E’ un alto, distinto e gentile signore, dal portamento elegante e con modi che non è esagerato definire ieratici, Vico Calabrò, nato ad Agordo, in provincia di Belluno nel 1938. Vedendolo e conoscendolo è difficile credere alla sua età poiché l’aspetto propone e rimanda un’immagine molto più giovanile.
Risiede a Caldogno, sempre nel Veneto, in provincia di Vicenza, il centro che, in campo sportivo, si propone come luogo di nascita di Marino Fontana, buon professionista dal 1960 al 1966, contrastato campione italiano nel 1963 per la Lega Professionisti per la “querelle” con la Federazione Ciclistica che lo oppose a Bruno Mealli, tricolore riconosciuto dalla Federazione e poi direttore sportivo di rilievo, scomparso nel 2013. Qui è nato anche l’iridato e grande velocista Marino Basso e – per il calcio – Roberto Baggio, un artista, certamente un grande artista, del pallone che l’avvocato Gianni Agnelli aveva ribattezzato “Raffaello”.
E un artista lo è anche Vico Calabrò, pittore e incisore che si cimenta con successo in tutte le tecniche pittoriche realizzando opere che riflettono ora una trasognata serenità, ora un’ironia, anche graffiante, con riferimento pure all’impegno sociale. Quale disegnatore ha illustrato numerosi libri di diversi autori contemporanei e ha collaborato, e collabora tuttora, con molteplici riviste e periodici. In campo incisorio si è formato alla stamperia d’arte Busato di Vicenza realizzando matrici per calcografia e litografia curando tirature per vari editori e galleristi. E’ autore di dipinti murali e di vetrate in edifici pubblici e privati in vari paesi quali Francia, Germania, Olanda, Polonia, Giappone, Brasile e vari altri ancora. E’ un riconosciuto maestro, a livello internazionale, della pittura a fresco. Per coloro i quali volessero conoscere in modo più approfondito la sua attività artistica indichiamo i siti www.frescopolis.net e www.scuolainternazionaleaffresco.eu.
Come si lega però Vico Calabrò al ciclismo? Più che le nostre parole pensiamo che siano veramente indicative le sue, quelle di Vico: “Un’ammirazione incontenibile mi ha attratto nel mondo del ciclismo, tra uomini laboriosi e semplici, sorridenti prima e dopo la fatica. Mi hanno accolto e condotto attraverso tante bellezze, da un capo all’altro d’Italia: nella poesia della natura, nel silenzio dei luoghi che solo la bicicletta sa trovare, nelle località della storia rivivendo i segni del tempo, del fascino dei tesori dell’arte che le nostre regioni offrono a ogni pedalata. E i ciclisti, variopinti messaggeri di festosa fratellanza, vanno verso gli appassionati che li aspettano, tifosi esemplari che hanno applausi per tutti”. Non c’è d’aggiungere altro.
Ha sempre seguito il ciclismo ma, da più di una ventina d’anni, non manca mai di respirare “live”, dal vivo, con la discrezione che gli è connaturata, dove assapora con piacere l’atmosfera particolare del Giro d’Italia con i volti, i paesaggi, le situazioni, i personaggi e i luoghi proposti in profusione dalla corsa rosa. Gli bastano alcune tappe per trarre sensazioni e ispirazioni che traduce poi, elaborate con la sua sensibilità, nelle sue opere. Una ricca e bella testimonianza si può trovare nella pubblicazione “Il Giro d’Italia – da Venezia 1997 a Venezia 2009 “, edito in occasione della partenza del Giro dei Cento Anni da Venezia nel 2009, con scritti di uno storico direttore della Gazzetta dello Sport come Candido Cannavò, purtroppo scomparso qualche mese prima e le illustrazioni di Vico Calabrò.
Altre testimonianze della sensibilità e capacità d’interpretazione del proteiforme artista veneto sono le sue illustrazioni del libro “l’Ultimo Giro” che con la mediazione della penna “particolarmente affettuosa” di Marco Pastonesi raccoglie riflessioni e pensieri del grande Alfredo Martini con riferimento alla corsa rosa del 2014, pochi mesi prima della sua dipartita.
Sono comunque diversi, vari e in rilevante numero i “lavori” di Vico Calabrò che traggono spunto dalle due ruote, dalla sua sempre fresca e sorpresa passione per la bicicletta e i suoi protagonisti, corridori, seguito e i luoghi conosciuti grazie al mezzo che i francesi definiscono la “piccola regina”, suscitatrice di passioni e emozioni.
Giuseppe Figini