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PARIS 2024. LA PARITÀ DEI GIOCHI RAGGIUNTA SULLA CARTA O NEMMENO LÌ
di Giulia De Maio | 03/08/2024 | 08:25

Delle polemiche scoppiate ai Giochi Olimpici di Paris 2024 abbiamo già parlato, ma tocca aggiungere un secondo capitolo perchè di “casi” ne sono seguiti altri che meritano una riflessione. Le Olimpiadi di Parigi sono le prime nei 128 anni di storia dei Giochi moderni a raggiungere la parità di genere tra gli atleti in termini di numeri e rappresentazione, con lo sport femminile che ha ricevuto più spazi in prima serata per contribuire ad aumentare la sua visibilità ma qualche sfondone dimostra come il sessismo e gli stereotipi vanno combattuti in modo strutturale con un lavoro di consapevolezza e formazione in modo trasversale e non solo nel periodo olimpico.

Riavvolgiamo il nastro citando giusto un paio di episodi, i più eclatanti. Dopo l’oro nella staffetta 4x100 stile libero della squadra femminile australiana (il quarto consecutivo ai Giochi), di fronte ai normali festeggiamenti delle nuotatrici, il commentatore inglese Bob Ballard se ne è uscito con la battuta: “Si staranno dando l’ultimo ritocco, lo sapete come sono le donne... se ne stanno in giro a rifarsi il trucco”. La reazione della co-commentatrice Lizzie Simmons è stata immediata: “Scandaloso”. Il video fa in breve il giro dei social e nel giro di poche ore Eurosport rimuove Ballard dall'incarico olimpico.

Qualche giorno dopo è il flash sul sito de La Repubblica a lasciare basiti: “Italia oro nella spada squadre, francesi battute in casa. Le 4 regine: l'amica di Diletta Leotta, la francese, la psicologa e la veterana”. Invece di limitarsi a scrivere il nome e cognome delle campionesse azzurre, vale a dire Alberta Santuccio, Giulia Rizzi (che avevo visto in lacrime dopo l'individuale nel giorno dell'argento di Ganna nella cronometro, ricordate?), Rossella Fiamingo e Mara Navarria, il titolista di uno dei quotidiani più letti nel nostro Paese punta su caratteristiche che neanche Lercio per strapparci un sorriso. Immaginate di vincere una medaglia d'oro alle Olimpiadi e di essere ridotte all'amica di o alla fidanzata di (Gregorio Paltrinieri in questo caso) perchè lo step successivo per la Fiamingo ovunque è stato quello. Nessuno che abbia scritto “Bronzo per il compagno della spadista Fiamingo” per il nuotatore sul podio in tre Olimpiadi. I commenti dei telecronisti e dei giornalisti - la maggior parte uomini – vanno di pari passo con le riprese. È stato direttamente il capo dell’Olympic Broadcasting Services (OBS), Yiannis Exarchos, responsabile della copertura televisiva delle Olimpiadi, a sollevare il problema che si presenta a ogni evento sportivo internazionale. «Purtroppo, le donne vengono ancora filmate in un modo che consente di identificare che gli stereotipi e il sessismo permangono, anche dal modo in cui alcuni operatori di ripresa inquadrano in modo diverso gli atleti uomini e donne» ha spiegato ai giornalisti a Parigi Exarchos. Le linee guida per gli operatori di ripresa, la maggior parte uomini, sono state aggiornate in questo senso ma ovviamente non è abbastanza. «Le atlete non sono lì perché sono più attraenti o sexy o altro. Sono lì perché sono atlete d’élite» ha continuato il direttore esecutivo dell’OBS. Concetto che evidentemente è stato passato anche agli operatori ma non basta. Il problema sono infatti proprio i bias (pregiudizi) inconsapevoli, con gli operatori di ripresa e i montatori televisivi che tendono a mostrare più primi piani di donne che di uomini, dettagli dei corpi, rischiando di oggettificare quelli femminili.

Ovviamente non faccio di tutta l'erba un fascio, ho colleghi sensibilissimi e se io sono inviata ai Giochi Olimpici lo devo a un uomo, il direttore di tuttoBICI che ha sempre premiato i giornalisti meritevoli, senza alcun riguardo al genere. Nella mia vita professionale mi sono capitate anche situazioni in cui al contrario si voleva dare a tutti i costi spazio ad una voce (o un bel viso) femminile piuttosto che a una maschile, indipendentemente dai titoli e dal curriculum evidentemente inferiori. Anche questo mi indigna. A parte questi casi eclatanti in cui non viene preso il merito come discrimine, la realtà dei fatti è che troppo spesso nelle redazioni si trovano giornalisti anche bravi costretti a lavorare di fretta e giovani stagisti che sottopagati e sotto pressione commettono gaffe o peggio errori che costano caro. La base, per tutti, dovrebbe essere la miglior preparazione possibile (e alle Olimpiadi è molto difficile che si possa conoscere nel dettaglio tutti gli sport in gioco) e il rispetto per le persone (atleti compresi) quando si raccontano le loro storie. Il viaggio di ognuno per essere arrivati fin qui lo pretende.

foto Luca Pagliaricci CONI

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