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GLENN MAGNUSSON, FANINI E QUELLE VOLATE D'ORO AL GIRO DAVANTI A RE LEONE CIPOLLINI. GALLERY
di Valter Nieri | 08/03/2023 | 08:07

Inseguiva le sue emozioni ed è riuscito ad arricchire il suo percorso da ciclista ma anche la sua vita venendo a correre in Italia. Lui è Glenn Magnusson, svedese, professionista dal 1996 al 2001: il suo debutto nella massma categoria avvenne grazie ad Ivano Fanini, uno dei talent scout più famosi del ciclismo.

«Inviai il mio curriculum a diverse squadre italiane, francesi e belghe - dice l'ex velocista - perché in quei Paesi c'erano le squadre più forti e se volevi sfondare a livello internazionale lo dovevi fare tesserandoti dove il ciclismo ha grandi tradizioni e gode da sempre di una crescente popolarità. In Svezia vincevo tanto da dilettante, ma la concorrenza non era molto qualificata. Mi risposero soltanto due squadre: una belga ed Amore e Vita. Scelsi quest'ultima per fare uno stage perchè l'Italia aveva un clima migliore per vivere ed allenarsi. Lo stage andò benissimo: ero sempre dilettante e con la maglia di Amore e Vita-Galatron nel 95 vinsi il campionato nazionale svedese conquistando la fiducia di Ivano Fanini e passando professionista con lui l'anno successivo».

Ivano Fanini e Glenn Magnusson intrapresero un percorso di crescita parallelo, accomunati dalla passione e dall'ambizione di vincere superando ostacoli notevoli: il velocista nordico iniziò a vincere ed i suoi successi arricchirono il bilancio di una squadra dai budget economici ristretti rispetto a quelle dei campioni già affermati.

GIRO ESORDIO CON IL BOTTO. Nel 1996, al suo primo anno da prof con Amore e Vita - Forzarcore, ecco la prima partecipazione al Giro d'Italia. La partenza era fissata ad Atene e la conclusione a Milano: nella seconda tappa, da Eleusi a Lepanto, il biondone svedese fece l'impresa. Stava bene ed il caldo gli faceva erogare maggior potenza negli sprint affollati, permettendogli di superare nettamente Mario Cipollini, l'uomo che nella storia del Giro ha vinto più d ogni altro.

«Avvertivo a distanza il grande cuore di Ivano Fanini - dice Magnusson -, le sue incitazioni erano molto calorose. Mi tirò la volata il danese Nicolaj Bo Larsen: noi due da soli si ebbe la meglio sul treno fenomenale della Saeco, pronto a far uscire Mario Cipollini. Innestai il rapporto 53-11 e vinsi perchè l'arrivo era in leggerissima salita. Soltanto così avevamo qualche chances di superare un campione eccezionale come Mario, che su un rettilineo pianeggiante era quasi imbattibile. Il mio entusiasmo salì alle stelle. Avevo vinto una tappa al Giro d'Italia superando allo sprint il più grande velocista di tutti i tempi ed al mio debutto da professionista. Cosa avrei potuto chiedere di più? Dovevo soltanto ringraziare colui che aveva più di ogni altro creduto in me: Ivano Fanini».

Un successo di tappa straordinario per Amore & Vita Forzarcore reso ancora più preziso dal fatto che Mario Cipollini è "nato e cresciuto" ciclisticamente in casa Fanini.

Il quel '96 Magnusson colse una seconda vittoria conquistata nella seconda tappa al Tour de l'Ain in Francia. Nel 1997 arriva il bis al Giro nella 13a tappa da Varazze a Cuneo e fra gli sconfitti quel giorno c'è ancora Re Leone. Magnusson conferma le sue qualità di velocista imponendosi anche nella 5.a tappa al Tour de Normandie e nella 1.a semitappa della 4.a tappa al Giro della Svezia. Un interessamento alle sue prestazioni da parte della Polti gli fa anche lievitare notevolmente il suo stipendio.

IL PIU' PAGATO NELLA STORIA DI AMORE E VITA. Dai 25 milioni di lire a stagione che riscuoteva, lievitò il suo stipendio portato ad una cifra che si aggirava intorno ai 250 milioni di lire: Fanini fu costretto a cedere alle richieste dello svedese per trattenerlo ancora una stagione.

«Tutto vero - risponde il velocista scandinavo - e ripagai la fiducia vincendo nel 1998 una tappa al Giro, la nona da Foggia a Vasto. Fui agevolato dal percorso che presentava gli ultimi tre chilometri in salita. Così ebbi la meglio per la terza ed ultima volta su Mario Cipollini, secondo sul traguardo come nel 1997. Per me è stato un grande onore riuscire a batterlo per tre volte in tre edizioni diverse del Giro d'Italia. Vinsi anche tappa e classifica finale al Giro di Puglia e la 2.a tappa Internazionale Niedersachsen- Rundfahrt Tour du Lac Léman».

I suoi diesse nel triennio con Amore e Vita-Forzarcore furono Lanzoni, Barsottelli, Bartalini e Pelliconi (quest'ultimo si è aggiunto agli altri nel 97). Nel 99 voleva partecipare al Tour de France e così si trasferì alla US Postal americana capitanata da Lance Armstrong, ma il suo desiderio fu esaudito l'anno successivo quando si trasferì alla Farm Frites di quel Patrick Lefevere che oggi dirige la Soudal Quick Step.

Nel triennio con Amore e Vita-Forzarcore quali le più grandi emozioni?

«Oltre alle tre vittorie di tappa al Giro d'Italia, dico l'aver incontrato Papa Karol Wojtyla alle presentazioni della squadra, il presidente Silvio Berlusconi e l'onorevole Roberto Formigoni, presidente onorario della squadra ed allora anche della Regione Lombardia. Tre persone carismatiche».

Dopo questo triennio non sono più arrivati grandi risultati con la carriera chiusa nel 2001 all'età di 31 anni.

«Avevo ottenuto quello che volevo, cioè partecipare alle corse a tappe più importanti: Giro, Tour e Vuelta. Sono riuscito a farmi apprezzare nel ciclismo professionistico e questo mi bastava. Con Amore e Vita-Forzarcore sono giunto nono al mondiale di San Sebastian nel 1997, poi ho partecipato tre volte ai Giochi Olimpici. Così ho accettato la proposta di fare il c.t. della nazionale svedese, incarico che ho ricoperto per otto anni».

E OGGI... Glenn è sposato cn Lunam suo figlio Kim ha seguito le sue orme ed ha corso professionista fino al 2021 vincendo in carriera due titoli nazionali svedesi su strada, mentre sua figlia Nina lo ha reso nono nel 2022. A Falkoping nella contea di Vastra Gotaland, Magnusson gestisce un'agenzia di viaggi realizzando il desiderio di tanti suoi connazionali nel visitare l' Italia percorrendo diversi itinerari in bicicletta. I suoi clienti scoprono pedalando , paesaggi, borghi e meraviglie del nostro Paese. Magnusson è rimasto nel ciclismo come preparatore atletico personale di una decina di ciclisti svedesi che si affidano a lui per accrescere performance ed esperienza.

da La Gazzetta di Lucca a firma di Valter Nieri

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