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di Giuseppe Figini | 01/06/2019 | 07:46

Nessun dubbio per quello che è stato il “clou” della 19^ tappa, da Treviso a San Martino di Castrozza, la salita finale, continua, seppure con pendenze non cattive, dove i dodici protagonisti della fuga di giornata nata nelle fasi iniziali, sono riusciti tutti a precedere il gruppo dei migliori che si sono soprattutto controllati vicendevolmente.

I battistrada e il gruppo, accomunati dagli applausi degli spettatori di una zona particolarmente vocata alle due ruote, hanno fatto corsa separata, con i fuggitivi che hanno dato fondo a tutte le energie che avevano in corpo, con molteplici rimescolamenti di posizioni, dandosi battaglia lungo la splendida strada del finale all’insù nel magnifico scenario delle Pale di San Martino, come puntualmente ricordato nella cronaca commentata di Paolo Broggi in questo sito.

Il traguardo ha salutato il ritorno alla vittoria del sempre sorridente colombiano Esteban Chaves, accolto dal caloroso abbraccio della famiglia.  A soli 10” uno strepitoso Andrea Vendrame che, su strade che gli sono familiari, ha pagato però un pesantissimo tributo alla sfortuna più nera, una vera e propria jella che lo perseguita – e non solo ieri – che si è presentata in forma di due salti di catena in un momento cruciale, decisivo. Su tuttobiciweb.it Cristiano Gatti ha rappresentato, da par suo, la vicenda – ciclisticamente e umanamente crudele – del bravo corridore veneto.

Oggi è in programma l’ultima recita in linea, con cinque GPM, con il passo Manghen, la quota più alta raggiunta dal Giro 2019 dopo l’annullamento del Gavia e infine l’inedito arrivo a Croce d’Aune-Monte Avena. Poi non restano che i 17 km. a cronometro della tappa conclusiva a Verona.

 

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C’è il ritorno a Feltre, dopo il passaggio del giorno prima con il traguardo volante, per l’ultima tappa in linea, “tappone” alpino in verità, sempre fra Veneto e Trentino-Adige. La città è stata arrivo di tappa del Giro 2000 con Enrico Cassani (Enrico non il c.t. Davide, omonimo…) che anticipò il suo quasi conterraneo Davide Bramati di 1” e con partenze di tappa nel 1964, 2000 e 2011. La città è da sempre importante punto di vie di comunicazione con la struttura urbanistica caratterizzata dalla Cittadella murata sovrastata dal Castello detto di Alboino. Conserva testimonianze architettoniche e storiche di varie epoche con un peculiare patrimonio naturalistico che connota il territorio. Nel cinquecentesco Palazzo della Ragione con loggiato palladiano è di particolare pregio il Teatro de la Sena (Teatro della scena), al primo piano, un gioiellino che è conosciuto anche con la definizione di “Piccola Fenice”.

Il disegno della tappa richiama il percorso della Sportful Dolomiti Race, una fra le più longeve, importanti e pure dure, granfondo, anche a livello internazionale, nata, in origine, come granfondo Campagnolo. E’ rappresentabile come un ampio cerchio tracciato fra splendide montagne da Feltre – partenza - ai suoi quasi immediati dintorni per l’arrivo.

L’itinerario prevede il passaggio da Arten, frazione di Fonzaso, dove è nata la ciclista Lara Vieceli (1993), comune già interessato dal percorso della tappa precedente, e da qui iniziare la salita al GPM di Cima Campo, 2^ cat., quota m. 1425. Sono quasi km. 19 di salita, con pendenza media del 5,9% che supera un dislivello di m. 1115 che parte da Arsié, dalla piana con il lago artificiale del Corlo, creato nel 1954 con la strada esposta al sole per la maggior parte, in ambiente naturale, con malghe, passando per la graziosa frazione di Col Perer, ultimo centro abitato, soprattutto d’estate e da qui la vista spazia a 360 gradi.

Si è passati intanto nella provincia di Trento, con splendida visione del gruppo del Lagorai e delle Dolomiti orientali. Si scende, passando per il Centro Sismologico, a Castel Tesino, nell’omonimo altopiano, parte sud-orientale del Trentino, territorio di pregio naturalistico e meta turistica in ogni stagione con le antiche malghe verso il Passo Brocon e Pieve Tesino, con il Museo Casa De Gasperi che ricorda Alcide De Gasperi nella sua casa natale (1881-Borgo Valsugana 1954), noto statista italiano. Segue Bieno, con l’antica chiesa di San Biagio, Strigno, sede comunale del municipio di Castel Ivano con l’omonimo e imponente Castello del 1200, sotto la catena del Lagorai e giungere a Scurelle, centro della Valsugana, in conca soleggiata e quindi Telve, alla sinistra del fiume Brenta, con il centro caratterizzato da una particolare struttura urbanistica, una sorta di rioni, qui chiamati “cormei” con le chiese di dell’Assunta e di Santa Giustina.

Da Telve ha inizio la salita per il GPM di 1^ cat., a quota m. 2047, di Passo Manghen, dal versante meridionale, quello più lungo, passando per Ponte Salton. Misura km. 18,900 e supera un dislivello di m. 1443 con media al 7,6%. Si è nella Val Calamento, con natura intatta, con strada stretta. Il Manghen fu inserito per la prima volta nel Giro d’Italia 1976, nella tappa Vigo di Fassa-Comano Terme con la vittoria di Luciano Conati, con il passo scalato in salita, con strada allora sterrata, dal versante della Val di Fiemme, l’unica volta fra i vari successivi passaggi, e dove Eddy Merckx patì una profonda crisi, un “jour sans”, per dirla alla francese. 

Si passa nella Val Cadino, sempre in intatto ambiente, per Ponte delle Stue, all’imbocco dell’omonima verdissima valle laterale e quindi continuare a scendere fino a Molina di Fiemme, distesa lungo il torrente Avisio, nel comune sparso di Castello-Molina di Fiemme, nella parte medio-bassa della Val di Fiemme, e Castello di Fiemme, sede municipale, con i due centri, in bella posizione in una conca, entrambi luoghi di villeggiatura, segherie e lavorazione varia del legno, della ceramica e del ferro. Si raggiunge il capoluogo della Val di Fiemme, Cavalese, noto centro ricco di storia e cultura con perduranti tradizioni di rilievo in differenti settori. Fra gli edifici religiosi si segnala, fra altre, la chiesa di San Vigilio. La Magnifica Comunità di Fiemme, istituzione di lungo percorso storico tuttora in essere che sovraintende alla cura del territorio, ha sede, dalla metà del 1800, in un pregevole palazzo risalente in origine al 1300, riportato all’antico splendore, con Torre Civica e facciata affrescata, ospita il Museo Pinacoteca e le testimonianze d’attività legate al territorio. Cavalese, con la sua piacevole struttura abitativa, è frequentata villeggiatura, sia estiva, sia invernale di lunga tradizione, in panoramica posizione. E’, dal 1971, la sede d’arrivo della Marcialonga di Fiemme e Fassa, famosa granfondo con sci di fondo di km. 71 con il record di vittorie – nove – che appartiene a Maria Canins e, in proposito, il tracciato può essere percorso, nella stagione debita, anche in bicicletta.

Il Giro d’Italia ha posto il traguardo di tappa qui nel 1968 con il successo, per distacco, da Claudio Michelotto con un altro trentino, Francesco Moser, che nel 1978 s’impone nella cronometro partente dalla val di Fassa, da Mazzin precisamente, e infine, ancora a cronometro, nel 1997 successo dell’ucraino Sergej Gontchar.

Si risale la Val di Fiemme per Tesero, nel cui territorio è compresa l’Alpe di Pampeago, bello e frequente arrivo di tappe del Giro d’Italia e del Giro del Trentino – ora TotA – e il ricordo della sua frazione Stava dove, era il 19 luglio 1985, un’inondazione di fango dovuta al cedimento degli argini del bacino della miniera di Prestavel, travolse l’abitato di Stava causando la morte di 268 persone. Si giunge poi, nel piacevole panorama locale, a Panchià con il caratteristico “Ponte vecchio” sull’Avisio, cui segue Predazzo, il centro principale dell’alta Val di Fiemme, con esteso territorio e importante snodo di comunicazione fra le valli, luogo di villeggiatura estiva e invernale e di varie attività economiche fra le quali, soprattutto, la lavorazione del legno. E’ sede della scuola alpina della Guardia di Finanza, istituita nel 1920, la prima al mondo, dove sono addestrati i militari specializzati nel soccorso alpino e vivaio di molti agonisti di discipline invernali. Il trampolino per il salto con gli sci, utilizzabile sia in inverno, sia in estate, ha ospitato le massime competizioni mondiali nella specialità.

Da qui inizia la salita, passando per le sue piacevoli località di Bellamonte e Paneveggio con il suo lago artificiale e la “Foresta dei violini” per gli abeti rossi il cui legno è particolarmente ricercato per la realizzazione di casse armoniche per strumenti musicali, la salita al GPM di 2^ cat. del Passo Rolle, a quota m. 1980, una salita classica e frequente della corsa rosa in distensivo panorama. E’ qui che fu aggiudicato l’arrivo d’emergenza, nel Giro 1962, della 14^ tappa, la Belluno-Moena, definita “la cavalcata dei monti pallidi” in presentazione. Il meteo “rispettò”, in negativo, la definizione e  una tremenda bufera di neve - più bianca che pallida - determinò l’arrivo d’emergenza in cima al Rolle con il successo del rosso abruzzese Vincenzo Meco, Ercole Baldini 2^ a 3’27” e Imerio Massignan a ruota. Molti corridori, anche di gran nome, si ritirarono nel corso della tappa.

Superato il passo, si scende e si ritrova l’arrivo della tappa precedente, San Martino di Castrozza, (Castrozza pare provenire dal latino “castrum”, accampamento o rifugio), e ripercorrere in discesa, il versante della salita del giorno prima e quindi, dopo la località di Valmesta, scendere fino a Fiera di Primiero e Mezzano, località inserita fra i borghi più belli d’Italia.

Si entra ancora nella provincia di Belluno, nel comune sparso di Sovramonte, dove è posto il traguardo d’arrivo, passando le caratteristiche località di Ponte Oltra, Sorriva, Servo frazione capoluogo delle molte di Sovramonte, così come ancora quelle di Aune e Croce d’Aune, GPM 2^ cat., quota m. 1015. L’ascesa misura, da Ponte Oltra, km. 11,500  e supera un dislivello di m. 605 con pendenza media del 5,3% e la punta massima, verso fine salita, prima di Aune, del 10%. Si scende poi nel versante feltrino, nell’ambito comunale di Pedavena, e assai prima del piacevole abitato e della nota, antica birreria, al bivio di Via Col Melon, iniziare a risalire per circa km. 7 nella seconda parte dell’omonima salita con media attorno al 7% e raggiungere, in paesaggio montano con malghe e, infine l’arrivo a Croce d’Aune-Monte Avena, nel comune di Sovramonte, con traguardo nel pianoro in località Le Buse, ricercato punto di partenza per la pratica del parapendio. L’ultima salita è classificata GPM di 1^ cat. e arrivo in salita, a quota m. 1225.

Lo scenario del finale presenta un vasto e piacevole altopiano con paesaggi aperti e luminosi sopra la valle che è stata scavata nei millenni dal corso del torrente Cismon. Vi si alternano prati, campi coltivati, abitazioni caratteristiche del luogo e centri, con le varie frazioni. Sono proposte viste e molteplici possibilità d’escursioni nei paesi, i loro dintorni e sulle montagne delle Alpi Feltrine che contornano il comprensorio dove è possibile praticare anche lo sci. Le montagne sono il Pavione m. 2334, il Pavionet m. 2187, il col di Luna m. 2295 e il monte Avena la cui cima s’eleva a m. 1450, cime che sorgono nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.

Il Passo di Croce d’Aune, è già stato percorso dal Giro anche quando era ancora con strada sterrata come nella tappa Lavarone-Pedavena del 1964, vinta dal toscano Marcello Mugnaini. Il dopocorsa fu caratterizzato da vibrate proteste dei corridori, molti dei quali incorsero in cadute e forature, in quantità industriale, soprattutto nella discesa, testimoniate anche dalle riprese televisive e nel “Processo alla tappa” – l’originale – di Sergio Zavoli.

Il Passo Croce d’Aune è entrato nella storia della bicicletta e del ciclismo il 4 novembre 1924 quando, nel Gran Premio della Vittoria, un giovane corridore che partecipa alla gara nella categoria “indipendenti”, Tullio Campagnolo di Vicenza (1901-1983), soffre terribilmente lungo la salita dal versante di Feltre. Il freddo e il fango lo tormentano, così come gli altri, e le mani intirizzite non gli consentono di “girare la ruota” per azionare il rapporto più adatto. Soffre all’inverosimile ma non si arrende, continua e pensa. E’ qui che gli balena l’idea che sperimentata, provata e riprovata nell’officina di ferramenta del padre, lo conduce all’invenzione dello sgancio rapido, primo passo di un succedersi di miglioramenti della meccanica ciclistica con capacità d’innovativa lavorazione e impiego di vari materiali pensati, studiati e realizzati a beneficio della bicicletta e dei pedalatori – e non solo – i cui nomi appartengono alla storia, piccola storia, ma storia, della bicicletta con il marchio Campagnolo.

da Tv Roadbook

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