È, nel settore dei costruttori, uno degli ultimi Mohicani: Alberto Masi, sopraffino artigiano e cultore innamorato della bicicletta. E’ il continuatore di una storia di specifico valore e respiro internazionale che fu iniziata dal padre, il notissimo Faliero Masi, dal 1926 a Sesto Fiorentino. Babbo Faliero, per dirla alla toscana, era nato nel 1908 nella medesima cittadina di Alfredo Martini e, in gioventù, fu un buon corridore che disputò pure due Giri d’Italia e, proprio a Sesto Fiorentino, apprese l’arte del telaista che, nel 1940, trasferì a Milano, alla Viscontea con Aldo Bini, altro toscano di rilevante valore ciclistico. Nella città meneghina, nel settore delle biciclette, si costituisce così una sorta di polo tecnologico toscano con Cino Cinelli, altro fiorentino di Montespertoli che, lasciato l’agonismo dove primeggiò in una Sanremo e in un Lombardia, oltre a varie tappe del Giro d’Italia, iniziò un’attività di successo, innovativa, con il suo marchio che, ancora oggi, è sinonimo di specifica qualità e innovazione ciclistica. In tema di toscanità a due ruote a Milano e dintorni non è da dimenticare, all’epoca, la figura di Fiorenzo Magni che risiedeva nella vicina Monza.
Faliero Masi apre poi la sua prima officina in via Michelino da Besozzo nel 1947 ma, un paio d’anni dopo, si trasferisce nel sotto tribuna del vicino Velodromo Vigorelli. E da lì la Masi non si muoverà più, neppure dei periodi maggiormente travagliati del velodromo quando, per vari anni, Alberto Masi – entrato in ditta con il papà (pardon, il babbo) ancora con i pantaloni corti e dal quale ha raccolto il testimone – è stato per vari anni l’unica presenza viva nell’ambito dello storico impianto di Via Arona. Ora il Vigorelli riapre i battenti dopo un lungo, lunghissimo, sonno con varie e nuove prospettive che speriamo abbiano sbocchi positivi.
Alberto Masi è stato una presenza di continuità dopo i fasti vissuti nell’epoca d’oro del Vigorelli quando la “pista magica” era la casa e la meta di molti corridori e dei più famosi campioni che, ovviamente, avevano anche stretti rapporti con Faliero e Alberto Masi.
Nel settore dei costruttori il nome di Masi, sia per la strada, sia per la pista, è quello che si suole definire un “must”, di notorietà e valenze internazionali, che tutti gli appassionati conoscono. E’ una delle perle del “made in Italy” nel settore che annovera sempre estimatori nei vari continenti.
E Alberto Masi, non più con i pantaloni corti - i settanta sono passati, sono settantré per la precisione -, ma sempre con la vestaglia azzurrina d’ordinanza (in milanese è definita “vaiana”), ereditata dal babbo, nella sua bottega con arredamento d’epoca. E’ proprio una bottega, senza vetrine, frequentata da amici e amanti delle due ruote, fra foto storiche, dove opera Alberto Masi che porta avanti il lavoro nel suo atelier, senza sfarzi o ostentazioni. Anno dopo anno continua la particolare storia di Masi, nome breve ma evocatore di un marchio di specifico prestigio, titolare di una grande storia, nel mondo delle due ruote. Non ci sono strutture marketing e/o comunicazioni che si occupano di Masi. Per Masi, riprendendo un notissimo slogan, è proprio il caso di dirlo, basta la parola.
Giuseppe Figini
foto charliecycles54.com