E’ il giorno più malinconico dell’anno. Perché si ha dietro, ancora nelle ossa, la stanchezza del capodanno e davanti, sulle spalle, la lunghezza del resto dell’anno. Perché, dato il periodo, il freddo ce lo si porta addosso, come un cappotto, come un’eredità, come un rimorso. Perché non si festeggia un compleanno, ma si celebra un anniversario, e perché non è l’anniversario della nascita, ma quello della morte. Eppure il 2 gennaio, a Castellania, è anche il giorno più splendido dell’anno perché, a prescindere da nubi e nebbie, s’illumina di ciclismo.
Cinquantasette anni fa, alle otto e quarantacinque della mattina, in “surplace” su un letto dell’ospedale di Tortona, Fausto Coppi andava in fuga, e nessuno lo avrebbe mai più potuto rivedere dal vivo. Nessuno, neppure i suoi due angeli custodi, su cui il Campionissimo, godendo di un privilegio eccezionale e biancocelestiale, poteva contare già in questo mondo. Ettore Milano, uno dei due gregari angelici, l’altro era Sandrino Carrea, gli pedalò accanto fino allo scatto finale: fu Ettore ad andargli a prendere gli abiti, a casa, come se Fausto dovesse, o potesse, tornarci diritto, fu Ettore a dargli “un po’ di aria”, cambiando la bombola dell’ossigeno, ed è stato Ettore a ravvivarlo a forza di ricordi, racconti, immagini, parole, tutto quello che ci rimane.
Ma da allora, il 2 gennaio, ogni 2 gennaio, e miracolosamente ogni 2 gennaio un po’ di più, il popolo del ciclismo torna da Coppi, addirittura con Coppi. A piedi, in bici, in macchina, anche solo con il pensiero, la lettura, la riscoperta. Come rispondendo a un appuntamento o a un appello, a una chiamata o a un richiamo, a un’urgenza o a un’appartenenza. Il censimento comincia dalle auto parcheggiate lungo la provinciale, continua sul piazzale dedicato a Candido Cannavò, si completa nella chiesetta o al mausoleo, con i figli, i corridori, chi lo aveva conosciuto e chi lo aveva visto, chi ne ha scritto e chi lo ha descritto, chi ne porta il cognome o il nome o la maglia o la bici, chi ne abita quelle colline che sanno di uva d’estate e vino d’inverno, o quelle case che profumano di colori in primavera e di bianco e nero in autunno. E tutti imparentati, di una parentela alla lontana, tranne il 2 gennaio, quando si vive una parentela più stretta, vicina, familiare.
Il 2 gennaio è anche il giorno in cui si rinnovano i buoni propositi e progetti dell’Associazione Fausto e Serse Coppi a Castellania, a cominciare dal Calendario 2017 di Coppi, con vendita a scopo benefico, e del Consorzio turistiche terre di Fausto Coppi, con i premi riservati a giornalisti e scrittori, personalità e personaggi. Questo sarà un importante anno coppiano: oltre alla Mitica, la ciclostorica con bici d’epoca per i colli di Serse e Fausto (ma anche di Giovanni Cuniolo e Luigi Malabrocca), ci sarà addirittura il Giro d’Italia, con l’arrivo della tredicesima tappa, la Reggio Emilia-Tortona, venerdì 19 maggio, e la partenza della quattordicesima, la Castellania-Oropa, sabato 20.
Così, il 2 gennaio, Coppi. Non da spettatori della sua mortale vulnerabilità, ma testimoni della sua miracolosa eternità.
Marco Pastonesi