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AFFINI L'OLANDESE: «VAN AERT UN FENOMENO, E INTANTO IMPARO IL FIAMMINGO»
di Carlo Malvestio | 12/04/2021 | 08:15

Le classiche del nord equivalgono sempre ad un enorme dispendio di energie fisiche e nervose. Se poi le corri in appoggio a un corridore come Wout Van Aert e in uno squadrone come la Jumbo-Visma diventa tutto ancor più complicato. Lo sa bene Edoardo Affini, che dalla Tirreno-Adriatico al Giro delle Fiandre ha sempre affiancato l’eclettico fenomeno belga, facendo il cosiddetto “lavoro sporco”, ovvero stare in testa al gruppo per chilometri e chilometri nelle prime fasi di gara, in modo che le varie fughe non prendessero troppo margine. Terminata la Ronde, Affini è tornato nella sua Buscoldo, in provincia di Mantova, per staccare la spina qualche giorno, prima di riprendere gli allenamenti in vista del suo secondo Giro d’Italia.

Edoardo, un po’ di meritato riposo finalmente…

«Per tre giorni non ho assolutamente toccato la bicicletta, negli ultimi due ha fatto una corsetta e qualche passeggiata giusto per muovermi un po'. Avevo bisogno di qualche giorno di relax. Ora sono già pronto a riprendere».

Come è stata la prima campagna del nord con la maglia di una corazzata come la Jumbo-Visma?

«Per la squadra è stato sicuramente un periodo positivo, con tanti risultati importanti, per quanto mi riguarda invece non credo di aver reso proprio al massimo. Dopo la Milano-Sanremo mi son preso un'infezione alle vie respiratorie, per tre giorni non riuscivo proprio a respirare, e in Belgio non sono riuscito a smaltire del tutto i vari problemi. Non ho temuto per il covid perché comunque ho fatto 35 test, quindi nel caso lo fosse stato lo avrebbero sgamato subito. Nel complesso, quindi posso ritenermi soddisfatto del lavoro svolto, con la consapevolezza comunque di poter dare anche di più».

Tutto quel vento preso in testa al gruppo non ti ha aiutato a guarire…

«Con la squadra abbiamo deciso che mi sarei dovuto spremere nelle prime fasi di gara, io ho accettato di buon grado e alla fine sono rimasti soddisfatti. Al Fiandre ho tirato per non so quanti chilometri, speravo di avere supporto da qualche altra squadra, e invece nulla, così ho continuato imperterrito finché ho avuto la forza per farlo. Poi poter lavorare con uno come Wout Van Aert, che sai che può vincere sempre, è sicuramente molto stimolante».

Anche perché non c’è stata una corsa che non abbia provato a vincere.

«Sì esatto, è stato un blocco molto intenso. Dalla Tirreno-Adriatico al Giro delle Fiandre qualsiasi gara o tappa ha provato a vincerla, che fosse in volata o un arrivo in salita, quindi anche noi abbiamo dovuto stare al suo passo. È un signor corridore».

Che tipo è Wout Van Aert?

«Una delle sue qualità è che non è quasi mai nervoso, è sempre abbastanza tranquillo, e gestisce la pressione senza problemi. E poi questa serenità riesce a trasmetterla a tutto il team. Deve gestire una popolarità importante, però è sempre molto disponibile con tutti. Sicuramente ama avere la sua privacy, non è uno che sbandiera tutto sui social. Gli si può parlare tranquillamente, non se la tira. Io mi trovo bene».

E in corsa è severo?

«Il giusto, alterna momenti in cui spinge parecchio ad altri in cui è più rilassato. Credo sia la via di mezzo ideale. Il suo blocco di gare, tra l’altro, non è ancora finito, perché ha Freccia del Brabante e Amstel Gold Race, dopodiché anche lui potrà riposarsi».

Avresti dovuto correre anche la Parigi-Roubaix?

«Sì, speravamo a questo punto della stagione che il covid fosse ormai superato e invece siamo ancora nel bel mezzo della pandemia. Speriamo si possa correre in tranquillità ad ottobre».

Con il Mondiale di Leuven a fine settembre e la Roubaix a inizio ottobre sarà come rivivere un’altra campagna del nord.

«Esatto, chi arriverà in forma al Mondiale poi potrà tenere duro un'altra settimana e fare la Parigi-Roubaix. In questo modo credo che anche a ottobre potremo vedere i migliori del pavé in forma e in lotta per la vittoria».

Il Mondiale è un tuo obiettivo?

«Mi piacerebbe senz'altro. Quello a cronometro prima di tutto, poi se il CT vorrà darmi una chance anche nella prova in linea sarei ben contento. Ovviamente dovrò guadagnarmela, ma per il momento è ancora abbastanza presto per pensarci».

In queste classiche del nord i tuoi compagni di squadra erano tre olandesi e tre fiamminghi. Si parla solo olandese?

«Qualcosa sto cominciando a capire e pure a parlare, ma ovviamente non è facile. A tavola se su 8 corridori 7 parlano fiammingo è chiaro che non si fanno scrupoli a parlare la loro lingua. Magari per cortesia cominciano a parlare in inglese, ma tempo qualche secondo sono già passati al fiammingo. Come succede in Italia con l'italiano d'altronde».

L’olandese, tra l’altro, è una lingua difficilissima da imparare per un italiano…

«Sì è molto difficile, perché ci sono suoni che per noi italiani sono quasi irriproducibili. Però devo dire che quasi mi diverto a impararlo. Poi io insegno loro l'italiano, una lingua che piace sempre, così lo sfoggiano alle corse del nostro Paese».

Pensi che le corse sul pavé possano rappresentare anche il tuo futuro?

«Mi piacciono molto e spero di continuare a far parte del gruppo che le correrà, poi dovrò capire se potrò ambire a qualche risultato personale o dovrò comunque adattarmi al ruolo di "gregario". Vediamo come si svilupperà il mio fisico e la mia forza e poi tireremo le somme».

Le prove contro il tempo rimangono il tuo miglior biglietto da visita?

«Ci tengo sempre molto. Ci stiamo adattando ai nuovi materiali Cervelo, in modo da essere più performanti possibili, trovando anche la posizione ideale in sella. Non è un processo immediato, richiederà un po' di tempo, anche perché con le varie restrizioni non è sempre facile trovarsi e fare i test desiderati. Però quando ho firmato il contratto la crescita nella disciplina a cronometro era uno dei tasselli concordati, quindi sono fiducioso di poter presto fare dei passi in avanti anche da questo punto di vista».

È diverso l'approccio alle cronometro rispetto a quello che avevi con la Mitchelton?

«È diverso soprattutto perché hai un preparatore diverso, e ognuno ha i suoi metodi. Io adesso ho Mathieu Heijboer con il quale mi sto trovando bene e stiamo lavorando, secondo me, nel modo giusto».

Prima del Giro d’Italia ti vedremo a qualche corsa?

«No, andrò direttamente al Giro. In linea di massima sarò a disposizione di George Bennett, che sarà il capitano per la classifica generale. Ovviamente mi piacerebbe provare a fare bene nel prologo di Torino...».

Tutti contro Ganna?

«È sempre meglio confrontarsi coi migliori. Poter ammirare ciò che fa Pippo mi dà grande stimolo: cercare di arrivargli vicino, di mettergli il bastone tra le ruote... non è facile ma sicuramente ci proverò. E comunque ci sono tanti altri ottimi cronomen che bisognerà cercare di battere».

Ma se dovessi porti un obiettivo secco per il 2021?

«Spero di ripetere le convocazioni con l'Italia per l'Europeo di Trento e il Mondiale di Leuven e farmi inoltre trovare pronto al Campionato Italiano di Imola… ».

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