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«HAI POSATO PER PLAYBOY? NON PUOI FARE LA DIESSE DA NOI»
di Francesca Monzone | 26/01/2021 | 06:00

Quello di Tara Gins è diventato il nuovo caso di discriminazione sessista nel ciclismo, ovvero l'adozione di due pesi e due misure, dove tutto dipende dal fatto che tu sia un uomo o una donna.

Tara, 30 anni, è un’ex ciclista professionista e la sua storia è uscita dopo la denuncia che lei stessa ha fatto con un post su Instagram. L’ex atleta ha accusato una squadra under23 maschile belga di aver interrotto il suo contratto come direttore sportivo a causa di un servizio fotografico apparso lo scorso anno su Playboy e di un calendario realizzato per un’azienda privata.

La storia è stata inizialmente raccontata dal quotidiano belga Het Nieuwsblad, al quale Gins ha spiegato come si sono svolti i fatti. Lo scorso novembre Tara aveva preso accordi verbali con una squadra under23, di cui non ha voluto rivelare il nome, per diventare terzo direttore sportivo. Tutto sembrava procedere per il meglio quando la ragazza all’improvviso si è sentita dire che non era più idonea a quel ruolo. Il motivo andrebbe ricercato in alcune foto che la ritraggono in pose sexy e che sono state pubblicate in una chat della squadra, chat della quale lei non faceva parte.

Tara ha contattato subito uno dei manager della squadra per chiedere chiarimenti e la risposta non ha lasciato speranze: per quelle foto - che secondo Tara non potevano nuocere a nessuno - lo sponsor della squadra avrebbe potuto interrompere il suo rapporto con il team.

Ieri una seconda intervista molto approfondita è stata pubblicata da Cyclingnews, nella quale è stata ripercorsa l’attività sportiva della ragazza che ha rivelato come le molestie, nel corso degli anni, non siano mancate. La Gins aveva corso per la squadra femminile Heath Mate nel 2018, team dove almeno dieci cicliste avevano raccontato di abusi fisici, emotivi e verbali nella squadra. Patrick Van Gansen, il manager della squadra, proprio in seguito quelle denunce, è stato dichiarato colpevole di violazioni etiche nel 2020.

Tara Gins, che voleva diventare un direttore sportivo, con amarezza racconta di essere stata molestata più volte durante la sua carriera di atleta. «In tutti gli anni in cui ho corso, ho dovuto sperimentare tante cose negative sia con i direttori sportivi, che con meccanici e massaggiatori – ha raccontato a Het Nieuwsblad -. Sono stata letteralmente aggredita. Una volta un meccanico è entrato di nascosto nella doccia con me dopo un allenamento. Un’altra volta sono stata baciata da un membro del personale e ho dovuto allontanare quella persona. Ho anche ricevuto commenti molto inappropriati dai team manager su come apparivo, sul mio peso, su cosa non mi avrebbero fatto se fossi stata diversa. Quando stavo facendo un massaggio, è arrivato un manager per dirmi quanto sembrassi eccitata».

Fatti pesanti questi, che raccontano come nello sport trovino ancora spazio episodi di questo tipo. Tara al riguardo non vuole più tacere e - prima sui social network e poi ai media - ha raccontato la sua storia. «Ho sempre lottato contro questo, l'ho sempre respinto – continua la Gins -. Ma tutte le cose che ho già passato, rendono quello che accade ora ancora più frustrante. Ora ho smesso di correre e voglio fare la mia strada, avere delle opportunità. E poi tutto ricomincia da quei cretini, scusate se dico così, che hanno un doppio standard. A quanto pare, come uomo puoi sempre fare un po’ di più nel mondo».

Gins sostiene a chiare lettere che se sei donna nel mondo dello sport e nello specifico nel ciclismo maschile, hai meno possibilità di farti largo anche se sei una persona di valore. La giovane belga infatti sottolinea delle hostess o delle promoter presenti alle gare, che devono indossare minigonne o abiti scollati e sono bene accette, ma se quelle stesse ragazze volessero lavorare all'interno in una squadra, questo verrebbe loro negato a causa del loro passato come ragazze immagine.

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