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GIRO D'ITALIA 2021. UNA TAPPA PER ATTACCANTI
di Giuseppe Figini | 15/05/2021 | 08:20

La carovana del Giro parte dalla Puglia, da Foggia, il punto più a sud dell’edizione n. 104, affrontando una tappa con altimetria assai mossa, attraverso gli Appennini, per strade interne, con destinazione la Campania.

E’ quella che si suole definire “tappa per attaccanti” con una distanza contenuta, km. 170, in zone non abituali per la corsa rosa ma con vari motivi d’interesse paesaggistico e  non solo.

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Foggia, capoluogo di provincia con 150.000 abitanti circa, è, al centro del Tavoliere delle Puglie, la più vasta pianura dell’Italia centro-meridionale, attraversato da vie di comunicazioni su di essa convergenti. La città presenta un aspetto moderno per la ricostruzione seguita eventi tellurici e bellici qui registrati nel tempo. E’ comunque indicativo della sua storia il nucleo centrale cittadino. Il nome deriva da “fovea”, la cisterna, dove era conservato il grano, prodotto principe della fertile pianura della zona. La città è sede dell’importante Fiera internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia. Nel suo territorio sono comprese pure varie attività industriali.

Il maggior monumento cittadino è la Cattedrale, eretta nel XII^ secolo, più volte modificata. La chiesa della Beata Maria Vergine Madre di Dio Incoronata, presso l’omonima frazione cittadina, è da oltre un millennio meta del turismo religioso. Sono comunque molte le chiese d’interesse in città. D’interesse sono anche il Museo Civico, il teatro Umberto Giordano dedicato al compositore nativo di Foggia (1867-Milano 1948), e la vastissima Villa Comunale, parco urbano con imponente pronao.

Fra vari personaggi qui nati si possono ricordare l’eclettico – per eccellenza - Renzo Arbore (1937) e i suoi amici e sodali Mario Marenco (1933-Roma 2019), architetto e attore comico e Gegé Telesforo (1961), musicista-conduttore e Pino Zaccheria (1901-Tirana 1941), militare e giocatore di basket al quale è dedicato lo stadio comunale dove giocano i “Satanelli” del Calcio Foggia.

Il Giro d’Italia è arrivato qua nel 1924 con successo di Federico Gay, 1926-28-29-33 poker di Alfredo Binda mentre nel 1932 primo fu Antonio Pesenti, 1937 Gino Bartali, 1947 Mario Ricci, 1951 Giovanni Corrieri, 1962 l’olandese Humbertus Zilverberg, 1972 Wilmo Francioni, 1974 Franco Bitossi,  il belga Rik Van Linden 1977, 1977 Luciano Borgognoni, 1984 Francesco Moser, 1985 Stefano Allocchio e, infine, nel 1999 il lettone Romans Vainsteins.

La corsa punta su Lucera, importante e storico centro dell’antica Daunia, su un colle che domina il sottostante Tavoliere, connotata da storia notevole e sempre riferimento continuo per il territorio circostante, in fertile zona agricola con olivi, viti e ortaggi, attività commerciali e industrie, soprattutto alimentari, meccaniche e di materiali da costruzione. L’articolata storia ha visto al proscenio i Longobardi, i Bizantini, i Normanni, gli Svevi e, anche in seguito, teatro di varie vicende militari.

Lo spazioso anfiteatro romano, il Castello di Federico II, possente fortezza sveva-angioina con mura di metà 1200, che occupa l’area dell’antica acropoli, il pregevole Duomo, con la coeva chiesa di San Francesco, il Museo Civico e altre costruzioni di differenti epoche nella parte centrale, sono il patrimonio cittadino, senza dimenticare il prelibato e gustoso versante enogastronomico.

Il Giro d’Italia del 2001 ha proposto qui un arrivo con la vittoria del tedesco Danilo Hondo e successiva partenza mentre nel 2010 la Lucera-L’Aquila, con una fuga-fiume, rivoluzionò la classifica.

La tabella di marcia prosegue proponendo gli svincoli di Alberona, Motta Montecorvino, Volturara Appula e San Marco la Catola, lungo la strada di fondovalle, fra coltivazioni, con gli abitati che si trovano sulle alture circostanti.

Lo stesso, in pratica simile, paesaggio si propone dopo il passaggio in provincia di Campobasso, superando gli svincoli di Gambatesa, di Monacilioni e Campopietra prima dell’entrata in Campobasso, primo traguardo volante di giornata, città capoluogo provinciale e regionale, con 48.000 abitanti, situata a poco più di quota settecento metri, fra i fiumi Biferno e Fortore. L’origine è probabilmente longobarda e nel centro storico spiccano la chiesa di S. Leonardo del 1200, il Castello di Monforte del 1400, la neoclassica cattedrale della Santissima Trinità, il Palazzo Municipale, unitamente a diversi altri motivi, come la centrale Piazza della Prefettura, presenti nel tessuto urbano cittadino. E’ sede d’attività industriali di trasformazioni di prodotti alimentari e di servizi amministrativi pubblici con settori artigianali di tradizione come quello dei coltelli e forbici, di ceramiche e di terrecotte.

Fra i nativi si propongono Tony Dallara, Antonio Lardera all’anagrafe (1936), Fred Bongusto (1935-Roma 2019), cantanti di successo e l’attore Alberto Bonucci (1918-Roma 1969).

Le tappe del Giro a Campobasso sono numerose, a iniziare dal 1913 con Costante Girardengo, 1927 Alfredo Binda, 1934 il belga Félicien Vervaecke, 1936 Olimpio Bizzi, 1937 Cesare Del Cancia, 1950 Fiorenzo Magni, 1956 il lussemburghese Charly Gaul, 1960 lo spagnolo Miguel Poblet, così come Jaime Alomar 1963, il britannico Vincent Denson, il belga Roger De Vlaeminck 1975 e nel 1989 lo svizzero Stefan Joho.

Sempre sulla direttrice di fondovalle si passa per lo svincolo di Vinchiaturo, e quindi incontrare Guardiaregia, comune della zona del Matese e approdare in Campania, provincia di Caserta, per iniziare a salire ai m. 1257 di Sella del Perrone, nel comune di Piedimonte Matese ed entrare nella provincia di Benevento, dove a Bocca della Selva, sarà aggiudicato il GPM di 2^ cat., quota m. 1392. E’ una località che offre possibilità d’attività sportiva, in piacevole paesaggio naturale, appartenente amministrativamente al sottostante comune di Cusano Mutri, alle falde del Monte Mutria, sede di un osservatorio meteorologico.

Comincia la discesa, impegnativa, su Pietraroja, fra faggete, comune con speciale produzione casearia, quindi, sempre in discesa, passare Cusano Mutri, nel parco regionale del Matese e della comunità montana del Titerno, con l’antica chiesa dei S. Apostoli Pietro e Paolo, assieme a arie altre e al centro storico, tipicamente medievale, con stradine tortuose, ampie scalinate, archi di notevole suggestione. E’ quindi la volta di Cerreto Sannita, comune di tradizionale lavorazione della ceramica, con la chiesa Cattedrale e la collegiata di San Martino Vescovo e diverse altre compongono con il Palazzo Sant’Antonio – ora sede comunale e del museo della ceramica -, il Palazzo del Genio e varie costruzioni civili, il patrimonio architettonico di questo centro.

Il tracciato prevede il passaggio da Cancello, e proseguire, oramai in pianura, per trovare Telese Terme, importante centro della Valle Telesina, ai piedi del monte Pugliano, dove esistono sorgenti di acqua sulfurea convogliata negli stabilimenti termali. Il lago carsico di Telese, formatosi dopo il terremoto del 1349, di forma circolare, ha un perimetro di circa 1 km. e si trova nei pressi del confine con il comune di Solopaca. Le attività di vario tipo legate alle Terme sono la voce prevalente dell’economia locale.

A Castelvenere inizia il tratto finale in ascesa non impegnativa, in zona di vigneti e oliveti, secondo traguardo volante di giornata e quindi l’arrivo in salita, GPM di 4^ cat., ai m. 455 di Guardia Sanframondi.

E’ una delle novità del Giro d’Italia n. 104 questo centro di circa 5.000 abitanti conosciuto soprattutto per i suoi pregiati vini e i riti settennali di penitenza in onore dell’Assunta. E’ un caratteristico borgo, in collina, con la parte più elevata che presenta boschi di conifere e querce con vista del piacevole panorama sottostante, mentre, nella parte più bassa, verso il fiume Calore, ci sono vigne e oliveti, a distesa. Il centro storico, attorno al castello, danneggiato dal terremoto del 1980, conserva suggestivi scorci medievali.

Sono molte le architetture religiose come il santuario-basilica dell’Assunta, in stile barocco e la Chiesa dell’Annunciata-Ave Gratia Plena, con diversi altri motivi di vario interesse monumentale come le numerose fontane e le porte d’accesso al centro.

Il nome deriva dalla famiglia Sanframondo che costruì il castello a guardia, appunto, della valle Titernina, ora sede di musei tematici, molteplici manifestazioni e rassegne.

Per i vini sono in evidenza la Falanghina, colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, gusto vellutato, fresco e con aromi fruttati. Il nome del vino, importato dai Greci, ricorda la “falanga”, ossia i pali di sostegno cui è legata la vite. Falanghina, infatti, significa “vite sostenuta da pali”. Altri vini si distinguono nella variata produzione della zona come l’Aglianico, il Sannio e molti altri ancora. Altra eccellenza del territorio è l’olio.

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