Due biciclette, una Wilier e l’altra innominata, le ha appese al soffitto, buone solo per essere ammirate dal basso verso l’alto. Sono in buona compagnia aerea, fra racchette da tennis e caschi da moto, ceste di vimini e paioli da polenta, quadri di arte sacra e strumenti di religione gastronomica, compreso un angolo (non poteva che essere un angolo) dedicato al pugilato, con sacco, guantoni, foto e maglie.
Le altre biciclette sono per i bambini e stanno nel giardino-orto-parco giochi, pronte per essere cavalcate in lungo e in largo. Per amor di precisione, all’interno, su una credenza, ci sarebbe anche un telaio, in precario equilibrio fra bilance e coltelli, candelabri e ferri da stiro, scale e bastoni, setacci e vanghe.
Non è una ciclofficina di modernariato, non è un museo della civiltà contadina e neppure un emporio dell’usato e riciclato, ma l’Agriturismo alla Madonna dove, in base a una benedetta autocertificazione, “si mangia da Dio e non si paga un’ostia!”. Questo paradiso del mangiare & bere si trova lungo lo stradone della Mainizza, al numero 424, tra Lucinico e Farra d’Isonzo, a pochi chilometri da Gorizia: la dedica è un omaggio alle visioni mariane del vicino di casa, Venanzio, che sostiene di essergli apparsa qui, più volte, Nostra Signora, e che qui ha edificato, a suo modo, una chiesa e una via crucis.
Da dilettante (supermassimi) ha conquistato un bronzo olimpico, due bronzi mondiali e un argento europeo, da professionista (massimi) è assurto a campione europeo e italiano, da cuoco Vidoz si è laureato (ufficialmente è stato eliminato alla quinta puntata, ma su questo si potrebbe scrivere un libro) a “MasterChef Italia”. Il suo Agriturismo alla Madonna accoglie i fedeli del bianchetto e i devoti dello spritz, i discepoli della trippa e gli apostoli del frico. Qui si onora il roastbeef e la lubjanska, qui non si desiderano neppure le pizze e le birre altrui (infatti pizze e birre vengono proposte il giovedì). Qui una polpetta e un prosecco non si negano a nessuno. C’è chi viene qui per riprendersi dallo shock delle visioni, c’è chi ha le visioni dopo essere stato qui. Insomma, è un luogo – democraticamente alcolico e colesterolico - di alto culto.
Paolone si è messo a dieta da quando gli esami del sangue, interpretati da uno specialista, hanno rivelato che il suddetto ha il 50 per cento di possibilità di sviluppare il diabete nel prossimo quarto d’ora. Ma, per fortuna, a dieta non sono mai i suoi clienti: canederli alla tirolese con arrosto di manzo (10 euro) e cotechino in crosta con brovada (10 euro) per dirne solo due, gnocchi di zucca con burro e salvia (7 euro) e peperoni in sugo con polenta (7 euro) per dirne altri due. Contorni a 4 euro, dolci a 5, previsto perfino l’analcolico al limone a 2. Vino della casa: bianco e rosso. Nel giardino-orto-parco giochi, oltre alle bici e alle altalene (tutte recuperate da asili falliti e materne abbandonate), anche rosmarino e basilico, cavoli e verze, fiori e piante abbondantemente innaffiati dal cielo friulano e amorevolmente curati da Rita Vidoz, mamma di Paolone. La cucina è praticata da gente in gamba, il bancone è frequentato dall’inesauribile Martina, e poi davanti e dietro, sopra e sotto, ma non sul soffitto e mai al tappeto (che non c’è), c’è lui, Paolone, cento e passa chili (molto passa) di robusta leggerezza e tridimensionale simpatia. Pare che molti – ciclisti, motociclisti, rugbisti (i Cinghiali di Gorizia), forse anche farmacisti e tapparellisti - vengano qui soltanto per lui, le sue battute e i suoi sorrisi, il resto è grasso che cola. Insomma, un luogo di molte comunioni, alcune confessioni e rari miracoli (a parte quelli sedicenti del vicino).
Aperto giovedì e venerdì dalle 17 alle 24, sabato e domenica dalle 10 alle 24, l’Agriturismo alla Madonna accetta prenotazioni (tel. 3337753426) e dispensa, se fa a tempo, anche informazioni.
Marco Pastonesi