Questa è la storia di un ragazzo che vuole essere felice «perché ho imparato molto presto che la vita è fragile e delicata, come tutte le cose belle e preziose». Ci sono tanti modi di diventare corridore, e quello di Bas Tietema è diverso da tutti.
Bas è nato a Zwolle, una bella città dell’Olanda alla confluenza di molti canali, un posto con molta storia, una torre alta 75 metri e moltissime chiese gotiche. C’è anche - in quella che una volta era una prigione - uno dei primi cinquanta ristoranti del mondo, un tre stelle Michelin, il De Librije, dove lo chef Johnnie Boer è diventato famoso per certe polpette di carne. Bas aveva già due sorelle, Merel e Jasmijn. E quando non aveva ancora cinque anni, è nata anche Iris. «Ha la sindrome di Down, e da quel momento la nostra mamma ha dovuto prendersi cura di lei». Quando Iris era piccola, si è ammalata di leucemia. «Questo ha avuto un impatto enorme sulla situazione familiare: mio padre ha un franchising di una catena di caffè, Kaldi, ma i miei dovevano andare tutti i giorni all’ospedale di Iris». Bas rimaneva a casa, e stava davanti alla tivù. «Guardavo il calcio e soprattutto il ciclismo. Mi innamorai della Parigi-Roubaix e del Tour de France». Quando poteva andare a giocare a pallone con i suoi amici. «Forse avrei fatto il calciatore, ma un infortunio mi costrinse a smettere. Così sono diventato un corridore». Intanto, dopo lunghe cure, Iris vinse la sua battaglia con la leucemia.
Capirete come mai il sogno della vita di Bas sia «avere buona salute». L’altro è tornare a casa tutte le volte che può per stare con Iris, «lei porta sempre felicità». Ai quasi dodicimila follower che ha su Twitter Bas racconta spesso della vita con sua sorella, e delle sue avventure. Iris non è mai triste quando suo fratello esce per andarsi ad allenare o a fare qualche gara, «però tutte le volte che mi vede uscire mi dice stai attento, abbi cura di te». Quando Bas corre in Olanda, Iris lo segue, «è la mia più grande tifosa». Suo fratello intanto è diventato un corridore vero, e sempre più spesso va a correre lontano. Rik Verbrugghe lo aveva voluto nella squadra B della Bmc, adesso Bas è passato alla BEAT Cyclin Club, una Continental olandese. Va forte soprattutto a cronometro, e ha un debole per le classiche del nord, «il sogno della mia vita?, aaaaaaah, domanda complicata, parlando di ciclismo spero di essere con i migliori del mondo nel finale della Roubaix, una corsa che piace davvero molto, ma in generale il mio sogno è di divertirmi in quello che faccio». Da juniores ha vinto undici corse, e nel 2014 è arrivato terzo alla Roubaix espoirs, dopo appena tre anni di ciclismo. «Quest’anno spero di fare bene nel finale delle classiche, nelle Fiandre, e di ottenere qualche buon risultato».
Negli anni del boom degli olandesi che puntano ai grandi giri, Tietema fa ancora una volta eccezione. «Non penso che Dumoulin sia strafavorito per il Giro d’Italia, ma è uno di quelli che correranno per vincere. Nelle sue gambe ha un grande vantaggio a cronometro che può sfruttare nelle tappe di montagna. No, non ho mai avuto un eroe nel ciclismo, o qualcosa del genere. Ho enorme rispetto per quello che hanno fatto alcuni corridori del passato ma non puoi essere un eroe soltanto perché vai forte in bicicletta. Le storie che hanno un impatto su di me sono altre. Per esempio quella di Gino Bartali, che salvò tantissimi ebrei in tempo di guerra».
Tietema si definisce «un orgoglioso amante della vita», e la sua storia personale gli ha insegnato a godere di ogni momento. «Le vicende di doping mi hanno stufato. Ancora doping, sempre doping, ogni volta scopriamo qualcosa di nuovo. La gente dice che questa generazione è molto migliore, lo spero ma ancora ne dubito. L’unica cosa che riesco a fare nel mio piccolo è correre in bici meglio che posso, più forte che posso senza doping nè roba del genere, questo posso fare. La salute è troppo importante per giocare con i farmaci. E non è barando che puoi essere felice».
Alessandra Giardini