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GIRO D'ITALIA. LA SFIDA DELL'AREMOGNA
di Giuseppe Figini | 11/10/2020 | 08:00

Dopo la vittoria di un felicissimo Alex Dowsett ieri a Vieste, il Giro d’Italia n. 103 riprende la sua risalita della Penisola con una tappa tutta per intero tracciata in terra d’Abruzzo. La partenza avviene da San Salvo, in provincia di Chieti, nella parte più a sud della regione, lungo la costa adriatica che farà, in pratica per tutta la frazione, da sfondo, sulla destra, all’intera gara. E’ centro d’origine romana, sviluppatosi poi attorno al 15° secolo e in molte zone mantiene la struttura originale, anche se varie cause hanno determinato un cambiamento considerevole. Vari sono gli edifici d’interesse, sia civili, sia religiosi, di San Salvo. L’economia si basa sull’agricoltura con pescheti, uliveti, vigneti e noccioleti, attività tradizionali, affiancate in tempi recenti da importanti insediamenti industriale e dalla crescita del commercio e del turismo balneare. San Salvo Marina ha un esteso litorale e da qui, a salire verso nord, inizia la Costa dei Trabocchi, macchine da pesca collocate su strutture simili a palafitte, assai diffuse sulla costa. Qui è partita nel 2013 la 7a tappa della corsa rosa con traguardo a Pescara vinta dall’australiano Adam Hansen.

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Procedendo sempre sulla Strada Adriatica n. 16, si passa Vasto, importante città con il nucleo originale, l’antica Histonium romana, che sorge su un rilievo che è pure una sorta di belvedere che abbraccia per una ventina di chilometri la sottostante costa del golfo di Vasto e offre alternanza di arenili e scogliere. Fra i suoi edifici monumentali si propongono la Cattedrale, la chiesa di Santa Maria Maggiore, il palazzo d’Avalos e il castello Caldoresco. Il turismo balneare si propone oramai come attività trainante del territorio ma l’industria manifatturiera è di livello. Sono varie le attività culturali in diversi ambiti. Sono vastesi per nascita il pittore Filippo Palizzi (1818-1899), esponente più noto di una famiglia d’artisti, il poeta, letterato e patriota Gabriele Rossetti (1783-1854) e l’economista, banchiere e accademico Raffaele Mattioli (1895-Roma1973), definito il “banchiere umanista”. Nel 1959 Gastone Nencini, nel 1983 lo spagnolo Edoardo Chozas, nel 1988 lo svizzero Stephan Joho, lo svedese Glenn Magnusson nel 1998 e nel 2000 il russo Dimitri Konyshev sono i vincitori di tappa del Giro d’Italia a Vasto.

La corsa prosegue passando il Lido di Casalbordino e, dopo avere toccato il territorio comunale di Torino di Sangro, giungere a Fossacesia Marina con l’abbazia di San Giovanni in Venere del 13° secolo. Qui è costante il ricordo di Alessandro Fantini (1932-1961), velocista di vaglia vittorioso in tappe del Giro e del Tour scomparso per le conseguenze di una caduta in volata al Giro di Germania.

Qui il tracciato abbandona la costiera adriatica e punta decisamente, svoltando a sinistra, sfiorando gli ambiti comunali di Paglieta, - evocatore d’arrivi ciclistici della Tirreno-Adriatico -, Mozzagrogna, Lanciano, Atessa, per raggiungere lo svincolo di Sant’Onofrio quindi Piane d’Archi, frazione di Archi e la località di Selva Piana. Finora il profilo è piatto e l’altimetria inizia a variare, dolcemente all’insù raggiungendo Guardiagrele, primo traguardo volante di questa frazione, tutta abruzzese. Guardiagrele figura, a ragione, nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia ed è la sede del parco nazionale della Majella. Lo caratterizza una variata storia e un’economia vivace con diverse attività artigianali e di piccola imprenditoria. Nel passato era noto per la realizzazione di campane, il lavoro di maestri del ferro battuto, del rame e orafi. Si allunga su uno sperone che fronteggia il versante orientale della Majella. Fra le varie e pregevoli costruzioni si propone, in prima evidenza, la chiesa romanica di S. Maria Maggiore. Si sale ancora dolcemente verso la località di Bocca di Valle e poi quella di Crocifisso, quindi Pretoro, altro comune fra i Borghi più belli d’Italia, con impianti sciistici nel comprensorio di Passo Lanciano-Majelletta. La chiesa di S. Andrea Apostolo del 1500, unitamente ad altre tipiche costruzioni, è di buon interesse così come l’offerta gastronomica con pasta alla “chitarra” e varie carni arrosto. E qui inizia l’ascesa verso il GPM di 1^ categoria, a Passo Lanciano, quota m. 1310, strada percorsa sovente dalla corsa rosa e dove, nel 2006 fu stabilito il traguardo della tappa n. 8, partente da Civitanova Marche, e vinta per distacco da Ivan Basso che si appropriò anche della maglia rosa che mantenne fino alla conclusione di Milano.

Si passa poi nella provincia di Pescara e, dopo una prima parte della discesa, si giunge a Lettomanoppello con la grotta Sant’Angelo, eremo probabilmente abitato da Pietro da Morrone (1209/1215-1296), diventato Papa Celestino V (papa per solo poco più di tre mesi). La Basilica del Volto Santo, poco fuori l’abitato, d’inizio 1600, è meta di costanti pellegrinaggi perché ospita una reliquia che la tradizione popolare interpreta quale “velo della Veronica”, un tessuto in lino con impresso un volto ritenuto quello di Gesù. Nel settembre del 2006 fu visitata da Papa Benedetto XVI e la chiesa è stata elevata a “basilica minore”. Lettomanoppello è conosciuta anche come il “paese degli scalpellini”e la loro abilità è testimoniata anche da varie opere locali. La discesa, nella Val Pescara, prosegue poi fino a Scafa. Da qui la strada ritorna a salire per San Valentino in Abruzzo Citeriore, comune che vanta il primato d’essere il comune italiano con il nome più lungo e sorge in un punto che consente un’estesa vista della valle in direzione dell’Adriatico. Notevole è il Duomo dei S.S. Valentino e Damiano. Si continua a salire per Caramanico Terme, alla confluenza dei fiumi Orta e Orfento, in tipico ambiente appenninico. Diversi sono gli edifici di culto e civili di specifico interesse con l’attivo stabilimento termale. Il comune rientra nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia. Si giunge poi a Sant’Eufemia in Maiella, borgo sorto nel XIV secolo con la chiesa di San Bartolomeo. Il borgo della vicina Roccacaramanico, in posizione elevata, d’origini medievali, è stato rivalutato e rivitalizzato da una corrente turistica che apprezza le sue specificità.

In vetta, ai m. 1282 di Passo San Leonardo, GPM di 2^ cat., con piste da sci e possibilità di varie attività sportive, s’identifica con lo sfondo della sagoma del monte Amaro. m. 2795, la cima più alta della Majella, si è in provincia di L’Aquila. La discesa conduce a Campo di Giove, nell’antico territorio dei Peligni, è apprezzata località di villeggiatura estiva e invernale, così come Campo di Giove che s incontra, sempre in discesa, cui segue Cansano, con il parco archeologico romano di Ocriticum. Qui ritorna la salita verso il GPM – 2^ cat: - di Bosco di Sant’Antonio, m. 1337, tra belle, incontaminate, faggete, nel territorio comunale di Pescocostanzo.

Si scende dolcemente verso il capoluogo comunale, bella località compresa nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia, ingentilita da molti balconi fioriti, nell’altopiano delle Cinquemiglia, con la sagoma del Monte Calvario che si staglia sullo sfondo. L’assetto urbanistico risente dell’apporto di una consistente colonia di maestranze provenienti dalla Lombardia che portarono soccorso in occasione del terremoto del 1456 che devastò la zona. Tale apporto ha lasciato costante impronta nel tempo nella vita sociale e culturale di Pescocostanzo. Di valore è l’antica Basilica mentre è di notevole suggestione la centrale Piazza Umberto I^ contornata da caratteristici edifici del 1500 e 1600. E’ frequentata località del turismo estivo e invernale .

E’ qui nato nel 1931 il prof. Francesco Sabatini insigne linguista e filologo, già presidente dell’Accademia della Crusca, anche popolare e familiare volto televisivo.

Nel Giro d’Italia 2008 terminò qui la Vasto-Pescocostanzo vinta da Gabriele Bosisio.

Si prospetta quindi Rivisondoli, piccola ma piacevolissima località turistica, sede d’arrivo della 10^ frazione del Giro d’Italia 1970 vinta per distacco da Italo Zilioli che riuscì a mettere alle spalle Franco Bitossi e Marcello Bergamo con Eddy Merckx in maglia rosa. All’indomani avvenne la partenza della Rivisondoli-Francavilla al Mare e nel 2008 altra partenza con arrivo a Tivoli.

Si giunge così a Roccaraso, cittadina storica che ha subito gravi e dolorose perdite di persone e del patrimonio medievale e rinascimentale raso al suolo volutamente durante il secondo conflitto mondiale, trovandosi sulla linea difensiva tedesca “Gustav”. E’ stata insignita della medaglia d’oro al valor militare e ricorda anche la strage avvenuta nella sua frazione di Pietransieri il 21 novembre 1943 dove furono trucidati 128 abitanti, accusati d’avere aiutato i partigiani, furono trucidati dai nazisti.

Roccaraso ha saputo reagire e ha riaffermato la sua vocazione d’ospitalità turistica qualificata, sia estiva, sia invernale, proponendosi fra le più frequentate mete appenniniche richiamando correnti di turisti dalle più importanti città del centro e del meridione d’Italia già dalla fine del 1800, grazie alla ferrovia.

Superato l’abitato di Roccaraso, la corsa affronta la salita verso il traguardo dell’Aremogna, GPM di 1^ cat., a quota m. 1658, un altopiano compreso fra i 1500 e i 1600 metri con abbondanza d’impianti sciistici collegati con altri dei comuni circostanti, mentre in estate è d’attualità la varia ciclabilità fuoristrada.

La corsa rosa ha stabilito con buona frequenza arrivi di tappa a Roccaraso. La prima volta fu nel 1952 con il successo di Giorgio Albani, forte corridore monzese, poi direttore sportivo di punta e quindi direttore di corsa, dall’inizio degli anni 1980, delle corse Gazzetta, scomparso nel 2015. Nel 1953 altro arrivo con vittoria di Fausto Coppi, Albani, secondo, ancora in evidenza e al terzo posto il grande francese Louison Bobet mentre nel 1964 è il belga Walter Boucquet a imporsi. Nel 1976, nel primo arrivo all’Aremogna, il successo per distacco arrise al toscano Fabrizio Fabbri, della Bianchi, con il suo capitano Felice Gimondi in maglia rosa. Un campione, il francese Bernard Hinault, trionfa nel 1980 a Roccaraso centro precedendo Miro Panizza che, nell’occasione, conquistò la maglia rosa che difese fino alla terzultima tappa con lo Stelvio, da Cles a Sondrio, quando Hinault, con una fuga a lunga gittata accompagnato dal fido scudiero Bernaudeau, la indossò vincendo così il suo primo Giro d’Italia. Nel 1987 è Moreno Argentin a imporsi in maglia iridata e, infine, ancora all’Aremogna, nel 2016, vittoria solitaria per il belga Tim Wellens.

 

 

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