Dieci numero più uno, l’ultimo, speciale, monografico, su Emilio Tadini. Fra il 1997 e il 2002. Formato gigante, da stupire, carta spessa, da accarezzare, immagini in bianco e nero, da ammirare, più testi e autori, da leggere e rileggere. Costava una fortuna, ma la valeva. Si chiamava “Città”, era la creatura di una bottega artigianale e artistica, di un giornalismo da strada e marciapiede, di una passione da proteggere e tramandare, di una voglia curiosa e di un ottimismo geniale che esploravano e scoprivano Milano. Oltre a Tadini, anche Franco Pardi, che ne aveva curato il progetto, Carlo Orsi (nella foto), che si occupava delle immagini, Guido Vergani e Giorgio Terruzzi. Di “Città” si è parlato ieri e dieci foto (di Basilico, Ferri, Varisco…) sono in mostra alla Triennale di Milano.
Le riunioni di redazione, all’ora di pranzo, con dei risotti da favola, nello studio di Orsi, e Tadini che intanto ricamava linee e schizzava lineamenti. Anche una riunione serale, più alcolica, quando Orsi propose di scrivere ma con le foto già in mano, perché le foto danno rumori e odori a un luogo o a una storia, e ispirano. Dalla Pietà Rondanini alle sogliole, dagli editori agli speleologi, dal Naviglio al Giamaica, non solo le memorie ma anche i giovani, i nuovi, i veri. Il numero 10, sulla Milano multietnica, così vero, come se fosse uscito oggi. E il numero 12, mai uscito, ma già ideato e pensato, tutti insieme, autori e fotografi, camminando insieme, a piedi o in tram o in bus o in bici, assegnando – strada facendo – i pezzi.
Troppo bello, “Città”.
Marco Pastonesi