Sabato 11 ottobre 2025, Giro di Lombardia. Dopo 236,7 km dalla partenza di Como e a 4,3 dall’arrivo di Bergamo, Tadej Pogacar pedala leggero verso il traguardo. Ha 1’28” di vantaggio su Evenepoel e più di 2’ sugli altri inseguitori. La Città è alta, lui altissimo. La maglia iridata, il dorsale 1, l’andatura superiore, il ritmo divino.
Ma è un uomo, Pogacar. Si alza sui pedali, si siede sulla sella, estrae la borraccia, beve un sorso di acqua, poi individua un bambino tra la folla alla sua destra, gli lancia la borraccia con la precisione di chi va delicatamente a punto nel giocare a bocce. La borraccia rotola dolcemente fra le mani del genitore del bambino, poi diventa patrimonio del bambino. E Pogacar vola sempre più leggero.
Il bambino si chiama Tommaso Ratti, suo padre Elia Ratti, suo nonno Mario Ratti. Tutto nasce da qui, da lui, dal nonno. Mario ha un panificio a Villalvernia, ai piedi della salita che conduce a Castellania, cioè a Coppi, Fausto Coppi. Quel panificio è uno scrigno di sapori antichi, non solo per il pane, la focaccia, i cornetti, i baci di dama, ma anche per le memorie, i ricordi, le testimonianze, i racconti. Castellania e Villalvernia, così come Carezzano e Cassano Spinola, Guacciorna e Costa Vescovato, narrano la storia di Coppi, Fausto ma anche Serse, attraverso Ettore Milano e Sandrino Carrea, Biagio Cavanna e Pierino Zanelli, la Siof e la Bianchi, la Milano-Castellania e il Giro d’Italia, fra trionfi e tragedie, fra un funerale di massa e i 2 gennaio di messe. Mario Ratti era amico di Sandrino Carrea: ed è tutto dire.
Così, quando il piccolo Tommaso torna a casa con la borraccia di Pogacar, sembra che un altro cerchio perfetto si sia chiuso. I cinque Lombardia di Coppi e i cinque di Pogacar. Il passaggio della borraccia da Coppi a Bartali (o da Bartali a Coppi) e quello da Pogacar a Tommaso. E la bicicletta (e il ciclismo), ancora, sempre, come una penna stilografica che scrive sulla strada asfaltata. Storia e geografia, romanzo e poesia, in questo caso una fiaba.
Adesso Tommaso avrebbe un sogno: incontrare Tadej. Magari proprio il 2 gennaio. A Castellania si ricorderà Coppi nel giorno della sua ultima tappa terrestre. E Pogacar, che sa stupire il mondo non solo in operazioni agonistiche ma anche in azioni umane, potrebbe magicamente apparire.
Com’è bello, sognare. Vero, Tommaso?