Parte da zero e arriva a 3275. Metri. Di altitudine. Sul livello del mare, anzi, dell’oceano, il Pacifico.
E’ la Taiwan KOM Challenge, la corsa più strana che si possa immaginare e correre: 105 chilometri, i primi 18 piatti, poi la strada comincia a salire - progressivamente: leggermente, significativamente, crudelmente, e sempre ineluttabilmente - fino alla fine. KOM è l’acronimo di King Of Mountain, il re della montagna, l’equivalente dell’italiano Gpm, Gran premio della montagna. All’inizio della salita si tratta di un falsopiano all’1 per cento, ma negli ultimi otto chilometri la strada s’impenna al 10 per cento medio con rampe assassine, al limite del ribaltamento, fino al 27 per cento.
Taiwan, Repubblica di Cina, capitale Taipei, 25 milioni di abitanti in un territorio che è poco più di Veneto e Lazio. Appuntamento dopodomani, venerdì 30 ottobre. Il via da Qixingtan, alle 6.30, il traguardo a Wuling, dalle 10.30 in poi, il fuori tempo massimo fissato alle 13, dopo sei ore e mezzo. A Qixingtan la strada corre lungo le onde. A XiBao, dopo 46,1 chilometri, si pedala già a quota 915. A XinBaiYang, dopo 64,8, si spinge a quota 1644. A BiLu Sacred Tree, dopo 79,4, si arranca a quota 2150. A GuanYuan, a 90,7, si annaspa a quota 2565. Fino a sfondare, a volte sfondati, il muro dei 3 mila metri. Il regno dell’aria sottile. E più si sale, più si precipita, almeno nella temperatura: da un clima caldo e umido a un ambiente polare e secco. Il giorno dopo, cioè sabato, dalle 18 in poi, festa generale a Taipei. Per ricordare la soddisfazione, per dimenticare la sofferenza, per sublimare l’impresa.
La Taiwan KOM Challenge non è solo la corsa più strana, ma anche una delle più ricche: al vincitore della prova maschile va un milione di dollari taiwanesi, circa 28 mila euro, poi 500 mila al secondo e 100 mila al terzo, e alla vincitrice della prova femminile 200 mila dollari taiwanesi, circa 5600 euro, per un montepremi totale di quasi due milioni e mezzo di dollari taiwanesi, circa 70 mila euro. Dorsali per 600 corridori, 300 locali e 300 stranieri, età minima 16 anni. Una sola condizione per partecipare: nessuna pendenza, presente o passata, con il doping. Non è tutto: classifiche e premi sono soggetti all’esito dell’antidoping. In caso positivo, immediata la cancellazione dalle classifiche e dai premi, e assoluto il divieto a partecipare ad altre edizioni della corsa. Consapevoli dei rischi, gli organizzatori declinano le responsabilità sulla salute dei corridori in caso di malesseri per il freddo (in certi punti di rifornimento e assistenza ci sono auto riscaldate dove accogliere i corridori assiderati) o l’altitudine.
Chi la finisce, ne è entusiasta. E la descrive “meravigliosa”, la definisce “speciale”, la cataloga “tosta”, la paragona a “un pellegrinaggio”, sostiene che “tutti quelli che arrivano al traguardo sono eroi”, e dice che “questa corsa dovrebbe essere più conosciuta, perché è assolutamente unica”.
Nella carica dei 600 ci sarà anche Omar Fraile, spagnolo, primo nella classifica dei gran premi della montagna alla Vuelta 2015 e primo al Giro dell’Appennino 2015 davanti a Pirazzi, Cunego e Pellizotti. Uno solo l’italiano in gara: Paolo Caputo, nato in Puglia, residente a Hong Kong. E di lui scriveremo domani.
Marco Pastonesi - continua