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NIBALI E LA SICUREZZA: «UN METRO E MEZZO NON BASTA, BISOGNA ANDARE OLTRE E MIGLIORARE»
di Francesca Monzone | 03/11/2021 | 12:01

Il ciclismo da sempre si pratica sulle strade, dove ancora oggi gli incidenti sono tanti: ad essere vittime degli incidenti sono sia i ciclisti professionisti che i semplici appassionati. Vincenzo Nibali è uno di quei corridori che più di altri si è sempre battuto per la sicurezza e ieri, al congresso dell’Acsi sul tema della sicurezza stradale nel ciclismo, ha voluto portare la propria testimonianza.

«La stagione è finita e dalla prossima settimana inizierò a riprendere la mia preparazione e tornerò sulla strada» ha esordito il siciliano che al Salone d’Onore del Coni è stato accolto da un grande appaluso mentre sui monitor in sala venivano trasmessi i momenti più belli della sua carriera.

«La sicurezza nel ciclismo non è un tema attuale, ma un tema di sempre - ha detto il siciliano -. Ricordo quando da ragazzo vidi il momento in cui i ciclisti misero il casco in gara. Quello fu il punto di svolta nel ciclismo dei professionisti».

Vincenzo Nibali, che il prossimo anno vedremo correre con i colori dell’Astana, è senza dubbio uno dei corridori più vittoriosi degli ultimi anni e tra le sue vittorie ci sono il Giro d’Italia, il Tour de France e la Vuelta. Nibali è l’Italia del ciclismo nel mondo, grazie ai due titoli italiani conquistati nel 2014 e 2015 e ai successi alla Milano-Sanremo e Giro di Lombardia.

«Grazie alle nostre corse abbiamo molti giovani che si avvicinano al ciclismo, che vogliono praticare come attività sportiva. Ma non dobbiamo neanche dimenticare tutte le persone che utilizzano la bici elettrica. Dobbiamo anche considerare la nostra storia: il popolo italiano è cresciuto con le auto, ma fortunatamente negli ultimi anni la nostra cultura sta lentamente cambiando».

Vincenzo Nibali è un corridore dal cuore grande e grazie alla sua visibilità come campione nel ciclismo ha scelto di aiutare molti giovani a correre in bici, tanto da essere parte attiva in squadre giovanili, per far crescere il movimento ciclistico in Italia.
«

Abbiamo già fatto cose importanti nel nostro sport, ma dobbiamo migliorare ancora e prendere spunto dagli altri Paesi, che hanno una cultura ciclistica più ampia rispetto alla nostra. Penso all’utilizzo delle piste ciclabili, molto più presenti all’estero che da noi. Ma penso anche che in alcuni centri storici sia possibile creare dei percorsi ad uso esclusivo delle biciclette».

Vincenzo Nibali ha spiegato anche che un corridore di esperienza come lui, quando si allena sulle strade dove c’è il transito continuo delle macchine, ha un occhio più vigile ed esperto rispetto ai cicloamatori e per questo è in grado di prevedere situazioni pericolose.

«Anche io mi alleno sulle strade, perché la strada è parte integrante della nostra vita da ciclisti. Io però sono un corridore esperto, che ogni giorno si allena tante ore sulla strada e grazie alla mia esperienza, sono in grado di prevenire determinati incidenti, ma il cicloamatore o appassionato possono ritrovarsi in situazioni di pericolo».

Ci sono situazioni che apparentemente possono sembrare normali, ma che in realtà possono mettere a rischio la vita di chi va in bici, pertanto sia il l’automobilista che il ciclista dovrebbero tenere comportamenti, tesi a rendere le strade più sicure.

«Ad esempio molti incidenti si verificano perché un automobilista, senza controllare la strada, apre lo sportello di una macchina, oppure viene effettuato un sorpasso troppo vicino al ciclista e lo spostamento d’aria manda a terra la persona in bici. Sono questi momenti che possono creare incidenti dalle gravi conseguenze».

Nibali ha viaggiato molto e grazie al suo lavoro ha potuto vedere realtà che andrebbero imitate, perché la sicurezza è superiore rispetto all’Italia. «Il Paese che più mi ha colpito per le piste ciclabili e il rispetto del ciclista è stata l’Olanda e poi anche in Danimarca ho visto molto rispetto. Io vivo in Svizzera nel Canton Ticino e ho visto che si stanno attrezzando anche qui, così come si sta lavorando in Italia».

Per lo squalo dello Stretto i ciclisti dovrebbero utilizzare di giorno abbigliamento con colori accesi e di sera delle luci,perché anche la visibilità in strada è importante. «Sempre più persone usano il telefono in auto e questo è motivo di grande distrazione e sarebbe importante che la gente riuscisse a capire quanto possa essere importante mantenere l’attenzione alta quando si è alla guida di un’auto. Vorrei anche lanciare un messaggio a tutti gli amatori: usare abbigliamento con colori accesi perché aiuta ad essere più visibili. Potrebbe essere anche utile fare delle linee tratteggiate sulla strada, che indicano ai ciclisti dove stare nelle strade più strette. Poi certo ci sono regole che vanno seguite, ad esempio chi usa una bici da corsa non deve andare sulla pista ciclabile perché va più veloce. Naturalmente i ciclisti devono rispettare anche regole di base come andare in fila indiana e non a gruppetti».

Nibali si è fatto portavoce di un messaggio importante dell’incontro dell’Acsi, dove è emerso che ciclisti e istituzioni devono lavorare insieme per rendere le strade sicure, perché il ciclismo è uno sport bellissimo, ma per praticarlo bisogna stare su strade in cui i pericoli devo essere ridotti al minimo. «Bisogna coinvolgere tutti e lavorare insieme, non basta solo il metro e mezzo di distanza ma andare avanti e migliorare. La sicurezza non riguarda solo il ciclista amatoriale ma riguarda anche noi professionisti che ogni giorno siamo sulle strade».

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