vuelta per avere la squadra al top oggi. Invece la giornata comincia con un membro dello staff che va in ospedale per sospetta salmonellosi. Pronti via e saltano Gamper e Denz. Poi è Martinez, il grande protagonista di ieri, l’uomo dell’azione decisiva ad abbandonare. Anche Vlasov si stacca quando mancano 102 km al traguardo. Hanno tutti problemi gastrointestinali. L’auto della Red Bull segue la corsa a finestrini serrati. A volte, anni e anni fa, poteva capitare. I corridori mangiavano in hotel non sempre di primo livello. Qui alla Vuelta, per esempio, successe anche nel 1996 nella Getafe-Avila, 19a tappa. La Once venne colpita da dissenteria e Alex Zulle rischiò di vedere andare in fumo il suo primo successo spagnolo. Ora la Red Bull, come quasi tutti gli squadroni, hanno il camion cucina con lo chef, il nutrizionista, il dietologo, l’alimentarista e lo scienziato di turno. Può succedere un fatto del genere? È successo. A fine tappa la maglia rossa ha molta voglia di parlare tanto da lasciarsi andare a un'imprecazione legata al dovere della conferenza stampa. Però il suo pensiero è piuttosto chiaro. «I miei compagni non si sono sentiti bene già dal mattino, chiaro che qualcosa è successo. Fortunatamente io mi sento bene, anche se non è ancora finita. La crono di domani non la conosco, ma voglio fare bene. L’ultima salita di oggi? È stata dura, ma lo sono state anche le precedenti».

Resta il fatto che lo sloveno, aiutato soprattutto da Roger Adrià - che nei giorni scorsi è stato sul punto di abbandonare - non dimostra la brillantezza di ieri, pedala più duro, ma non ha difficoltà a controllare i suoi rivali. 

Un discorso a parte lo merita la classifica a pois, della montagna. Si parte che la indossa Marc Soler con Jay Vine, suo compagno in Uae, come maggiore rivale. I due entrano nella fuga di giornata. L’australiano vince i primi tre gpm di giornata, lo spagnolo i successivi due poi salta quando si trova a pari punti ma con la vittoria in tasca secondo regolamento. Vine invece resiste e sul sesto Gpm, Puerto de Los Tornos, è quarto e prende i due punti decisivi. La maglia è sua. 

Per il ciclismo spagnolo è una giornata nera e non solo per la classifica della montagna sfumata. Qui speravano in un colpo a sorpresa di Mas, invece il maiorchino della Movistar resta terzo e difficilmente domani nella crono potrà superare O’Connor che ha 9 secondi di vantaggio. Qui facevano il tifo per Landa e come sempre il basco della T-Rex ha lottato con coraggio. Ha fatto anche lavorare bene la squadra con un super Cattaneo, ma le gambe di Mikel ormai sono finite. Qui facevano il tifo anche per Carlos Rodriguez in lotta per la maglia bianca. I suoi Ineos a inizio tappa hanno pure provato a fare la corsa, ma niente da fare. Rodriguez, che visto come ha finito il Tour forse neppure doveva correre questa Vuelta, non è mai stato in gioco. La maglia bianca è del danese Skjielmose (Lidl) davanti al tedesco Lipowitz. 

Infine il caso-Red Bull, con le parole del diesse Patxi Vila. "Durante la notte siamo stati colpiti da una serie  di malori. Stiamo attualmente indagando se la causa sia un'intossicazione alimentare. Diversi membri dello staff sono stati colpiti e hanno dovuto abbandonare la tappa di oggi. Inoltre, Nico, Gampi, Dani e Aleks non si sono sentiti bene durante la tappa. Ora ci riuniremo e ci concentreremo sull'ultima tappa di domani."

 

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