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LE STORIE DEL FIGIO. IVAN PAROLIN, PROFESSIONISTA COMUNQUE
di Giuseppe Figini | 04/08/2020 | 07:45

 

Per gli addetti ai lavori del ciclismo, a tutti i livelli, e anche dello sci, soprattutto quello nordico, è un nome e un volto conosciuto quello di Ivan Parolin, veneto purosangue, come rivela chiaramente il cognome troncato, nato il 9 ottobre 1964 a Bassano del Grappa per ragioni d’ospedale.

Fin da giovanissimo Ivan Parolin è particolarmente attratto dalle corse in bici e già, all’età di nove anni, inizia a gareggiare subito dopo un rientro da una vacanza marina. E con dedizione e pazienza, grazie alla sempre più viva passione per le due ruote, percorre con buoni successi la lunga trafila nelle categorie d’avvicinamento.

L’esordio fu con la maglia del G.S. Cusignana, frazione di Giavera del Montello, poi – a seguire – quella del S. Maria di Rovere, del Cav. Lodi, dell’UCT Montebelluna, UC Riese, La Tiesse-Spinazzé, la Mainetti, la Opel-Vighini, la Euromobil Candy, MG Boy’s, Iranian Loom e Ecoidrojet. Sono nomi di formazioni note, alcune notissime, del ciclismo veneto, pure con specifica rilevanza nazionale per alcune di queste squadre e ha così l’occasione d’incrociare più volte i pedali con protagonisti delle differenti categorie che avrebbero poi conosciuto anche la ribalta del professionismo nazionale.

Quando militava nella categoria dilettanti Ivan Parolin, fisicamente non un gigante ma piuttosto scattante e pure resistente, trova le sue belle soddisfazioni, soprattutto nelle gare a tappe. Ha, infatti, vinto il Giro del Friuli 1987, l’importante gara spagnola Volta de Castellon nel 1989, il Giro del Veneto 1990.

Non sono certo da dimenticare due vittorie di tappa nel Giro d’Italia Baby che, al tempo, anticipava di qualche ora la corsa rosa per professionisti terminando le tappe sul medesimo traguardo. Nel 1986 è stato profeta in patria vincendo a Vittorio Veneto la tappa n. 11, quella conclusiva, anticipando in volata due che, nella specialità, non erano certamente “fermi”, Maximilian Sciandri e Dmitri Konyshev, come avrebbero poi dimostrato nella categoria maggiore. Il bis vittorioso fu l’anno successivo, il 1987, sul traguardo della 5^ tappa, la Corvara Trento imponendosi su Teteriuk e Citterio. Ha indossato anche la maglia rosa e quella ciclamino nel Giro baby.

Di recente, sui “social” è comparso un ricordo di queste affermazioni cui ha fatto seguito un “post” di un suo ex collega di lavoro alla Rudy Project e pure ex dilettante di buon livello che, forse mosso da “amichevole invidia”” – i due sono amici – ha cercato di ridimensionare, con bonaria ironia, la valenza di tali successi ottenendo in risposta una puntualizzazione precisa, non piccata, da parte di Ivan.

A quanto precede, in tema di successi fra i dilettanti di Ivan Parolin che assommano a una quarantina – non proprio pochi volendo -, si possono ricordare anche le vittorie della nota Popolarissima di Treviso nel 1986 e quello, nel 1990, del Trofeo Santa Rita a Castelfidardo, in terra marchigiana.

Ivan Parolin non nasconde ancora adesso un certo rammarico per non avere mai ricevuto proposte per passare al professionismo, un suo grande e costante sogno.

Così, a trent’anni, attacca simbolicamente la bicicletta al fatidico chiodo ma non lascia il ciclismo agonistico e, ottenuto il patentino, passa subito in ammiraglia nel 1995 con l’Ecoidrojet, l’ultima società che l’ha visto in sella. Si trova bene nella nuova funzione e di grande soddisfazione sono la medaglia d’argento ai mondiali juniores Under 23 di Daniele Sgnaolin, corridore di San Donà di Piave, secondo anche nella classifica generale del Giro baby che ha poi corso fra i professionisti, per due anni, con la Roslotto-ZG.

E’ in questa formazione con matrice italo-russa che Ivan Parolin opera, quale meccanico, negli anni 1996 e 1997 prima d’avviare la sua collaborazione con Rudy Project, notissima azienda di Treviso fondata nel 1985 da Rudy Barbazza, personaggio creativo nel settore dell’occhialeria e dei caschi, d’anticipatrice visione colorata, con grafica accattivante basata sulla sostanza tecnica per articoli fruibili da diversi sport, ora condotta dai figli Cristiano e Simone, marchio noto a livello mondiale.

Sempre, nella sua carriera, Ivan Parolin ha utilizzato prodotti Rudy Project e ha colto al volo, con gratitudine, l’offerta di collaborazione prospettatagli dagli amici della famiglia Barbazza per la gestione del parco atleti

Non abbandona però il ciclismo e, sempre quale direttore sportivo, talvolta a tempo limitato, ma sempre con peculiare passione, accompagna la carriera del brasiliano Murilo Fischer, ottimo velocista, campione del mondo nella categoria “Paesi emergenti” poi valido professionista in diverse squadre, un altro brasiliano, d’origine italiana, Luciano Pagliarini, pure lui passato al professionismo e Alessandro Bertuola, nativo di Montebelluna, secondo nella generale del Giro d’Italia baby 2004 e poi professionista dal 2005 al 2010. Anche Matteo Trentin, titolare di un’eccellente carriera anche fra i dilettanti con il G.P. Liberazione, il Trofeo De Gasperi e il Campionato Italiano al suo attivo, è stato seguito da Ivan Parolin prima del passaggio nella massima categoria.

Sono oramai quasi ventidue anni che Ivan segue ed è la cinghia di trasmissione fra gli atleti sui campi di gara e i responsabili tecnici e di produzione dell’azienda che raccolgono ed elaborano le indicazioni provenienti dai “testimonial” ad altissimo livello per un costante miglioramento del prodotto su indicazione dei tanti atleti, di vertice ma anche di base, delle molteplici discipline, che sono sponsorizzati e utilizzano prodotti Rudy Project. Oltre al ciclismo il campo d’azione prevede lo sci nordico, il biathlon, l’atletica, il pattinaggio e altro con una vastissima galleria di campioni a livello internazionale di varie epoche che non sono racchiudibili in poche righe.

E così, oltre al proprio palmarès ciclistico, Ivan Parolin ne ha messo insieme un altro, di tipo professionale, legato a Rudy Project, dove conta 22 Giri d’Italia, 23 Tour de France, tutti i “monumenti” e le classiche delle due ruote e 4 Olimpiadi invernali e una estiva.

Ricorda con piacere le 42 medaglie conquistate da atleti della scuderia “Rudy Project”” alle Olimpiadi invernali di Torino 2006.

Dopo questa strana e disgraziata prima parte d’annata anche Ivan Parolin è pronto a ripartire e riprendere la sua fitta rete d’impegni e i tanti, ma proprio tanti chilometri, che la specificità del suo lavoro richiede.

Sempre con entusiasmo laborioso e discreto come nel suo carattere. E pazienza se nel suo palmarès ciclistico non è comparsa la tanto agognata e sognata etichetta di “professionista”. Lo è, in compenso, nel suo lavoro che lo motiva sempre quale affermato e apprezzato professionista.

 

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