Antonio Penati, settant’anni circa, forse uno meno che più, ben portati, e la frase non è di circostanza, vive nel ciclismo d’ogni epoca.
Giudice di gara, specializzazione giudice d’arrivo, da sempre, si può affermare. E' un carattere schivo, approccio diretto, senza minuetti, poco incline alle cerimonie di circostanza, brianzolo puro di Cibrone, frazione di Nibionno, ora provincia di Lecco. Una lunga vita di lavoro alle Officine di Costamasnaga, lì vicino, nel settore tecnico dell’azienda. Appartiene, per carattere e formazione, alla categoria dei pratici, una parola di meno piuttosto che una di più, concreto, senza fronzoli e orpelli. Non è un teorico ma un pratico che, anche nella categoria dei giudici, ha sempre privilegiato l’essere all’apparire. Passione particolare per il ciclocross, specialità della quale è un vero specialista (ripetizione voluta, rafforzativa), competente e appassionato.
Pensiamo d’avere tratteggiato e illustrato il tipo – rifiuterebbe a priori con mugugni l’etichetta di “personaggio” – in una linea che attualmente vede sempre meno aderenti pure nella sua categoria e nel suo ruolo specialistico. Un ruolo sempre svolto con il massimo spirito di collaborazione verso tutti, senza sofismi o “spararsi le pose”, per usare un lessico ripreso soprattutto da quello partenopeo.
Nel ciclismo da sempre o, meglio, di sempre. Penati è un appassionatissimo, vorace, insaziabile raccoglitore di ogni memorabilia – oggetti, libri, giornali, pubblicazioni, medaglie, francobolli, targhe per vetture, uniformi (e chi più ne ha più ne metta) – legati al ciclismo di tutti i tempi. Una passione che lo impegna anche con considerevoli apporti finanziari e diponibilità di spazi, senza “ritorni” se non per il gusto e il piacere della sua passione, talvolta misconosciuta e sottovalutata.
Una considerazione: è il privato che surroga il pubblico in un’operazione che implica cultura – e non solo in ambito ciclistico – dove l’istituzione (ma chi era costei…) latita, impegnata a inseguire sempre più effimeri traguardi e modi d’essere o apparire del presente e scarso, se non punto (come dicono i toscani stavolta) per il passato e, soprattutto, come dovrebbe essere, per il futuro.
Antonio Penati, con la sua passione e la sua vastissima collezione, offre la possibilità di un’eccellente e documentatissima rivisitazione della storia del ciclismo e di uno spaccato della nostra storia. A modo suo, concretamente, sottotraccia, attraverso tuttobiciweb.it, metterà a disposizione molteplici testimonianze del suo tesoro, anzi del “nostro tesoro”.
Giuseppe Figini