Ho seguito alla lettera quello che suggerisce l’autore: e ho cercato le mie biciclette. La prima, piccola, rossa, da bambino (Gerbi), quella ereditata da mio fratello maggiore (Ceriz), poi senza rispettare l’ordine cronologico, sono volato da una all’altra (Olmo, Schwinn, Colnago, Sedazzari, Trek, Doniselli…), pedalando avanti e indietro nel tempo, fra telai da città e da corsa, fughe e inseguimenti, casa-lavoro-casa prima che si chiamasse “bike to work”, una mountain bike (Liotto), una city bike (Scout) e perfino un tandem (Taurus) con cui accompagnare mia figlia a scuola prima che si chiamasse “bike to school” (lei se ne vergognava finché un’amica la scoprì ed esplose il salvifico “figo!”).
Si intitola “Biciclette del mondo”, lo ha scritto Sergio Pilla e pubblicato Magenes (244 pagine, 25 euro): è il libro che elenca “tutti i marchi dalla A alla Z, dal velocipede al telaio in titanio”, date di nascita (quando possibile), luoghi di provenienza, note storiche, caratteristiche tecniche, corridori, campioni, sedi e, qua e là, i marchietti. A volte i cenni sono telegrafici, altre volte corposi. Il risultato di ricerche su libri e cataloghi, per mercatini e su Internet, anche da una panchina della Villa Reale di Monza, osservando ed eventualmente fermando e intervistando il possessore di un modello fino a quel momento sconosciuto.
E così, consultando “Biciclette nel mondo”, ho scoperto che la Gerbi era fabbricata a Milano in corso Indipendenza, che la Ceriz (CEsare RIZzato) è un marchio nato nel 1921, che la Olmo non viene più prodotta a Celle Ligure ma a Magliano Alpi nel Cuneese, che la Schwinn era stata usata da Major Taylor campione del mondo nel 1896, che la Colnago prima dell’asso di fiori come marchio aveva un’aquila, che la Trek deriva dalla parola afrikaans che vuole dire viaggio, che la Doniselli si era specializzata nel produrre bici personalizzate per poliziotti e vigili milanesi, per il Comune di Torino e le Poste Italiane, che la Liotto è sempre stata un’azienda vicentina familiare e artigiana, che la Scout è soprattutto un grossista rivenditore, che la Taurus sorse addirittura nel 1906 a Milano.
Nessuna traccia della Sedazzari, figlia di una storica ditta genovese. Ma sono certo che Pilla rimedierà. Lo ha promesso nella prefazione: “Se non la trovate, scrivetemi, e magari alla prossima edizione ci sarà anche lei”. Ci conto.