I PIU' LETTI
CAPITANI CORAGGIOSI. FAUSTO PINARELLO: «SIAMO UNA FIRMA DEL LUSSO, UN OGGETTO DEL DESIDERIO». GALLERY
di Pier Augusto Stagi | 01/09/2024 | 08:19

È andato in pensione il 1° luglio ma non è in uno stato di quiescenza, anzi, lavora più di pri­ma Fausto Pinarello. A 62 an­ni sta affrontando una terza vita in azienda, con l’entusiasmo di un ragazzino e la consapevolezza di un uomo che nel frattempo ha raccolto esperienze e storie.

«Mi diverto ancora un mondo, come il primo giorno che papà mi fece entrare in azienda: voglia di studiare poca, vo­glia di mettermi in gioco tanta».

Ne ha fatte di tutti i colori Fausto Pi­na­rello e non è un caso che sia partito proprio dal reparto verniciatura.
«Un tempo non era il massimo come ambiente, oggi si lavora in camere qua­si sterili, io iniziai dove si respirava di tutto, ma mi piaceva un sacco. Ho sempre amato i colori, le belle livree e quell’odore di diluente. Papà decise di mettermi lì e mi fece un grande regalo».

A proposito di papà: una maglia nera che si è fatta strada…
«È stato proprio bravo e, forse, anche troppo buono. Tutto è partito da lui, da papà Giovanni conosciuto e chiamato da tutti “Nani”, nato nel 1922 a Ca­te­na di Villorba. Passionaccia per la bicicletta e con tutte le sue forze riuscì nell’impresa più ardua: trasformare le sconfitte in meravigliose vittorie. Era­no gli anni ruggenti e magici di Coppi e Bartali. La Popolarissima di Treviso, una delle corse più prestigiose della categoria cadetta gli valse l’ingresso nel mondo del professionismo. Al Giro d’Italia del 1951 arriva ultimo, ma papà ne è sempre andato orgoglioso, così come la Comunità della Marca, perché in quegli anni la maglia nera veniva portata in trionfo con i vincitori. Papà finì tra la maglia rosa Fiorenzo Magni e Louis Bobet, numero uno tra gli scalatori».

L’anno dopo la svolta.
«Esattamente. Papà per questioni tecniche fu invitato a lasciare il posto al Pasqualino Fornara: niente Giro. La squadra gli offrì 100mila lire. All’epoca quella era una gran bella somma e papà fu molto bravo a farla fruttare aprendo un laboratorio per costruire biciclette a Treviso. È il 1952 e nasce ufficialmente la Cicli Pinarello».

Una produzione totalmente artigianale.
«Chiaramente, biciclette da corsa e tan­te bici da diporto, da passeggio, con le reticelle a proteggere la ruota posteriore dalle gonne svolazzanti».

La prima soddisfazione?
«Nel 1961. Una sua bici vince al Tour de l’Avenir grazie a Guido De Rosso. Il salto di qualità definitivo avviene però nel 1975 con la prima partecipazione del marchio al Giro d’Italia, e arriva subito la prima vittoria con Fausto Bertoglio al termine di un duello storico con Galdos sullo Stelvio».

Dal piccolo laboratorio al Giro è un bel sal­to.
«Papà faceva tutto naturalmente, con grande calma e senza mai fare il passo più lungo della sua gamba. Il rischio? Non era nel suo Dna. Con il lavoro e tanta serietà il suo piccolo brand si fa conoscere in tutto il territorio nazionale e comincia ad essere apprezzato anche a livello internazionale. Nel 1988 c’è la prima partecipazione al Tour de France».

E lei quando scende in campo?
«Quando scendo dalla moto».

In che senso?
«Fino a 21 anni ho corso in moto: re­golarità e enduro. Dai 14 ai 19 con la Fantic Motor, perché papà era concessionario. E poi due anni con la Ktm. Andavo a correre di nascosto con mio cugino Paolo Pinarello, il figlio di Car­lo, fratello di papà che è sempre stato suo socio fin dalla bottega negli Anni Cinquanta. Paolo è ancora oggi il presidente del Motoclub La Marca Tre­vi­giana».

Ha vinto?
«Qualche gara. Mi sono divertito mol­to. Sono stato anche vice-campione triveneto».

Adesso va ancora in moto?
«No, basta. Mi piacciono le macchine sportive e uso uno scooter T-Max.

Quando scopre la bicicletta?
«A 35 anni, quando ho smesso di fu­mare e stavo incominciando ad ingrassare un po’ troppo».

Non era proprio il suo sport.
«Lo seguivo perché ero circondato da bi­ciclette e corridori, ma la mia passione come le ho detto era la moto. Poi entro in fabbrica, reparto di verniciatura».

Quando?
«A 17 anni, con quest’anno sono 43 anni di lavoro: come dico io, sono an­dato in pensione, ma non ho detto mi­ca che mi ritiro. Come le ho detto, co­mincio a lavorare nel reparto di verniciatura a Catena di Villorba, in via Gu­g­­lielmo Marconi 122. Eravamo in tre: con me anche Giancarlo Zago che mi ha insegnato la tecnica, poi ho appreso da tanti buoni maestri che in quegli anni erano con me. Perché nel re­parto di verniciatura? Perché papà così ha voluto. Non trovava personale, co­me adesso del resto, e pensava che mi sarebbe piaciuto: ci aveva visto giusto. Per me la verniciatura è un bellissimo lavoro, ed è lì che nasce probabilmente la mia grande passione per la “bellezza”. Siamo alla metà degli Anni Ot­tan­ta e il marchio Pinarello gode di grande popolarità in Italia, ma è co­munque uno dei tanti marchi italiani e uno dei tanti marchi nel mondo. Papà comincia a stringere alleanze con team all’apparenza secondari che poi si rivelano straordinari. La svolta è con il neonato Team Reynolds di Josè Mi­guel Maria Echevarri, che poi diventerà Banesto. Da lì nasce la leggenda di Miguel In­du­rain che unirà indissolubilmente il suo nome alla Pinarello in maniera indelebile. Il resto è storia».

A proposito di storia: oggi ha un nuovo socio.
«Ho sempre avuto soci: prima i miei fratelli (Andrea, mancato il 3 agosto 2011, e Carla, ndr) e la mia mamma. Suc­cessivamente un fondo, la L Cat­ter­ton (la più grande azienda di private equity consumer-focused del mondo, nata nel 2016 dalla partnership fra LVMH e il gruppo Arnault, ndr), che ha poi venduto a Ivan Glasenberger, sudafricano e grande appassionato di marchi sportivi “high level”, di ciclismo e triathlon, nonché ex olimpionico di marcia. Io ho mantenuto nella so­cietà un interesse finanziario, nonché la responsabilità del comparto ricerca e sviluppo, oltre alla carica di presidente».

Chi sono i suoi interlocutori?
«Chiaramente Ivan (Glasenberger, ndr): quando ho un’esigenza, sen­to al volo lui. Al mio fianco ho sempre Ste­fano Sacchet, che è il direttore generale, mentre il Ceo è Greg James, au­stra­liano che vive e opera da Zurigo».

Come è stato il 2023/24?
«Molto buono, con un + 16% rispetto al fatturato precedente (nel 2023/24 Pinarello ha toccato i 122 milioni di euro, ndr) e un ebitda del 20%».

Con Ineos Grenadiers un rapporto sempre solido e consolidato.
«Abbiamo un accordo fino alla fine del 2028, fino alle Olimpiadi di Los An­ge­les. Dave Brailsford è passato al Man­chester United, di proprietà sempre di Sir Jim Ratcliffe, e oggi il team è gestito dal Ceo John Allert, che si avvale della collaborazione di Scott Drawer, responsabile tecnico e Carsten Jep­pesen che è punto fermo del team».

Ha mai lavorato con suo papà?
«Mai. Io in fabbrica, lui in bottega. Mi dava il cambio in pausa pranzo».

Qual è stato il primo campione che ha se­guito?
«Giovanni Battaglin nel 1981: primo al Giro. È in quel momento che capisco a tutti gli effetti che quel lavoro mi piace un sacco perché quel telaio l’avevo verniciato anch’io! Poi nel 1988 Pedro Del­gado vince il Tour».

Quanti Tour ha vinto?
«Quindici Grande Boucle, otto Giri e 7 Vuelta. Un campionato del mondo in linea, 9 campionati del mondo cronometro. Quattro i record dell’Ora conquistati: con Miguel Indurain, Bradley Wiggins, Daniel Bigham e Filippo Ganna».

C’è un corridore che ha nel cuore in ma­nie­ra imprescindibile?
«Miguel Indurain, su tutti, mentre Mar­co Pantani è il mio rimpianto».

Le sarebbe piaciuto dare a Marco una Pinarello?
«Ci ho provato in tutti i modi. Prima con i miei distributori di Riccione, Migani e Masini. Poi, quando vinse il Giro dei dilettanti ritornai alla carica con Davide (Cassani, ndr), ma anche in quella circostanza ci fu un nulla di fatto. Ci riprovai nel 1997, ma non ce la feci. Pec­cato».

Lei è consapevole di vendere sogni?
«Vendo sogni e capricci. I miei sei in­gegneri, che progettano con me le no­stre biciclette, sono consapevoli che devono realizzare oggetti di culto, che sono per pochi. Sono dei prodotti di design e ingegnerizzazione esclusivi, che purtroppo non sempre sono alla portata di tutte le tasche. Anche se a me non piace questa definizione, le nostre biciclette come anche altre sa­rebbero da considerare davvero un be­ne di lusso. Però a differenza di altre, le nostre biciclette ti piacciono o non ti piacciono e hanno una loro personalità. Sono biciclette performanti e glam, di alta moda. Però nel ciclismo c’è una cosa bellissima».

Quale?
«La bicicletta di Ganna può averla an­che il ciclista della domenica. L’Uci ha voluto che i prodotti che vanno ai team debbano essere prodotti e commercializzati per il grande pubblico: questa è stata una grandissima intuizione. La Ducati di Pecco Bagnaia non ce la puoi avere in nessun modo».

Come mai si cade così tanto?
«Mah, non è facile dare una risposta, diciamo che le biciclette sono sempre più leggere ed esasperate, e poi i ragazzi hanno cambiato posizione: tutti più avanti e tutti più bassi e la bicicletta chiaramente si guida meno bene. E i ciclisti, per non perdere posizioni, staccano all’ultimo e frenano poco, specialmente adesso con i freni a disco».

Come era da ragazzino?
«Un terremoto: argento vivo».

Le scuole.
«Elementari al Santa Maria del Rovere e le medie a Treviso allo Stefanini. Lo scientifico al Leonardo da Vinci, ma non l’ho finito. Ho fatto poi due anni di professionali alle serali lavorando in verniciatura di giorno, ma poi ho scelto di concentrarmi sul lavoro, mi piaceva e mi rendeva indipendente».

Una cosa di cui va orgoglioso.
«Onestamente tante: ho una bella famiglia e una gran bella azienda. Diciamo però che c’è una cosa che mi diverte: fatico a parlare in italiano, ma so parlare inglese, francese e anche un po’ di spagnolo».

Cosa la manda in bestia?
«L’incoerenza».

Il suo colore?
«Il blu, ma anche il bianconero».

In che senso?
«Sono nonostante tutto juventino, storia di un grande amore».

Un numero?
«Senza alcun dubbio l’8: quello dell’infinito. Le mie macchine hanno sempre una targa con tre 8. Quando ordino la macchina al concessionario, ormai san­no che prima di immatricolarla de­vono aspettare una targa che abbia tre 8».

Una canzone.
«“Don’t stop me now” dei Queen».

Sposato?
«Sì, con Monica Sicuro, nata a Castel­fran­co ma trevigiana d’adozione. L’ho conosciuta quando avevo 21 anni e lei 19. Lavorava in un bar-ristorante e al sa­bato pomeriggio mi portava i tramezzini in fabbrica. Mi prese per la gola».

Amore a prima vista?
«Per me sì, ma ho dovuto conquistarla con un serrato corteggiamento: è stata un osso duro. Ci siamo sposati nel 1992, siamo insieme da 42 anni. Ci sia­mo messi assieme il giorno del compleanno di mio fratello, il 4 maggio del 1982. Monica ha lavorato nel negozio di articoli sportivi fin quando ho venduto tutto al Fondo. Abbiamo due bellissime ragazze di cui vado molto orgoglioso: Federica (28) e Caterina (25)».

Un film.
«Ufficiale gentiluomo e Top Gun».

Un cantante.
«Michael Jackson e Jovanotti».

Una cantante.
«Mina».

Una cosa che ama fare.
«Stare a casa con i miei affetti».

Le piace il vino?
«Mi piace tantissimo. I miei preferiti? Un Prosecco da gustare in compagnia e uno Cha­blis per pranzare. Adoro anche bermi un buon bicchiere di Sassicaia, che mio suocero Gianni Sicuro - grande sommelier - mi ha insegnato a sorseggiare e gustare anche da solo o al massimo con mia moglie o un amico: è un ottimo vino da meditazione».

Ha un piatto preferito?
«Pasta corta oppure spaghetti: una bel­la amatriciana mi manda in estasi. Più pesce che carne».

Dolci?
«No».

Dorme tanto?
«Massimo cinque ore per notte».

La prima cosa che fa?
«Mi lavo i denti e leggo i giornali sul mio iPad: Tribuna, Gazzettino e Gaz­zetta. In bicicletta? Mai al mattino».

Si definirebbe vanitoso?
«Abbastanza. Pensi che mi lavo i capelli due-tre volte al giorno: sempre, tutto l’anno. Ho la fortuna di averli e quindi me li curo».

Crede in Dio?
«Assolutamente sì».

La macchina dei sogni?
«La Ferrari».

Mai avuta?
«Per ora no, non mi sen­to ancora pronto: è troppo».

Come è troppo?
«È una macchina impegnativa e sento che non è ancora arrivato il momento. Le cose belle bisogna desiderarle, proprio co­me una Pi­na­rello».

da tuttoBICI di settembre

GIA' PUBBLICATI

NICOLA ROSIN: «VOGLIO PORTARE COLNAGO TRA I MARCHI PIU' DESIDERATI DEL MONDO»

CLAUDIO MARRA: «UNA VITA IN VIAGGIO E ORA VOGLIO PORTARE FSA NELLA TOP 5 MONDIALE»

CRISTIANO DE ROSA: «DALLA "BUTEGA" ALLA CONQUISTA DEL MONDO»

DAVIDE ROSSETTI: «SIDI FACCIA VALERE IL SUO ESSERE MARCHIO DI QUALITA'»

STEFANO VIGANÒ: «LAVORARE IN GARMIN È UNA SFIDA CONTINUA»

DAVIDE BRAMBILLA: «IL SOGNO AMERICANO? GRAZIE A TREK E AD UN GRANDE GRUPPO E’ DIVENTATO... ITALIANO»

FEDERICO ZECCHETTO: «DIAMANT, ALE’, MCIPOLLINI: OCCASIONI SPECIALI CHE SI SONO TRASFORMATE IN IDEE VINCENTI»

ALESSIA PICCOLO: «RIVOLUZIONE A COLORI E RIVOLUZIONE FEMMINILE: COSI’ ALE’ HA CAMBIATO IL MONDO»

SALVATORE TRUGLIO: «STELLA YU CI HA CHIESTO RICERCA E INNOVAZIONE: E' NATA PROLOGO»

GIAN LUCA POZZI: «CON DRALI ABBIAMO LE RADICI AFFONDATE NELLA STORIA E SIAMO PRONTI A COSTRUIRE IL FUTURO»

MARCO GENTILI, IL NUOVO CEO DI BIANCHI: «VOGLIAMO ESSERE UN PUNTO DI RIFERIMENTO MONDIALE»

MONICA E PAOLA SANTINI: «TECNOLOGIA E ANIMA GREEN NEL FUTURO DI QUESTA AVVENTURA»

MIRKO FERRONATO: «URSUS DA SEMPRE È SINONIMO DI SFIDE E DI VOGLIA DI CRESCERE»

ANNA SALICE: «DALLA TECNOLOGIA AL DESIGN, SALICE HA SEMPRE SAPUTO VEDERE LONTANO»

PAOLO GUERCIOTTI: «UNA VITA TRA LE BICICLETTE, MILLE CORSE, MILLE MAGLIE E... DUE GIOIELLI»

ALESSIO CREMONESE: «MANIFATTURA VALCISMON E’ UN’AZIENDA FAMIGLIA CHE  HA FATTO LA STORIA E ORA...»

 

Copyright © TBW
TUTTE LE NEWS
Prologo ha vinto il suo terzo grande giro di stagione per merito di Jonas Vingegaard. In sella a Scratch M5 PAS e Predator 01TT CPC il fuoriclasse danese è stato...

Come sempre Miche si distingue per una progettazione avanzata e per l’utilizzo di materiali di altissima qualità, un paradigma che regala oggi il nuovo ingranaggio X2 RD, ennesimo colpo di...

In questo settore, esattamente come in ambito motoristico, le case produttrici si affidano moltissimo ai test di laboratorio, ma  a volte serve la pura follia per mettere a dura prova...

Trek ha appena presentato le sue nuovissime selle Aeolus, selle dotate della tecnologia AirLoom, una matrice stampata in 3D che va a formare uno strato in grado di offrire un...

Tenetevi forte: Doctorbike, negozio fisico situato in Corso Europa 82 a Magenta e negozio virtuale, predispone per i giorni 13 e 14 settembre un evento gratuito presso la sua struttura....

La linea NDR di Prologo diviene oggi più completa che mai grazie a  quattro nuove selle leggere e confortevoli, quattro nuovi prodotti che spiccano per polivalenza e sono stati studiati...

Alé, il rinomato produttore di abbigliamento ciclistico di alta qualità, e eVent® Fabrics, leader nelle membrane traspiranti, impermeabili, resistenti alle intemperie e al vento, annunciano che la tecnologia stormburstLT di...

Arriva un importante aggiornamento riguardante Specialized Italia, una vera e propria svolta storica. «Dopo 36 anni di straordinario servizio, Ermanno Leonardi lascerà il ruolo di Amministratore Unico di Specialized Italia a...

È uno degli uomini dell’anno, forse il nuovo dell’anno. Isaac Del Toro è una sorta di continuazione della “cantera” targata Uae Team Emirates XRG, il nuovo che avanza a rapidi...

La nuova Perfetto RoS 3 Jacket di Castelli realizzata con l’innovativa tecnologia Polartec @AirCore™ non si limita a spostare l’asticella più in là o semplicemente ad alzare il livello, infatti,...

Garmin annuncia oggi novità importanti per il mondo del ciclismo, destinate ancora una volta a ridefinire gli standard del mercato: Edge® 550 e 850 e Rally™ 110 e 210. ...

Il 12 ottobre 2025 Ivrea ospiterà la prima edizione di “100x100 Donne”, una cicloturistica ideata dall’eporediese Paola Gianotti, ultraciclista 4x Guinness World Record, attivista ambientale e promotrice della campagna per...

Arriva oggi da oltreoceano la nuova Diverge 4, la Specialized gravel definitiva per vivere libertà e avventura e correre nelle più autorevoli competizioni internazionali. Le novità sono tante, a partire...

Per gli amanti della bici e dello stile, Colnago e Castelli hanno lanciato una chicca da non perdere. Si tratta della maglia da ciclismo NH25 che è sia bella che...

Lazer, marchio innovativo di caschi da ciclismo, annuncia il lancio di VeloVox, un sistema audio e di comunicazione all’avanguardia progettato specificamente per i ciclisti. Pensato per le esigenze dei rider...

All'Italian Bike Festival 2025 di Misano, Gregario ha lanciato sul mercato un'innovazione mondiale: VERA, il primo telaio monoscocca che viene realizzato veramente su misura del cliente. Gregario è una bike-tech...

Vito. Semplicemente Vito. E se la bicicletta è prodotta dalla Guerciotti Vito non può che essere il nome di Di Tano, indimenticato fuoriclasse del cross, due volte campione del mondo...

Julbo, storica azienda fondata nel lontano 1888 da Jules Baud, continua da anni a convincere anche in ambito ciclistico, merito sopratutto della preziosa collaborazione con il team World Tour Groupama-FDJ....

A Italian Bike Festival, tra appassionati, innovazione e passione per le due ruote, Maurizio Fondriest ha presentato ufficialmente l’equipaggiamento con cui affronterà la prossima edizione della Gravel Burn, una delle...

Polini Motori è presente all'Italian Bike Festival con il meglio della propria tecnologia, portando in esposizione la gamma di motori elettrici GP, ST e MX, progettati per offrire prestazioni elevate...

Nell’anno in cui taglia il traguardo dei 140 anni di storia, Bianchi celebra il fondatore Edoardo Bianchi con la Founder Edition, una collezione esclusiva di 85 modelli Oltre RC e...

R5, un numero ed una lettera per dare un nome ad una bici che è già leggenda. Amatissima da professionisti e amatori evoluti di tutto il mondo, arriva oggi la...

Bianchi inaugura la sua nuova era e lo fa all’Italian Bike Festival di Misano,  dal 5 al 7 settembre 2025. Nello stand C3,  il marchio più storico del ciclismo mondiale presenterà la...

Al prossimo IBF i riflettori saranno puntati anche sulla nuovissima Merida Scultura Special Edition, una bici da corsa resa unica da una esclusiva e particolare tecnica di verniciatura. In questo...

VIDEO TEST
ALTRI VIDEO DI TEST




di Giorgio Perugini
In casa UVEX il look ultra-sportivo e le migliori tecnologie disponibili per gli occhiali danno vita ad una collezione di...
di Giorgio Perugini
Fa caldo? Troppo? Dall’asfalto si elevano solo fiamme ma voi desiderate più di ogni altra cosa uscire in bici? Attrezzatevi...
di Giorgio Perugini
Per le giornate più calde un cycling kit leggero e dotato di massima traspirabilità fa la differenza? La risposta è...
di Giorgio Perugini
Potremmo senza dubbio definirlo il kit più veloce prodotto da Castelli ed è quello con cui il team Soudal Quick-Step...
di Giorgio Perugini
Ieri è sta una giornata prestigiosa per il Team Lidl-Trek, vincitori al Tour de France con un velocissimo Jonathan Milan...
di Giorgio Perugini
Con il modello CGO009 Tenways va ben oltre quello che si intende per e-bike urbana, infatti, si tratta di un...
di Giorgio Perugini
La forcella su una gravel, la stravolge? La rende più comoda ed efficace? Oppure la appesantisce e basta? Le domande...
di Giorgio Perugini
Fizik, brand capace di scrivere pagine importantissime nel ciclismo di oggi con selle e scarpe diventate in breve oggetti di...
di Giorgio Perugini
Sia chiaro, questa non è una guerra al tubeless, ma testare una copertura per camera d’aria di altissima gamma come...
di Giorgio Perugini
Santini introduce nel mondo dell’abbigliamento da ciclismo la tintura in capo, una tecnica largamente diffusa nella moda che permette di...
di Giorgio Perugini
La 785 Huez è la bici tuttofare di casa Look, un modello nato per chi desidera confrontarsi con sé stesso...
di Giorgio Perugini
Le ruote Sharq di Fulcrum, frutto di tantissima ricerca aerodinamica e di un nuovo approccio alla  progettazione, sono un prodotto...
di Giorgio Perugini
Se desiderate una bici gravel con cui cominciare a vivere questa specialità in lungo e in largo nel nostro paese...
di Giorgio Perugini
Occhiali o lenti a contatto? Un bel dilemma per il quale si potrebbero spendere davvero molte parole, anche se la...
di Giorgio Perugini
Se non siete alla ricerca di una scarpa votata all’agonismo esasperato nel fuoristrada, la nuova Fizik Terra Ergolace GTX è...
di Giorgio Perugini
È difficile nel nostro settore trovare un prodotto che goda di ampi consensi come accade per la Pinarello Dogma F,...
di Giorgio Perugini
È innegabile, le giornate si stanno allungando, le classiche di primavera sono dietro l’angolo e la voglia di rimettersi sui...
di Giorgio Perugini
Il dilemma resta sempre lo stesso, meglio un casco aero o un casco ventilato? Purtroppo una riposta sola non esiste,...
© 2018 | Prima Pagina Edizioni Srl | P.IVA 11980460155
Pubblicità | Redazione | Privacy Policy | Cookie Policy | Contattaci

[X] Il nostro sito web utilizza i cookies (piccoli file salvati sul tuo hard disk) per migliorare la navigazione, analizzare l'accesso alle pagine web e personalizzare i propri servizi. L'utente è consapevole che, se esplora il nostro sito web, accetta l'utilizzo dei cookies.
Per maggiori informazioni consulta la nostra privacy policy