Da Terontola, provincia di Arezzo, ad Assisi, provincia di Perugia. Da Terontola, incrocio ferroviario, ad Assisi, crocevia mondiale. Da Terontola, dove le strade si aprivano verso Firenze o la Versilia o Genova, ad Assisi, dove le strade si aprivano dal cuore e dall’anima e dallo spirito. Da Terontola, dove rischiava di essere fermato dai tedeschi e dai fascisti nei posti di blocco, ad Assisi, dove si riforniva di documenti falsi per salvare gli ebrei regalando loro una nuova identità. Da Terontola ad Assisi, 80 km di pace, speranza, memoria, rispetto. Domattina. In bicicletta. Nel nome di Gino Bartali.
E’ da una ventina d’anni che Ivo Faltoni organizza la Terontola-Assisi per rendere infinita la vita, ma anche le opere atletiche e i miracoli terreni di Ginettaccio. Non c’è ruolo, non c’è mansione, non c’è compito che Faltoni non abbia assolto nel mondo del ciclismo: da corridore a dirigente, da massaggiatore a organizzatore, da sponsor a industriale, da giornalista a scrittore, Ivo lo sportivo è un missionario convinto della bellezza della bicicletta. E per questa sua creatura, la Terontola-Assisi, continua a pedalare tutto l’anno, cercando di unire, legare, connettere, formare un gruppo mosso più dai sentimenti che non dall’agonismo. Un nome su tutti: Marino Vigna, un altro che – a cominciare dalll’oro olimpico a Roma – nel ciclismo ha fatto tutto e di tutto.
Faltoni è quello che, all’esordio di una telefonata, si assegna un limite: “Trenta secondi”. Ma in quel mezzo minuto riesce a elencare, descrivere, spiegare e ovviamente convincere a esserci, partecipare, vivere, se non in sella, almeno con il pensiero. Faltoni è quello travolgente nel suo affetto, esagerato nei suoi slanci, a volte anche negli aggettivi, forse contagiato da quella inesauribile energia che accendeva il suo eroico Bartali. Faltoni è quello che si fa in quattro, che si divide per otto e si moltiplica fino a sedici, una sorta di fisarmonica umana, una specie di comune multiplo. Faltoni è quello che non smette di programmare e organizzare, padroneggiando una cartella da cui – come dalle tasche di Eta Beta – estrae magicamente giornali e riviste, opuscoli e mappe, fotografie e fotocopie, santini e distintivi, penne e telefoni, gagliardetti e mantelline.
Chissà se Bartali, così schivo nel confessare i suoi viaggi della speranza, le sue missioni di pace, avrebbe gradito i ciclopellegrinaggi faltoniani. Ma alla fine, al suo vecchio amico, brontolando, tossendo, gracchiando, anche lui avrebbe detto di sì.
Marco Pastonesi