Cesare Benvenuto, Cesarino per tutti quelli che lo conoscono nel ciclismo, è un serio, tranquillo e mite signore friulano, della bassa pianura friulana, poco oltre il confine con il Veneto, di San Vito al Tagliamento, provincia di Pordenone. Qui, nel 1909, è nato anche il grande alpinista e scalatore Riccardo Cassin, trasferitosi in giovane età a Lecco dove è morto alla bella età di cento anni.
Torniamo al nostro Cesarino che, sempre, nei suoi sessantacinque anni, ha fatto della riservatezza, del basso profilo e della serietà, in ogni settore, il suo credo e stile di vita. La vita professionale, per quarantacinque anni, e forse qualcuno di più, si è svolta sempre nel medesimo ruolo, ininterrottamente presso l’area della farmacia del locale ospedale.
Solamente la passione per il ciclismo lo allontanava dal lavoro e dalla famiglia che restavano comunque i suoi riferimenti primari e, per il ciclismo, sapeva ricavarsi il tempo e gli spazi necessari giostrando le ferie e i turni di lavoro, sempre in accordo con i responsabili e i colleghi che lo favorivano in questa sua passione.
Non ha un trascorso pedalato ma ha sempre “pedalato” con regolamenti e regole, soprattutto con disinteressata passione e onestà, impostando e perseguendo, nella sua attività di direttore di corsa, l’obiettivo della sicurezza per corridori e seguito con uno scrupolo insito nella sua personalità e nel suo modo d’essere. Era sempre disponibile, sempre “invisibile” ma presente in ogni situazione, senza mai mettersi in mostra.
Anche una recente pubblicazione sulla Tirreno-Adriatico, la corsa dei due mari, ha reso omaggio a questa sua “invisibilità” e non è stato ricordato. Cesarino Benvenuto, infatti, è stato il vice di Franco Mealli in gara, quale vice-direttore di corsa, in quindici edizioni della Tirreno-Adriatico (dal 1978 al 1991) e, oltre a questa funzione, era un raccordo preciso e prezioso con altri collaboratori della prima ora, e pure di altre molte ore e edizioni, operando a distanza e “in loco” nell’imminenza dello svolgimento, sempre mettendo in campo la sua calma, serena competenza e disponibile, nascosta, capacità di lavoro. Interagiva con altri collaboratori del Velo Club Forze Sportive Romane diretto da Franco Mealli dei quali ricordiamo i nomi. Non sono tutti ma alcuni di specifico rilievo e notevole militanza quali Alvaro Paciucci, già giudice di gara, specializzazione giudice d’arrivo, Gino Quattrocchi, presenza di spicco con alle spalle vari incarichi dirigenziali nell’ambito F.C.I., sia a livello regionale, sia nazionale, Silvano De Stefani di Poli nei castelli romani, abituale apri-corsa come si diceva allora o “ispettore di percorso” come si direbbe oggi. Altri ruoli di rilievo erano quelli di Costantino Lanciotti di Olevano Romano che curava la logistica in coppia con Livio Colasanti, poi, in seguito, Franco Costantino in ruolo amministrativo-logistico. Una figura di spicco è stata quella del dottor Sergio Brugnoli di Borgo Val di Taro ma un po’ romano d’adozione, che lavorava alla sede centrale dell’Azienda di Stato per i Servizi Telefonici ed era un “facilitatore”, in molteplici aspetti, dell’importante servizio per tutte le corse e per tutti i numerosi giornalisti che, allora, seguivano le gare. Non c’erano telefonini e/o computer. E se c’erano, vivevano una fase embrionale. Con Mealli, Sergio Brugnoli curava con costanza anche aspetti organizzativi non secondari. Nell’area ufficio stampa si possono ricordare anche i nomi di Claudio Di Benedetto, poi approdato a Mediaset Sport, appassionato e pure praticante della bicicletta e quello di Filippo Nanni, in seguito giornalista a Radio Rai.
Abbiamo forse un po’ divagato ma era giusto per dare un “flash” dell’attività di Cesarino Benvenuto svolta con il V.C. Forze Sportive Romane e in molte – e per molti anni - delle corse che erano sotto l’egida del “patron” Franco Mealli al quale era legato da grande affetto, ricambiato. Oltre alla Tirreno-Adriatico, il Giro di Puglia, il Trofeo Pantalica, il Giro dell’Umbria, il Giro del Lazio e via discorrendo. I due si erano conosciuti ai campionati italiani su pista a Forlì nel 1969. Da lì è scattata la prima scintilla della “chimica” che accomunava due opposti: vulcanico, eloquio torrenziale con voce potente Mealli, riservato, nascosto Cesarino Benvenuto che più che parlare sussurra. Benvenuto era un dirigente del Club Ciclistico Stefanutti di S. Vito al Tagliamento che, ai suoi bei dì, ha avuto fra le proprie fila l’iridato Gino Pancino e Rino De Candido, l’attuale selezionatore degli juniores azzurri. Nel 1973, durante i campionati italiani su pista al Velodromo Bottecchia di Pordenone, si rafforza la collaborazione del binomio Mealli-Benvenuto. E’ poi in questa sede che, in sostanza, nasce il Giro del Friuli professionisti per voluto da Ugo Caon, grande amico di Franco Mealli, dove Cesarino Benvenuto diviene il riferimento tecnico principale anche nelle edizioni organizzate dal G.S. Buttrio, quindi con il G.S. Caneva così come nelle edizioni di campionati italiani in Friuli-Venezia Giulia.
Quella sopra riferita era la sua attività diciamo extra-territoriale con il Giro di Puglia, Giro dell’Umbria e altro, molto altro ancora, in quanto, nelle sue zone, molteplici organizzazioni facevano ricorso alla sua scrupolosa collaborazione e gli affidavano la direzione della gara. E mai era una direzione diciamo così a se stante dato che, per il suo carattere, per la sua tranquillità (era sempre sul pezzo), per lo scrupolo che lo connota, viveva dappresso le varie fasi di preparazione, sempre in stretto e cooperativo rapporto con gli enti pubblici. Ne ricordiamo alcune, così alla rinfusa: il Giro del Belvedere, la Coppa Città di San Daniele, il circuito internazionale di Caneva, la Coppa San Vito oltre a nove Giri d’Italia dilettanti in varie gestioni, Giri delle Regioni e il collegato G.P. Liberazione con Eugenio Bomboni. Nel 1985 ha organizzato a S. Vito al Tagliamento la prima Coppa delle Nazioni, cronometro a squadre per rappresentative nazionali. Sono comunque varie altre le manifestazioni, a ogni livello, che Cesarino Benvenuto ha seguito.
L’avanzare dell’età e l’insorgere di qualche leggero malanno l’hanno determinato a sollevare il piede dall’acceleratore per poi, circa cinque anni fa, declinare ogni incarico operativo non facendo comunque mai mancare il suo sempre discreto, nascosto, comunque esperto, consiglio a chi glielo richiede. A latere, di fianco, da “invisibile” come suo costume, segue ed è informato, informatissimo, sull’attività di tutte le categorie per quella che è stata, ed è, la passione, discreta ma costante, di una vita.
Giuseppe Figini