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VAN AERT. «CI SPERO, MA SONO REALISTA E CORRERO' UNA ROUBAIX DIVERSA DAL SOLITO»
di Francesca Monzone | 16/04/2022 | 08:30

Ieri Wout Van Aert è andato a sbirciare un po’ il percorso della Parigi-Roubaix e, anche se ha ripreso ad allenarsia pieno, non si sente di sbilanciarsi sulla sua corsa. «È molto difficile valutare a che punto sia la mia preparazione - ha detto il belga –. Negli allenamenti solo negli ultimi giorni ho potuto fare un po’ di più.  Purtroppo tutto ciò che hai perso  con l'inattività non puoi semplicemente recuperarlo. Sono un po' meno pronto, ma è difficile dire quanto meno. Sei abituato ad allenarti 365 giorni all'anno e poi all'improvviso per cinque o sei devi fermarti. Quindi ho impiegato un po' per ritrovare una sensazione accettabile. Di certo non sono al livello che avevo prima del Giro delle Fiandre».

Nonostante non sia al top, Van Aert ha voluto assolutamente essere al via della Roubaix. «La Parigi-Roubaix è una grande gara e io ovviamente sono una persona che vuole sempre correre per vincere. La scelta di correre comunque, anche se non nelle migliori condizioni possibili, è per non sentirsi come se si fosse perso tutto. È con questo approccio che sono qui, ovviamente speri di avere gambe buone, ma in realtà sai che questo non è realistico».

Se Van Aert non avesse avuto il Covid, domani sarebbe partito come leader assoluto della Jumbo-Visma, ma è consapevole che non sarà così. «Penso che il mio ruolo sarà diverso dal solito. Solitamente sono io il vero leader del team, ma quest'anno correremo in un modo diverso, cercando di fare il finale con più uomini. Spero di poter supportare Christophe Laporte, Nathan Van Hooydonck o Mike Teunissen».

Il recupero di Van Aert è stato veloce e senza problemi, grazie al fatto che la sintomatologia era lieve.  «È andato tutto molto bene nella preparazione del Giro delle Fiandre, poi il giorno della ricognizione quando mi sono svegliato non mi sentivo bene. Poi ho fatto un tampone e si è scoperto che avevo il Covid. Quindi abbiamo eseguito tutti i test necessari: esami del cuore, esami del sangue e abbiamo aspettato di vedere come stavo fisicamente con il passare dei giorni. Una volta che mi sono sentito bene, ho provato a riprendere l'allenamento, per capire come stavo veramente e solo negli ultimi giorni ho sentito che stavo bene ed è così che abbiamo deciso che sarei venuto qui».

Van Aert  era pronto per il Giro delle Fiandre ma è stato costretto a guardarlo da casa, dove era in isolamento. «Fino al giorno della gara è stato davvero strano, ma quando ho iniziato a guardarla in televisione è stato veramente difficile ed è stato così anche con l'Amstel Gold Race. Ho fatto una buona stagione con delle belle vittorie, questo certamente allevia il dispiacere, ma avevo fatto determinate scelte e costruito il mio programma per dare il meglio di me in queste Classiche e ora tutto è caduto nell’acqua».

Van Aert è stato in isolamento e l’unico conforto per lui è stata l’assenza di sintomi importanti. «Fortunatamente non ho avuto sintomi importanti, non ho mai avuto la febbre, è stato praticamente come un raffreddore, con mal di gola, naso chiuso, testa molto pesante. E mi sentivo un po’ affaticato. Solo negli ultimi giorni le cose sono migliorate un po' e abbiamo pensato che la cosa migliore, fosse quella di seguire un po’ il mio istinto e i medici mi sono stati molto vicino. Sappiamo che il Covid può dare problemi cardiaci ed è stato un grande sollievo per me, quando l'ecografia ha dato ottimi risultati anche dopo un lungo sforzo».

Van Aert aveva limitato i contatti con tutte quelle persone che erano al di fuori del suo staff, proprio per evitare rischi ed essere pronto per i grandi appuntamenti primaverili. Le sue attenzioni non sono bastate e il fiammingo è stato contagiato dal Covid.

«Naturalmente ho cercato di capire dove fosse avvenuto il contagio, anche se in effetti ha poco senso. Erano passati circa quattro giorni dall'E3 Prijs e Gent-Wevelgem. In quei momenti sei esposto a molti contatti, facciamo tutto ciò che è in nostro potere per abbassare i rischi, ma quando vai ad una gara non puoi controllare tutto, così è la vita».

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