Racconta che, ai tempi del Politecnico, invece di dedicarsi ai libri sui fondamenti di tecnologia e sulla fisica tecnica, di nascosto faceva schizzi e vignette. Ma puntualmente veniva colto in flagrante dal padre. Che tuonava: “Asino, studia”.
Aldo Monzeglio, 87 anni, milanese, ha continuato a studiare e poi a lavorare da architetto progettista, ma ha anche continuato a fare - non più di nascosto - schizzi e vignette, con sempre meno rimproveri e con sempre più leggerezza. E una rassegna delle sue opere, sotto il titolo di “Humour in bici”, è in mostra all’Urban Center di Milano, in Galleria Vittorio Emanuele, fino al 1° aprile (orario 9-18, ingresso libero), per festeggiare i primi trent’anni di Ciclobby-Fiab.
Definito “ambientalista pitagorico”, “filosofo del disegno”, “architetto di professione e illustratore per passione”, Monzeglio è un pedalatore convinto, tant’è che di Ciclobby è stato tra i fondatori e oggi ne è presidente onorario. E alla bicicletta ha riservato alcune geniali invenzioni, come la MoBiVa (la Monzeglio bici valigia), come le borse della bici che si trasformano in carrello per la spesa, come il guanto con lampeggiatore. La trasformazione è nella sua natura: Monzeglio ha ideato anche una sdraio che diventa amaca, e una canoa che diventa una tenda che si chiude in uno zaino.
Frequentando ciclofeste e cicloraduni, cicloincontri e ciclogite, Monzeglio ha trovato l’ispirazione per disegnare corridori alati e ciclisti volanti, biciclette felici in campagna e biciclette congestionate in città, biciclette inseguite da automobilisti armati e biciclette schierate in manifestazione pacifica, perfino piccoli manuali di sopravvivenza urbana per ciclisti desiderosi di tornare a casa sani e salvi. I disegni sono in bianco e nero o a colori. E pedalano – proprio come il loro autore – agili, svelti, affettuosi, romantici, aeronautici.
Marco Pastonesi