Bobo Vieri – il calciatore – ladro di biciclette. Succedeva quando era un ragazzino e abitava a Sydney, in Australia. Racconta: “Il calcio non è ancora in cima ai miei pensieri, fino ai quattordici anni mi dedico all’atletica”. Confessa: “Per il resto vado con gli amici al centro commerciale… a rubare biciclette!”. Spiega: “Sbloccare i lucchetti è un gioco da ragazzi, i controlli poi non sono così rigorosi. Il lavoro sporco è tutto mio, gli altri fanno il palo. Dopodiché il bottino finisce nella mia cantina, che è diventata il deposito della refurtiva”. Aggiunge: “Lì cancelliamo i codici di telai e smontiamo le bici in tanti pezzi da rivendere singolarmente”. Ammette: “Tiriamo su dei bei soldi!”. E commenta: “Povera mamma, un giorno scende in cantina e si trova davanti una trentina di bici parcheggiate. Preferisce non farsi domande, apre e chiude immediatamente”.
“Chiamatemi bomber” è l’autobiografia di Bobo Vieri (con Mirko Graziano, giornalista della Gazzetta dello Sport, per Rizzoli, 252 pagine, 12,99 euro). Una vita da attaccante, un po’ attaccabrighe e un po’ attaccabanda, in altalena fra il dio degli stadi e il lucifero delle discoteche, ribelle e bellicoso, indisciplinato forse perché insensibile alle punizioni. Fin da piccolo. “Papà Bob si toglie la cintura dei pantaloni per darmele meglio. Si impegna davvero, ma non mi fa tutto il male che vorrebbe perché io, mentre ero lì ad aspettarli, non sono mica rimasto con le mani in mano. Non sono il tipo che va al patibolo con rassegnazione. Mi ero imbottito di gommapiuma le zone sensibili e quindi ora mi limitavo a fare un po’ di scena e a cacciare fuori qualche urlo ogni tanto per rendere tutto più realistico, qualche ‘Ahia’, qualche ‘Basta!’, qualche ‘Non lo faccio più’”.
Bobo Vieri che ballava nelle aree di rigore, che ballava con le stelle, che ballava sotto le stelle. Bobo Vieri che scappava dai ritiri, che veniva controllato dai detective, che non le mandava mai a dire: “Sono più uomo io di tutti voi messi insieme”. Bobo Vieri il Cammellone, il Bomber, anche il rubabiciclette. Bobo Vieri – l’impressione, all’ultima pagina, è di un uomo vero ma non felice - che aveva il mondo ai suoi piedi, ma che ha finito con il prenderlo a calci.
Marco Pastonesi