Soltanto 500 metri. Da quota 342 metri a quota 388. Un dislivello di 46 metri. Una pendenza media dell’8,5 percento. Una stilettata quasi iniziale al 12 percento, il tempo di respirare, una pugnalata finale all’11. Non è un muro, il muro è verticale, ma neanche uno zampellotto, lo zampellotto finisce quando hai finito di dirlo. Troppo breve per essere un gran premio della montagna, troppo duro per essere un traguardo volante. E’ il Balmone.
Lo si scopriva, lo si consumava, lo si soffriva, il Balmone, nel circuito di Maggiora. Si correva il giorno di Ferragosto, 27 edizione dal 1945 al 1974, e negli anni Sessanta e Settanta vi partecipava il meglio del ciclismo italiano e internazionale, corridori ingaggiati, chi per vincerlo, chi per farlo vincere, ma a vincere ci tenevano tutti, tant’è che nell’albo d’oro figurano Vittorio Adorni, José Manuel Fuente, Eddy Merckx, Felice Gimondi e, addirittura tre volte, forse anche per la curiosa assonanza con il Balmone, Franco Balmamion.
Il circuito di Maggiora è una di quelle corse sfumate nel tempo, ma radicate nel cuore. Gli occhi azzurri di Arnaldo Pambianco, i cerotti imbottiti di Gastone Nencini, il sorriso furbo di Vito Taccone, i riccioli biondi di Franco Cribiori, lo sguardo imperscrutabile di Guido De Rosso, la faccia onesta di Imerio Massignan che, se solo avesse potuto, proprio sul Balmone – allora era sterrato - se li sarebbe mangiati tutti. Nel 1965 aveva sfiorato la vittoria, secondo, battuto in volata da Marcello Mugnaini. “Gambasecca” sporse reclamo perché chiuso irregolarmente, ma il reclamo non fu accolto.
L’altra notte è morto Piero Poggia (nella foto con Balmamion), che con il figlio Emanuele ha ideato il libro “…su per il Balmone”, la grande storia del ciclismo a Maggiora. I due Poggia avevano un sogno: che la Vuelta, nella speciale edizione di quest’anno, partita dall’Italia, valicasse il Balmone, un omaggio non solo al circuito di Maggiora (e alla più romantica delle “Salite della leggenda” proposte dalla Uc Pratese), ma soprattutto a Fuente e a Pasqualino Fornara, il corridore quasi di casa (la vicinissima Borgomanero), che alla Vuelta aveva conquistato il secondo posto nel 1958. Ma molti sogni sono destinati a rimanere sogni, nel cassetto, nel cuscino, nel cuore. Anche questo.
Piero Poggia aveva 73 anni, ultimo domicilio a Maggiora, ma – c’è da scommetterci – ne ha approfittato per andare in fuga su per il Balmone. Il funerale si terrà sabato 20 alle 10.15 nella chiesa parrocchiale di Maggiora.