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LE STORIE DEL FIGIO. VITTORIO ALGERI, 70 ANNI A TUTTO CICLISMO. GALLERY
di Giuseppe Figini | 03/01/2023 | 08:19

Vittorio Algeri è il più “piccolo” dei due noti fratelli bergamaschi, l’altro è Pietro, che hanno vite in pratica parallele anche nel ciclismo, una passione di famiglia, prima pedalata e poi continuata in “ammiraglia”, a pregevoli livelli per ambedue.

E Vittorio, nato a Torre de’ Roveri il 3 gennaio 1953, è tuttora sulla breccia mentre Pietro, nato nella vicina Bergamo il 2 ottobre 1950, in occasione del Giro di Lombardia 2022, partito proprio da capoluogo orobico, ha compiuto il suo passo d’addio alla proteiforme e lunga carriera ciclistica, festeggiato da colleghi e amici.

E lasciamo Pietro al suo meritato riposo, forse non rispettando il diritto di anzianità (siamo sicuri che ci perdonerà conoscendo il suo garbo), per porre l’attenzione sul “fratellino”Vittorio – 70 anni - che invece continua.

A proposito della famiglia Algeri è da ricordare che pure il terzo maschio di casa, Edoardo, si era anche lui cimentato con la bici da corsa, ma, assai presto, ha smesso di gareggiare per entrare in seminario e vestire poi l’abito talare diventando “don Edoardo”, purtroppo scomparso tre anni mentre pedalava distesamente (il destino…), in Val Brembana. Solo le sorelle Angela e Livia si sono “salvate” dal contagio a due ruote e non hanno mai fissato il dorsale sulla schiena. Papà Luigi ha sempre incoraggiato i corridori di casa dei po’ meno, e assai, meno la preoccupata mamma Maria che temeva per la loro incolumità.

In terra orobica le due ruote senza motore hanno sempre goduto, e pure ora, di particolare gradimento e passione, come testimonia il numero e l’eccellenza dei praticanti, vivaio di vari campioni distribuiti nelle diverse epoche e specialità ciclistiche.

Ripercorriamo un po’, per sommi capi, l’iter di pedalatore di Vittorio con caratteristiche di passista veloce (e non solo in verità), in pratica tutto svolto, prima di diventare professionista, nel G.S. Itla con il d.s. Domenico Garbelli, poi in tandem con Dino Zandegù, e tanti compagni di valore approdati con successo al professionismo. E’ stata una scuola di ciclismo altamente formativa e supportata dalla peculiare passione del presidente, Vittorio Ghezzi e dalla sua famiglia. Nel suo palmarès, scegliendo fior da fiore, compaiono la Coppa Fiera di Mercatale, la Milano-Busseto e la classifica finale della Settimana Ciclistica Lombarda, gara a tappe, allora con partecipazione internazionale di vertice, nel 1976. E’ l’anno dove conquista pure il titolo di campione italiano su strada dilettanti, gareggiando nella sua terra, a S. Pellegrino Terme e indossa anche la maglia azzurra alle Olimpiadi in Canada, 8^ nella prova in linea ed è primo nella classica Freccia dei Vini.

Passa nella categoria di vertice nel 1977, così come suoi diversi compagni dell’Itla, nella G.B.C., azienda di prodotti elettronici milanese di Jacopo Castelfranchi e diretta dal d.s. Dino Zandegù conseguendo una vittoria nel Giro del Belgio. L’anno seguente, il 1978, centra il successo nella tappa inaugurale della Tirreno-Adriatico e vince la 19^ e penultima tappa del Giro d’Italia, la Brescia-Inverigo, in maglia Intercontinentale Assicurazioni.

Pure l’anno successivo, il 1979, con la maglia della Sapa Assicurazioni-Frontini guidata da Franco Cribiori, sale sul primo gradino del podio nell’impegnativo G.P. Industria e Artigianato di Larciano dopo avere vinto la 2^ tappa della Tirreno/Adriatico, da Cassino a Paglieta, in Abruzzo, con la selettiva, tradizionale, ascesa al centro cittadino, caratteristica località che è costante ed entusiasta presidio d’accertata passione ciclistica.

Per accrescere il suo personale bottino vittorioso, il buon Vittorio, che mai si sottrae ai suoi doveri d’ottimo équipier nella Magniflex-Olmo-Zonca (1980) deve attendere il 1982 per rigustare la vittoria, con la maglia Metauro Mobili in una tappa nel Postgirot, gara open svedese a tappe. Nel 1982 raggiunge una sorta di record salendo per ben undici volte sul secondo gradino del podio. Segue poi il vero e proprio “botto” imponendosi nella coppa Bernocchi, a Legnano nel giugno 1984, con le insegne della Metauro Mobili, dove correva già dal 1982, classica valevole anche per l’aggiudicazione della maglia tricolore 1984. Un finale al cardiopalmo con Vittorio Algeri, impegnatissimo, a tutta, per difendere il vantaggio su Silvano Contini, poi secondo a 10” in un palpitante finale con Daniele Caroli, terzo a 20” che regolò un gruppetto d’inseguitori, frutto della selezione operata sugli strappi del circuito in Valle Olona prima del finale pianeggiante verso la città del Carroccio.

La Rai aveva previsto la diretta all’interno della trasmissione domenicale di Blitz, condotta da Gianni Minà, sul canale RAI2, che non cedeva mai la linea, dopo una breve apertura all’inizio di trasmissione, se non per la diretta dell’ultimo chilometro circa, ma anche meno forse, nonostante le implorazioni del telecronista Adriano De Zan dalla postazione del traguardo. Un fatto-misfatto che provocò una valanga di proteste vibranti dei telespettatori interessati alla corsa.

Vittorio Algeri, come rientra nel suo stile sempre pacato, educato, contenuto, nei gesti e nella voce, non è sceso in polemica e ha indossato il tricolore dei professionisti dopo quello dei dilettanti, un “bis”, riuscito più che a pochi, a pochissimi. Ha vinto pure una maglia tricolore in pista, nel 1980, nella corsa a punti e ha gareggiato anche nel mezzofondo con buoni risultati.

Ha militato in molte squadre, acquisendo esperienze anche con compagni-campioni di primo livello. Il biennio 1985-1986 lo vede in maglia Vini Ricordi mentre, per l’ultimo anno da agonista, il 1987, è alla Supermercati Brianzoli diretta da Gianluigi Stanga, suo quasi concittadino. Vittorio è sempre presente nel collaborare con i compagni ma non ritrova più l’acuto.

Passa subito dal sellino della bici al sedile dell’ammiraglia, nello staff tecnico di Gianluigi Stanga, con Château d’Ax, Gatorade e Team Polti fino al 2000. Il 2001 e il 2002 lo vedono alla Tacconi Sport, 2003 Vini Caldirola, 2004-2005 Saunier-Duval, poi Domina Vacanze, passaggio alla Milram, ancora con Stanga, dal 2006 al 2010. C’è quindi l’esperienza alla statunitense UnitedHealthcare nel 2011 e l’anno successivo, l’approdo stabile alla realtà “made in Australia”, che è nata e vive e grazie soprattutto alla grande passione di Gerry Ryan della GreenEDGE originale. Poi, negli anni, la denominazione varia in Orica, Mitchelton, Bike Exchange e Jayco Alula, dove tuttora Vittorio Algeri, soprattutto dalla sede operativa nella zona del lago di Varese, a Brunello, ha la responsabilità precipua della logistica tecnica dei materiali, dell’organizzazione e coordinamento delle trasferte nei cinque continenti dei corridori e del personale, veri e propri “globetrotter” di questo ciclismo globalizzato. Un impegno assiduo, quasi totalizzante, che non gli lascia proprio il tempo di fare il pendolare quotidiano da Bergamo a Varese e relativo ritorno, in zona d’intenso traffico.

Per esperienza e competente preparazione tecnica specifica è stato chiamato nella Commissione dell’Unione Ciclistica Internazionale nel settore specialistico, dove opera con l’ing. Jean Wauthier, ergonomo belga, corridore ciclista in gioventù, responsabile dell’Unità Materiali e l’ing. Marco Bognetti, milanese, che interagiscono con le esperienze pratiche maturate sul campo e nelle corse, distillati di “vita vissuta”, da Vittorio Algeri. Altro impegno “extra” è nel direttivo dell’ADISPRO, eletto dai colleghi, dell’associazione dei direttori sportivi professionistici italiani.

E’ impossibile condensare in poche righe la natura complessa e multiforme del responsabile di una squadra World Tour che, per sommi capi, prevede preparazione, trasporto, riparazione, rifornimento dei materiali, trasporti intercontinentali, biglietteria aerea, prenotazioni alberghiere, rapporti con gli organizzatori ai vari angoli del globo e l’elencazione potrebbe continuare a lungo. E ci sono gli imprevisti quali infortuni che richiedano ricoveri all’estero, scadenze burocratiche dei documenti personali dei componenti la squadra, dei mezzi a motore, del riassortimento delle divise e molto, molto altro.

A volte capita pure che per coprire qualche assenza forzata dei colleghi d.s, Vittorio Algeri debba riprendere il volante dell’ammiraglia, eventualità che non gli dispiace in fondo ma che gli fa accumulare sulla scrivania molti arretrati da smaltire in fretta al rientro in sede.

Per non perdere tempo in viaggi quotidiani, il d.s. bergamasco ha fissato la sua residenza sul lago di Varese necessaria per essere sempre “on fire”, “on line”, sul pezzo come si suole dire in italiano.

E' assai sacrificata la famiglia, la moglie Giulia, i figli Daniele che ha provato a gareggiare e Alessandra che l’ha reso nonno da poco più di un anno, ma non si può fare diversamente. I suoi “canguri”, originari dell’Australia o d’importazione, hanno bisogno di Vittorio Algeri che proprio taglia il traguardo – intermedio – dei suoi ancora giovanili 70 anni.

A Vittorio i più cari auguri di tuttoBICI con quelli degli appassionati delle due ruote.

 

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