Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Scherma, fioretto a squadre. Le italiane rimangono di bronzo: terze. Deluse, frustrate, arrabbiate? Macché: sconfitte, ma vincenti, cioè felici e contente. Perché, come dice Bebe Vio, “quel bronzo ha un valore maggiore: lo abbiamo raggiunto insieme”.
“E vissero… sconfitti e vincenti” è il titolo di un libro che raccoglie storie di sport, dal calcio al rugby, dall’ippica al ciclismo, nate intorno all’Overtime Festival di Macerata, da sette anni sport a parole, con una squadra di autori: oltre a Bebe Vio per la prefazione, ecco i racconti e le fantasie di Marco Ardemagni, Claudio Arrigoni, Davide Barzi & Oskar, Franco Bragagna, Elisabetta Bucciarelli, Nicola Calzaretta, Angelo Carotenuto, Matteo Cruccu, Luca Ferrara per l’illustrazione in copertina, Luca Leone, Elvis Lucchese e Vittorio Munari, Paolo Maggioni, Giammarco Menga, Dario Ricci, Dario Ronzulli, Giorgio Terruzzi, Stefano Vegliani e Furio Zara.
Il mio contributo s’intitola “Maglianera” ed è un elogio, un inno, una ballata dedicata agli ultimi del Giro d’Italia, da Malabrocca a Pinarello, soprattutto Riccardo Stacchiotti, che ha provato ad arrivare ultimo e, penalizzato dal maltempo, non ha fatto in tempo. “La giornata è perfetta per potersi inventare – ufficialmente – una scusa credibile: autunnale, cielo grigio, nuvole gonfie, acquazzoni previsti nel pomeriggio, anche se è una domenica di maggio, il 29, per la precisione. Tappa Cuneo-Torino, 163 chilometri, passerella per i primi, strategie e stratagemmi per gli ultimi. Nel circuito finale cittadino, Stacchiotti si sarebbe staccato, accumulando quei decisivi novanta secondi”. Ma…
“E vissero… sconfitti e vincenti” (Pindaro edizioni, 208 pagine, 15 euro) è nato con la regia di Michele Spagnuolo, il supporto di Università degli Studi di Macerata, Comune di Macerata e Panathlon International, e l’obiettivo di sostenere Castelsantangelo sul Nera, tra i borghi marchigiani più danneggiati dal terremoto. Lo sport è una casa dei sogni e delle speranze, soprattutto per chi la casa non ce l’ha più.
Marco Pastonesi