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GIRO D'ITALIA 2022. TANTE INSIDIE SULLE COLLINE DI TORINO
di tuttobiciweb | 21/05/2022 | 08:10

Comincia oggi il terzo weekend del Giro d'Italia con una tappa breve ma molto intensa, che non concede un momento di respiro. Il dislivello complessivo della Santena-Torino, se rapportato ai 147 chilometri da affrontare, è paragonabile a quello di un tappone alpino.

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I primi chilometri da Santena fino ai piedi della prima salita sono gli unici pianeggianti. In seguito, si scala il versante di Rivodora di Superga e si entra in un circuito di 36,4 km da percorrere due volte. Si scalano in rapida successione la Collina di Superga e il Colle Maddalena. La prima presenta 5 km sempre attorno al 10% con punte del 14%, la seconda, molto più breve, si snoda su una strada dentro il bosco a carreggiata ristretta con pendenze che raggiungono il 20%. Discesa impegnativa fino all’arrivo.

Dal secondo scollinamento del Colle Maddalena si scende fino a Valsalice con alcuni tratti impegnativi tra le case per risalire con pendenze elevate fino al Parco del Nobile. Ultimi 4 km tutti in discesa mediamente su strada ristretta.

ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO

La quattordicesima tappa prende il via da Sàntena, comune della Città metropolitana di Torino, situato in pianura a circa 25 chilometri dal capoluogo, in un crocevia di strade che ne favorì la civilizzazione fin dall’antichità: sono stati ritrovati resti risalenti all’epoca dell’imperatore Antonino Pio, II secolo d.C.

Santena lega la sua storia, a partire dal tardo Medioevo, a quella dei Savoia. Il più grande dei politici sabaudi, artefice dell’Unità d’Italia, Camillo Benso conte di Cavour, è sepolto qui, nel luogo che costituiva una delle residenze predilette dalla sua famiglia. A custodire e celebrare la memoria dello statista è oggi il Polo Cavouriano, comprendente il Castello Cavour, uno dei più importanti del Piemonte (trasformato in Memoriale), la tomba e un ampio parco. Santena è famosa anche per la produzione di asparagi: negli ultimi anni sta assumendo un ruolo sempre più importante nell’enogastronomia, sia per le aziende internazionali che vi hanno sede, sia in quanto capofila del futuro Distretto del Cibo.

Il tracciato della corsa lascia Santena per percorrere l’unico breve tratto pianeggiante di questa tappa. Si seguono poi le ondulazioni collinari dei comuni, piccoli ma ricchi di storia, di Riva presso Chieri, dove sorge la casa natale di san Domenico Savio, allievo prediletto di san Giovanni Bosco, Arignano, sormontata dalla sua Rocca, e Andezeno, dotata di alcune pregevoli chiese.

La pendenza aumenta salendo verso Sciolze, piacevolmente arroccata su un collina, e nella successiva discesa su Gassino Torinese, nota per il suo marmo. Si attraversa quindi Sambuy, frazione di San Mauro Torinese, comune ormai alle porte del capoluogo, sulla sponda opposta del Po, dove spicca la chiesa di Santa Maria di Pulcherada, in posizione elevata nel borgo antico della città. Non è ancora il momento di puntare verso Torino, bensì di arrampicarsi verso il primo GPM di giornata, situato a 567 m (poco meno di 350 di dislivello) in località Il Pilonetto.

Superato il GPM, il tracciato scende verso Valle Ceppi, frazione di Pino Torinese. Questo comune è soprannominato “il paese delle stelle” per la presenza dell’Osservatorio Astrofisico di Torino, adagiato su una collina a 620 metri di altezza. Il gruppo, però, corre più in basso, entrando a Chieri, città di riferimento del circondario a est di Torino, con i suoi circa 35.000 abitanti. Notevole il suo centro storico di origine medievale, ricco di palazzi e archi di epoca barocca e settecentesca. Spiccano il Duomo del Quattrocento, dedicato a Santa Maria della Scala, e le chiese di San Domenico e San Giorgio. Chieri è anche sede del Museo Martini di storia dell’Enologia.

Si esce da Chieri in direzione ovest, puntando verso il capoluogo: si attraversa una prima volta Pecetto Torinese (dove torneremo più avanti), quindi si sale verso la propaggine collinare di Torino, entando nei suoi confini comunali a partire dal Parco della Rimembranza. Noto anche come Parco della Maddalena, è un vasto giardino pubblico cittadino della collina di Torino, situato ai piedi della vetta del Colle della Maddalena. Si estende su oltre 90 ettari e ospita più di 21.000 alberi. Fu voluto da Vittorio Emanuele III per ricordare i caduti torinesi nella Prima guerra mondiale.

Qui comincia il circuito che costituisce il cuore di questa tappa. Il suo percorso inizia scendendo verso le località Quadrivio Raby e Valsalice, poi torna a salire raggiungendo il Parco del Nobile, un’ampia area verde dotata di boschi, prati e fattoria didattica, agevolmente raggiungibile dal centro città.

Il gruppo scenderà quindi verso corso Moncalieri, l’ampia arteria che costeggia la riva orientale del Po. Siamo ormai nel pieno dell’abitato di Torino. I corridori punteranno verso il traguardo volante situato in corrispondenza del Monumento a Fausto Coppi, a poca distanza dal Motovelodromo intitolato al Campionissimo. Il monumento è stato inaugurato nel 2002 ed è il più grande d’Italia fra i tanti dedicati a Coppi. Consiste in una spirale di bronzo alta 11 metri, che sale al cielo attorno a una montagna, culminando in una sagoma del cinque volte vincitore del Giro.

Superato il traguardo volante, il percorso torna a puntare verso le colline. Dalla Stazione Sassi comincia l’ascesa verso Superga, fino a 655 m di altitudine: lì è collocato il secondo GPM di giornata. Antico punto strategico di osservazione su Torino, dal quale si gode di uno straordinario panorama sulla città e sulle Alpi intorno, che nei secoli ha stregato grandi artisti e scrittori, Superga è nota per la sua basilica, eretta all’inizio del XVIII secolo, su progetto di Filippo Juvarra, per celebrare una vittoria militare dei Savoia sui francesi.

Superga è anche un luogo caro, seppure per tragici motivi, agli sportivi italiani, perché lì si schiantò, nel maggio 1949, l’aereo che trasportava il Grande Torino, una delle più forti squadre di calcio di tutti i tempi. Alle vittime del disastro è dedicato un memoriale nei pressi della basilica.

Dopo Superga, il circuito esce momentaneamente dai confini di Torino, scendendo su Pino Torinese e quindi Pecetto Torinese. Inizia la salita verso il Colle della Maddalena. Sulla strada, in territorio di Pecetto, si transita nei pressi dell’Eremo dei Camaldolesi, un ex convento fatto costruire all’inizio del Seicento dai Savoia come ex-voto per la cessazione di un’epidemia di peste (oggi rimane poco dell’edificio originario).

Il Colle (o Bric) della Maddalena, con i suoi 715 metri, è la vetta più elevata delle colline torinesi. Reperti archeologici attestano la presenza di tribù celtiche in quest’area fin dal V secolo a.C. I Romani ne fecero un avamposto strategico con vista su Torino. Con l’arrivo dei frati domenicani (XIII secolo) il Colle fu dedicato al culto di Maria Maddalena. L’intera area rimase quasi selvaggia finché, nel 1925, Vittorio Emanuele III volle, come detto, la creazione del Parco della Rimembranza.

Il gruppo salirà fino a quota 698 metri, dove è previsto il terzo GPM di giornata. Quindi inizia il secondo giro del circuito, in cui si ascende nuovamente a Superga e alla Maddalena (quarto e quinto GPM).  Dopo la seconda salita alla Maddalena, si riprende la prima parte del circuito: Parco della Rimembranza, Quadrivio Raby, Valsalice, tagliando il secondo traguardo volante di giornata al Parco del Nobile. Si è ormai in dirittura d’arrivo: il traguardo di tappa è in corso Moncalieri.

Torino, capoluogo del Piemonte, è una delle città più importanti d’Italia. La sua caratteristica struttura urbana a scacchiera, che ne rivela l’origine romana (Augusta Taurinorum era il suo nome), presenta ampi viali che s’intersecano, adornati da edifici di pregio sia civili sia religiosi, nel centro urbano e nei quartieri più periferici, fino alle circostanti colline.

La lunga storia di Torino si lega strettamente, dal tardo Medioevo in avanti, a quella della dinastia Savoia, che ne fece la capitale del proprio Stato, dapprima ducato, poi regno. Rivestì così un ruolo di primaria importanza nel processo di formazione del Regno d’Italia. Torino fu infatti la prima capitale del neonato Regno, proclamato il 17 marzo 1861, fino al 1865, quando la capitale fu trasferita a Firenze (per poi, nel 1870, trovare collocazione definitiva a Roma).

Dall’inizio del Novecento, Torino ha conosciuto un intenso processo di industrializzazione attorno al polo automobilistico della FIAT. A testimonianza dell’epoca rimangono il Museo dell’Automobile e l’area dei vecchi stabilimenti FIAT del Lingotto, ora riconvertiti in spazi espositivi e commerciali. Nel Duomo del XVI secolo è conservata la Sacra Sindone, un lenzuolo di lino sul quale è visibile l’immagine di un uomo, identificato dalla tradizione cristiana come Gesù di Nazaret.

Sulla città svetta la Mole Antonelliana, possente edificio in muratura alto 167 metri, inaugurato nel 1888 e oggi sede del Museo nazionale del cinema. Torino è detta “la città dei quattro fiumi”: è infatti attraversata dal Po (il più importante), dalla Dora Riparia, dal Sangone e dallo Stura di Lanzo. Lungo i corsi di questi fiumi si trovano diversi “parchi fluviali”, ovvero aree verdi comunali che circondano le sponde dei corsi d’acqua. Tra i parchi attraversati dal Po vi è anche il Parco del Valentino, all’interno del quale sorge il Castello del Valentino, eretto alla metà del XVII secolo sul modello dei manieri francesi.

Piazza Castello, progettata nel 1584, è il cuore della città, sul quale si affaccia Palazzo Madama, uno dei simboli dell’architettura torinese. Fu la prima sede del Senato del Regno d’Italia. In Piazza Castello sorgono anche la sede della Regione Piemonte, la caratteristica chiesa di San Lorenzo e il grande Palazzo Reale, che fu la reggia dei Savoia nei primi anni dell’Italia unita, con gli annessi giardini.

Piazza San Carlo, altra nota e pregevole piazza torinese, è collegata a Piazza Castello dall’elegante direttrice di Via Roma, con i suoi caratteristici portici. A poca distanza si trova il Museo Egizio, considerato, per valore e quantità dei reperti, il più importante al mondo dopo quello del Cairo. A pochi chilometri dal centro cittadino, sorgono la Palazzina di Caccia di Stupinigi, la Reggia di Venaria Reale e il Castello di Rivoli, sede del prestigioso Museo d’Arte Contemporanea.

La cucina torinese vanta una lunga e raffinata tradizione. Grande l’uso di verdure, carni, formaggi insostituibili ingredienti per ricette raffinate e saporite. Gli antipasti fanno la parte da leone: dal vitello tonnato alle acciughe al verde passando dalla carne e pesce in carpione a piatti più delicati come i flan di verdure e ai tomini, piccoli formaggini freschi.

Come primi piatti, spicca la “bagna caôda”, antica ricetta contadina a base di salsa con olio, acciughe e aglio dove si intingono verdure crude e bollite, gli agnolotti, gli gnocchi e i risotti e come secondi, il bollito misto, i brasati e il fritto misto. Sulla tavola non mancano mai i grissini e i formaggi, la cui lista è infinita e deliziosa: dalle robiole alle tome, dai tomini ai paglierini di consistenza soda o pastosa.

L’industria dolciaria torinese vanta l’invenzione dello zabaglione (tuorli d’uovo sbattuti con lo zucchero e il Marsala), le bignole, delicati e irresistibili fagottini coperti di glassa, il cioccolato con l’iconico giandujotto, ottenuto impastando il cioccolato con la farina di nocciole tostate, i cremini, gli alpini al liquore, le praline e altre delizie. Che il Piemonte sia terra di grandi vini è risaputo: tra i rossi più noti il Barolo, il Barbaresco, il Barbera, il Nebbiolo, il Dolcetto e tra i bianchi l’Arneis, il Gavi e il Malvasia. Ma che la provincia di Torino sia custode di altrettanti grandi vini è meno noto. Il territorio intorno a Torino è patria di un’importante e antica tradizione vitivinicola, che produce ben 25 vini DOC. Tra questi il più torinese di tutti è il Freisa, un vino rosso rubino, leggermente mosso, prodotto nella zona di Chieri e nella vigna urbana accanto a Villa della Regina.

Torino vanta un altro primato: l’aperitivo. Conosciuto in tutto il mondo, il Vermouth è nato a Torino nel 1786. Per la sua ricetta si utilizzano il Moscato del Piemonte e i vini corposi del Sud, con estratti e infusioni di circa 30 erbe aromatiche.

da TvRoadbook

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