Sono passati pochi giorni dallo stop imposto ai freni a disco dopo l’incidente accorso ad un corridore della Movistar durante la Roubaix e al di là del clamore per la notizia, mi domando se mai ci sia stata nell’ambiente professionistico una vera convinzione riguardo l’introduzione dei freni a disco.
Mi sembra che il clima intorno ai freni a disco sia stato sempre un po’ tiepido e certamente la maggior parte degli interrogativi che ne limitavano l’utilizzo non hanno trovato una risposta.
Non sono un patito dei freni a disco e certamente non ne sento il bisogno su una bici da corsa. La risposta? Semplice, si chiama Direct Mount!
Il sistema di frenata tradizionale che avviene tramite un piccolo pattino che entra in contatto con la pista frenante del cerchio è universalmente riconosciuto come il più pratico, soprattutto durante le corse, vista la semplicità con cui si effettuano i cambi ruota.
Nel sistema Direct Mount, i freni sono semi-integrati e sono fissati al telaio tramite due assi, invece che uno come nello schema classico. Questi assi sono vincolati e compresi strutturalmente nello stelo della forcella e consentono che il corpo freno abbia una distanza molto contenuta dalla forcella stessa. Il risultato?
Una frenata più potente, più modulabile, più precisa, più…, più… e ancora più.
Credetemi, con un sistema come questo, il problema del freno a disco nelle competizioni stradali potrebbe essere superato. Affidare la frenata al disco comporta una serie di cambiamenti strutturali che rendono per ora la bici più pesante e meno agevole da utilizzare nelle competizioni. Inoltre, il Direct Mount, così vicino e integrato alla forcella, risolve anche il discorso dell’aerodinamicità (seppur di poco), senza dover ricorrere a strani sistemi che spesso si dimostrano complicati in caso di manutenzione.
Ho provato diverse bici allestite con il Direct Mount e mi capita ancora di trovarne alcune montate con il classico schema e la differenza si sente e come. Oltre alla potenza pura che potrebbe essere di poco superiore, quello che migliora sensibilmente è la modulabilità della frenata, soprattutto con i cerchi in carbonio di ultima generazione.
Il sostanziale aumento della rigidità di questo nuovo standard elimina gran parte delle flessioni e rende la frenata pronta e più sincera in ogni circostanza. L’avantreno beneficia maggiormente di questo nuovo stato e mette più a frutto la rigidità delle forcelle. Per ultimo, ma non meno importante, il Direct Mount una volta regolato con una chiave brugola non deve più essere centrato perché non si sposta mai!
Per chi desidera provare nuove sezioni di pneumatici, vi assicuro che, foderi permettendo, il Direct Mount consente il montaggio di copertoncini o tubolari fino al 30.
Shimano per ora è leader incontrastata per questa tipologia di freno e ne riconosce, grazie anche alla grande approvazione dei pro, i grandi pregi.
Vi ho parlato solo di pregi poiché obiettivamente di difetti non ce ne sono. Tutto rimane quasi invariato, e grazie a pattini più performanti come i recenti SwissStop FalshPro Black Prince la frenata sui cerchi in carbonio di nuova concezione diventa superba sull’asciutto e apprezzabile sul bagnato.
Il freno a disco rimane imbattibile nella Mtb, nel ciclocross, nel Gravel, nell’uso cicloturistico e sulla bici da strada per ora solo in discesa. Le bici da strada (almeno quelle dei professionisti) per i dischi rimangono ancora un tabù.
Giorgio Perugini