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LA ZAMPATA DI RE LEONE. LA PASSIONE CI PORTA A CHIEDERE SEMPRE DI PIU' A GANNA
di Claudio Ghisalberti | 18/05/2024 | 19:14

In mattinata un allenamento fatto come si deve e l’incontro con un suo grande amico, Uli Schoberer, il genio che ha inventato l’Srm (Il suo è un vero misuratore di potenza, gli altri strumenti sono segnalatori). Il pomeriggio sul divano davanti alla tv per rilassarsi e gustarsi la crono «che è andata come da copione», afferma Mario Cipollini. E allora pronti via.

Cipo oggi dobbiamo fare i complimenti a Ganna che finalmente è riuscito a centrare la sua prima vittoria stagionale.
«Ma si è anche giusto».

Ti chiamo a caldo e non ho ancora sentito o letto i commenti alla sua vittoria però di certo le campane suoneranno a festa. Da fuoriclasse in giù leggeremo una serie infinita di aggettivi su di lui. Io però vorrei andare oltre e farti valutare Pippo al di là della prestazione di oggi. Come lo collocheresti tra i grandi specialisti delle crono diciamo dagli anni Novanta a oggi?
«Ganna è uno che ha vinto due mondiali e che in queste prove è sempre lì anche se nel tempo si è un po’ assottigliato il suo strapotere. E questo lo si è visto anche oggi nonostante il successo. Non dimentichiamoci che al primo intertempo c’era davanti Pogacar che poi visto come andavano le cose con i suoi avversari della generale sono convinto che abbia leggermente levato il piede dall’acceleratore. Ganna di certo rispetto alla concorrenza ha un altro motore per queste situazioni. Però da lui forse ci si aspetta sempre qualcosa di più. Ha il Record dell’Ora però ha anche perso la crono della Tirreno da Ayuso. Se prendiamo come paragone Cancellara e Martin, cronoman che come lui non facevano classifica, possiamo dire che loro erano più giustizieri. Molto difficile che sbagliassero un colpo».

Quindi?
«La nostra passione ci porterebbe a dire che vogliamo qualcosa in più da lui. Però Ganna viene considerato un corridore normale anche all’interno del suo team. Non è considerato un vero leader».

Guarda non è per darti ragione ma so che Ineos per Parigi punta più su Joshua Tarling (già deciso che Dario Cioni seguirà lui in auto). Ma tu cosa intendi con “corridore normale”?
«Ogni giorno Pippo è costretto a stare con l’acceleratore in mano perché deve aiutare uno o l’altro e questo gli costa un grande dispendio di energie. Anche psicologicamente non è bello sentirsi sempre a disposizione degli altri».

Mario ma può essere che Pogacar abbia scelto di usare una moltiplica di “soli” 62 denti per non affaticare eccessivamente la gamba in vista di domani?
«Sul numero dei denti della corona ultimamente si mette troppa enfasi. Si fanno discorsi strani. Ricordiamoci che si parla di rapporto, quindi contano i denti della corona ma anche quelli del pignone. Non è che uno più mette la corona grande più è forte e spinge rapporti mostruosi. Detto questo, come ti ho anticipato prima, sono convinto che dopo il primo intertempo Pogacar si sia gestito anche pensando alle prossime tappe».

Come valuti la prova di Tiberi?
«Direi bene ma non benissimo».

Senti Cipo divaghiamo un attimo: che ne pensi dei caschi che si usano oggi? A me pare ci sia una corsa a chi è più stravagante. Oggi gli Ineos avevano anche la tendina sotto la lente. Sarà utile?
«A me questa libertà concessa alle aziende piace. Si vede che si spingono a produrre cose innovative. Spero anche che siano fruttuose. A volte mi pare che l’eleganza però venga penalizzata. Certo, ci sono alcuni caschi che sembrano fatti per la parodia di Star Trek».

Adesso vorrei chiederti una cosa che esula un po’ dalla tappa ma che mi ha sempre incuriosito: chi non ha obiettivi di giornata come si regola per il tempo massimo?
«Guarda una crono così la devi fare come minimo al medio. Non è mica un giorno di riposo. Anzi, è una tappa impegnativa e si spende. Poi ai miei tempi noi eravamo poco duttili. Le bici da crono si usavano meno, solo prima del Giro e del Tour. Essendo poco allenati alla posizione in gara avevamo sempre una sensazione di scomodità. Di angustia. E spesso capitava che si creavano contratture al gluteo e al piriforme che il giorno dopo provocavano dolore».  

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