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SANTINI. 50 anni di storia e innovazione
dalla Redazione | 12/06/2015 | 07:17

Un marchio diventato grande con il ciclismo, ma è vero anche il contrario: lo sport delle due ruote è cresciuto a fianco di Santini. E ieri sera l’azienda bergamasca ha fermato le macchine per celebrare i suoi cinquant’anni. Un’azienda di stampo familiare nata nel 1965 dall’intuizione di Pietro Santini e fondata sulla passione per il ciclismo e le competizioni, nel suo mezzo secolo di attività Santini SMS è stata testimone della storia, dell’evoluzione nei tessuti e nelle tecniche che hanno rivoluzionato lo sport del pedale. Ancora oggi Santini vive il ciclismo in prima persona e investe costantemente in ricerca e innovazione per garantire agli sportivi un’esperienza all’altezza delle aspettative del ciclismo moderno. E ieri sera, nella splendida struttura museale GAMeC di Bergamo si è celebrata una serata emozionante per il suo fondatore, Pietro Santini, che insieme a un pubblico di amici e partner provenienti da tutto il mondo, ha potuto festeggiare un traguardo importante dell’azienda, rivivendo i momenti storici di una vita dedicata al ciclismo, anche grazie a un video che toccherà le corde di tutti gli appassionati.

L’intero comunicato stampa con la storia della evoluzione dell’abbigliamento tecnico da ciclismo e le foto in alta risoluzione sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.ldlcom.it/santini-sms/corporate/991-santini-testimone-di-50-anni-di-storia-nel-ciclismo-dalla-lana-al-carbonio-la-passione-non-e-mai-cambiata.html

"Per me Santini è la maglia Rosa"... questo ed altri commenti, auguri e ricordi nel video omaggio ai 50 anni di storia del ciclismo di Santini SMS


Cinque maglie per cinque decenni: uno sguardo agli archivi storici di Santini SMS

ANNI 60/70 – LA LANA E IL RICAMO
Fino alla prima metà degli anni settanta l’abbigliamento da ciclismo differiva ben poco da quello dell’anteguerra indossato da campioni come Coppi e Bartali. In questo periodo dominava il filato in misto lana (50% lana e 50% acrilico) e sia le maglie che i pantaloncini venivano realizzati con questi tessuti in maglieria. Naturalmente si trattava di soluzione con numerosi limiti: la lana dell’epoca, infatti, non si prestava a specifici utilizzi in campo sportivo, ed era complicata da lavorare, oltre a non essere particolarmente igienica. I capi erano prevalentemente in tinta unita e le uniche fantasie concesse erano innesti orizzontali o verticali cambiando, durante la tessitura, il colore del filo di lana. In alternativa si potevano ottenere maglie cucendo più tessuti insieme, aumentandone i tempi di lavorazione e i costi. Sotto il profilo del design, le maglie avevano il collo a camicia con bottoni e tasche posteriori e anteriori. All’epoca i calzoncini (anch’essi in misto lana) non avevano bretelle e il fondello veniva realizzato in pelle di daino naturale conciata: poiché il pellame così impiegato tendeva a seccare dopo il lavaggio, era necessario ammorbidire la pelle di daino con acqua e creme di varia natura. Ma la vera difficoltà stava nella personalizzazione della maglie con i primi sponsor del ciclismo d’antan. I nomi venivano applicati attraverso un ricamo diretto sulla maglia confezionata compiuto da operaie specializzate, che nonostante la bravura e la velocità di esecuzione spesso impiegavano una giornata di lavoro per ricamare quattro, cinque maglie. A volte, poi, il nome dello sponsor lo si poteva ricavare  ritagliando e ricucendo le singole lettere da un tessuto bianco.

ANNI 70/80 – LA “SETA” E LE ZIP
Con l’arrivo dei tessuti sintetici come acrilici e triacetati (la cosiddetta “seta”) nella metà degli anni ’70 si chiudeva il capitolo della maglieria in lana, per iniziare una nuova epoca con un rivoluzionario processo produttivo: tempi e metodi si velocizzavano, a tutto beneficio dei corti di lavorazione e di una qualità finale più alta e costante nel tempo. E’ in questo contesto che Santini si pone da subito all’avanguardia: i colori dei tessuti cominciano ad accendersi e i bottoni vengono sostituiti con le prime zip, ancorché la tecnica di applicazione del nome dello sponsor resta sostanzialmente basata sul ricamo. I calzoncini vengono realizzati con tessuti Interlock in acrilico e iniziano a comparire forme più evolute di taglio e confezione.

ANNI 80/90 – IL FONDELLO SINTETICO E IL FLOCCAGGIO
Negli anni ’80 le normative in merito alla protezione del daino ne vietano la caccia, obbligando i produttori di abbigliamento sportivo a sostituire il fondello con i primi tessuti sintetici garzati o smerigliati per ammorbidirli al contatto, che venivano a volte imbottiti di gommapiuma. I tessuti stanno evolvendo in termini di qualità, e fanno la prima comparsa filati sintetici molto sottili e bileastici che contengono un elastomero dalle grandi qualità: la Lycra. Nel frattempo il mondo del ciclismo vede un aumento delle aziende che scelgono le due ruote per promuoversi e la visibilità degli sponsor (con particolari richieste di colori, grafiche e loghi difficili da realizzare a mano) diventa un tema delicato. Ecco che verso la fine degli anni 80 si presenta una nuova e più rapida soluzione: il floccaggio.  Il procedimento prevedeva la “caduta” perpendicolare di frammenti di fibre di nylon, cotone o seta (appositamente caricate elettrostaticamente) su una superficie del tessuto trattata con un adesivo caldo, e che coincideva con la scritta o il logo dello sponsor. Al raffreddamento finale si otteneva il nome dell’azienda in rilievo e con un effetto vellutato, che se da una parte era gradevole da vedere, manifestava il limite della scarsa resistenza ai lavaggi e all’usura. Ed è in questo contesto che compare la stampa serigrafica, un processo di impermeabilizzazione di alcune parti del tessuto così da consentire, in una seconda fase, il passaggio dell’inchiostro colorato attraverso il tessuto lasciato libero dalla impermeabilizzazione.

ANNI 90 – POLIESTERE E FONDELLI IN GEL
Ma è negli anni ’90 che avviene la vera svolta, quando Santini SMS applica le nuove tendenze tessili al mondo del ciclismo. Dalle continue sollecitazioni che arrivano da tutto il mondo tessile, infatti, le aziende produttrici di filati sperimentano un tipo di fibra che possa resistere alle alte temperature. E’ la nascita del poliestere – già conosciuto per utilizzi non tessili - come fibra basilare per l’abbigliamento sportivo, che permette di tingere e colorare i prodotti grazie alle sue caratteristiche molecolari: la molecola del poliestere si modifica ad alte temperature, consentendo il legame con la molecola del colorante, una volta raffreddata, in modo indissolubile. Partendo quindi da un tessuto poliestere a base bianca lo si può colorare con infiniti disegni portandolo a una temperatura di 200°C. Di pari passo si sviluppano coloranti sublimatici, colori speciali che evaporano ad alte temperature e che penetrano nelle molecole del poliestere. Con il transfer su poliestere si spalancano le porte della creatività permettendo di realizzare soluzioni estetiche impossibili fino a quel momento: i disegni, i loghi degli sponsor e le combinazioni di colori diventano infiniti, con costi e tempi decisamente più contenuti. I tessuti diventano più performanti e sofisticati, così come i tagli più ricercati e aderenti. Anche i calzoncini vengono realizzati in diversi colori e modelli con infinite sponsorizzazioni. Inoltre, con l’avvento del gel e la sua capacità di assorbire le vibrazioni, l’innovazione si amplia anche ai fondelli, che diventano più comodi.

ANNI 2000, LA FIBRA MISTA E LA NANO TECNOLOGIA
Si prosegue nella ricerca di nuove evoluzioni del tessuto poliestere, combinandolo con innumerevoli altre fibre come la fibra di carbonio per creare tessuti ancora più leggeri, comodi e innovativi, pur senza scendere sotto una percentuale di poliestere del 50% che rischierebbe una perdita di colore. Il taglio è sempre più ricercato con cuciture il meno invadenti possibili, la tessitura del poliestere viene eseguita per ottenere superfici più moderne e anche l’accessoristica si moltiplica con applicazioni volte a favorire la sicurezza stradale (elementi rifrangenti o anti-abrasivi).  Nelle ultime collezioni Santini sfrutta tessuti con trattamenti basati su nanotecnologia, creando capi con proprietà anallergiche, anti UV, maglie e pantaloncini più caldi per l’inverno (tecnologia BeHot), più freschi per l’estate (BeCool), impermeabili (Acquazero), traspiranti o dotati di altre tecnologie innovative per rispondere ad ogni esigenza dei ciclisti, sempre più attenti alle proprietà tecniche dei tessuti e desiderosi di capi sempre più leggeri.

L’EVOLUZIONE CONTINUA
E dopo cinquant’anni di evoluzione passo passo insieme al ciclismo, la ricerca non finisce: oggi Santini produce più di 3.000 articoli al giorno, ed esporta l’80% della produzione al di fuori dei confini italiani. Investendo costantemente nella ricerca di tecniche e tagli innovativi e sviluppando collaborazioni con atleti di fama mondiale, resta viva la missione dell’azienda: affinare le proprie creazioni per produrre capi a regola d’arte e vivere il ciclismo del futuro.

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