Ventuno chilometri – da Santa Severa a Tolfa - di salita. Da quota zero a quasi cinquecento metri. Rupestre, rurale, georgica. A gradi, sbalzi, tornanti. Da mucche, cavalli, bisce. Fra sugheri, tartufi, cereali. Per cavalieri, cacciatori e, soprattutto, ciclisti.
Lazio. Aria di mare. Profumo di terra. Odore di strada. Sapore di sole e, dopo un po’, anche di sale. Voglia di bici. Ventuno chilometri – da Santa Severa a Tolfa – per tornare indietro di migliaia di anni, per andare avanti un’oretta a forza di pedali. Da queste parti sono stati girati “spaghetti western” - “Johnny Oro”, “Per 100.000 dollari ti ammazzo”, “E lo chiamarono Spirito Santo” -, ma anche “L’angelo incantatore” e “Non ci resta che piangere”. Traffico zero, e le voci del silenzio. E quella di Annibal Caro: “Schegge e balze d’un petron ferrigno, altro non c’è che grotte e spini e vie bitorzolute e rompicolli”.
Da queste parti sono state celebrate tappe del Giro d’Italia, della Tirreno-Adriatico e anche del Giro di Sardegna, con Eddy Merckx, in fuga, a uccidere la corsa fin dal primo giorno, e una granfondo – la Granfondo Città di Tolfa, 103 chilometri, partenza da Civitavecchia - che sarà disputata il 2 ottobre. Da queste parti – a Civitavecchia – ci sono i fratelli Petito, Pino e Roberto, la loro squadra, i loro corridori. Tolfa è il paese in cima attorno alla rupe, la Tolfa è la salita con i suoi tre versanti. Da Manziana, più secca, più dura. Da Civitavecchia, più dolce, più ombrosa. E da Santa Severa, più da cowboy, più da corridori.
Il primo chilometro per dimenticare l’Aurelia e cancellare l’autostrada. Sei-sette chilometri per entrare in un’altra dimensione. Quattro-cinque chilometri per arrampicarsi fra prati e praterie. Poi saliscendi, puntando la rocca, il castello, il Palazzaccio, il borgo che si chiude come uno scrigno. In cima, una terrazza che si affaccia alla geografia e alla storia. In mezzo alla terrazza, un chiosco, bar, sedie e tavolini. E in fondo alla terrazza, una fontanella.
Alla fontanella il film finisce. Ti fai i complimenti, li incassi minimizzando, tiri il fiato, riempi la borraccia, risali in sella, sposti la meta. Felice di esistere.
Marco Pastonesi